(Il Romanista - M.Macedonio) «Paura? Certo che c’è» sostiene Ubaldo Righetti. «Perché se lo ha detto lo stesso Luis Enrique – continua l’ex difensore giallorosso – vuol dire che lo ha avvertito, all’interno della squadra.
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Righetti: «Basta più fiducia»
(Il Romanista – M.Macedonio) «Paura? Certo che c’è» sostiene Ubaldo Righetti. «Perché se lo ha detto lo stesso Luis Enrique – continua l’ex difensore giallorosso – vuol dire che lo ha avvertito, all’interno della squadra.
Che ha dato finora grande disponibilità al tecnico, ma probabilmente ha difficoltà a tradurre sul campo quello che lui vuole». Non aver ancora vinto col Siena può condizionare l’atteggiamento dei giocatori? La vittoria sarebbe stata un palliativo. Non avrebbe risolto la situazione, visto che la prestazione non c’è stata. Sarebbe stata importante per i punti, ma solo per quelli.
E sul piano psicologico? Neanche. Perché sai che nella gara successiva potresti ripetere la brutta prestazione e non fare risultato. Al contrario, se la prestazione c’è, sai che puoi anche perdere o pareggiare una partita, ma prima o poi i risultati verranno. Solo la prestazione paga e può infondere sicurezza. Perché ciò che provi in settimana, lo vedi realizzato la domenica. Quando c’è la verifica, anche di ciò che hai fatto nell’intero periodo.
Cos’è, insomma, che manca a questa squadra? L’ha detto Luis Enrique: la fiducia in ciò che fai. Che non si compra certo al mercato. Ma puoi costruire solo lavorando.
Quanto può incidere l’utilizzo di molti giocatori in ruoli per loro inediti? È una cosa che può verificare solo lui. Perché si può fare opera di convincimento presso i giocatori, almeno quelli che hanno più spirito di adattamento. Magari solo in alcune partite e non in tutte. Con Mourinho abbiamo visto Eto’o fare anche il terzino… Se è per questo, giovedì, il Capitano si è esibito anche in scivolata, da difensore… Ci può stare. L’importante è che resti un’emergenza e non diventi una costante. Perché prima di Totti ci sono altri dieci, dietro di lui, che possono fare quella cosa. E se Francesco arriva a contrastare nella propria area, vuol dire che qualcosa non va… Insomma, manca la verticalizzazione. Ma, soprattutto, la tranquillità. E solo il tecnico può metterci rimedio.
Servono dei passi indietro? Da parte di Luis Enrique deve esserci la capacità, e l’elasticità, di rivedere qualcosa, perché a volte anche piccole modifiche portano a grandi cambiamenti. Di questo, però, deve essere convinta la squadra. Che non deve fare il compito perché glielo chiede l’allenatore, ma perché sa che ciò che fa è giusto e porta al risultato. Altrimenti non si va da nessuna parte. Il gioco pare ancora molto dispendioso. Dovrebbe essere il contrario. Perché fino a che hai palla tu, sono gli altri a dover faticare per togliertela. E comunque, non è solo un problema di possesso palla. Può anche essere una scelta degli avversari lasciarti il campo, soprattutto se il tuo possesso non è finalizzato in verticale, ma rimane per linee orizzontali. Perché poi c’è la seconda fase: quella in cui perdi palla e devi recuperare. E se non sei organizzato, rischi. C’è una regola, nel calcio, che dice: come attacchi, difendi. Se attacchi bene, difendi bene. Se attacchi male, difendi male. E da lì non si sfugge.
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