rassegna stampa roma

Rifondazione Romanista

(Il Romanista – C.Fotia) Non bastano i pannicelli caldi. Non serve il medico pietoso che uccide il malato. Non si può consentire all’amore di diventare giustificazionismo.

Redazione

(Il Romanista – C.Fotia) Non bastano i pannicelli caldi. Non serve il medico pietoso che uccide il malato. Non si può consentire all’amore di diventare giustificazionismo.

Il male oscuro di cui su questo giornale parliamo dall’inizio della stagione, che ha dato vita all’enigma di una squadra potenzialmente fortissima e alla prova dei fatti sfibrata e inconcludente, è ormai precipitato in una crisi che è sotto gli occhi di tutti: crisi di gioco, di risultati, di leadership, in campo e fuori dal campo.

Una crisi che ha del paradossale, dal momento che interviene nel momento in cui, stando alle dichiarazioni dei protagonisti, sta avvenendo il passaggio a una cordata di soci americani che si sono impegnati a fare una Grande Roma.

Toccato il fondo - e la prestazione contro lo Shakhtar è proprio il fondo - si deve cominciare a risalire. Ma è davvero possibile o questa squadra è destinata ad avvitarsi in un gorgo, infilarsi in un tunnel senza via d’uscita, perdersi nella dilaniante guerra del tutti contro tutti, proprio nel momento in cui, invece, dovrebbe essere carica di entusiasmo per un grande futuro che viene annunciato? In altri momenti (vedi lo scorso anno) la riscossa è stata possibile e la Roma ci ha regalato una stagione esaltante.

Ma ora? Questa è la domanda che, come tutti voi, mi sono posto nella mia notte insonne. La risposta che mi sono dato è: sì, è possibile, ma a patto che il passaggio societario che è in corso si trasformi in una vera e propria Rifondazione Romanista, come ieri hanno scritto Tonino Cagnucci e Stefano Romita. Se infatti, come ho detto, si deve avere fiducia nei futuri proprietari, occorre riparare ai danni prodotti da una lunga fase di incertezza che ha destabilizzato completamente l’ambiente. Ognuno può pensare quel che vuole della gestione di Rosella Sensi, ma nessuno può contestare il fatto che, uscita di scena lei, la società si è trovata senza una guida autorevole e affidabile, cadendo nell’anarchia più totale.

Il primo punto della Rifondazione, dunque, riguarda il presente: c’è tutta una stagione che ancora si può raddrizzare, e per questo servono certezze e punti di riferimento immediati, qui ed ora. Che sia indispensabile l’ha capito anche la Banca, che oggi è di fatto la proprietaria della Roma, dal momento che per la prima volta il vicedirettore generale di Unicredit, Paolo Fiorentino ieri è andato a Trigoria, incontrando la squadra e i dirigenti. Pare che abbia riconfermato la sua fiducia in Claudio Ranieri e spronato la squadra a non mollare su nessun fronte.

Ora indichino con chiarezza chi sono le persone che devono gestire questo passaggio (con chiarezza vuol dire con atti formali e non attraverso il gossip) e diano loro gli strumenti per farlo, a cominciare dal rinnovo dei contratti di calciatori che non solo sono indispensabili per il futuro, ma la cui perdita a parametro zero sarebbe un danno incalcolabile. Il secondo passaggio rifondativo riguarda la chiarezza sul futuro, che passa per una conclusione rapida della vendita. Sappiamo che si tratta di operazioni complesse, dove sono in gioco tanti interessi. Ma i vertici di Unicredit sanno, e se non lo sanno glielo spieghiamo noi, che c’è una parte di Roma che è maestra nel triturare e ridurre in poltiglia anche le novità più rivoluzionarie. Più si sta nel guado, più si tira per le lunghe, più lo stomaco ruminante di questa città è in grado di digerire ed espellere tutto sotto altra forma. Vorremmo poter accogliere gli americani sventolando le nostre bandiere assieme alle loro, e non con un diffuso sentimento di scetticismo, alimentato dalla sfibrante lunghezza e da taluni passaggi non sempre chiari di questa interminabile trattativa. E’ chiaro, signori della Banca? Per sicurezza ve lo diciamo più semplicemente: prima sbarca a Roma Mr DiBenedetto, prima espone i suoi progetti, prima ci spiega come intende, sono sue parole, fare una squadra «degna» della città eterna e meglio è. Come si dice a Roma: le chiacchiere stanno a zero. Voi avete visto (e ci mancava che non lo faceste) le garanzie bancarie. Noi, noi popolo di poveri amanti disperati ma perdutamene innamorati, vogliamo vedere i progetti, gli obiettivi, i soldi per fare una Grande Roma.

Infine, la Rifondazione Romanista, non può che partire dall’antico, perché senza memoria non c’è futuro. E cos’è l’antico, se non quello spirito che questi colori, queste bandiere, questa maglia, sanno infondere nel cuore semplice e onesto di milioni di persone che sempre, urlando di gioia o di rabbia, ridendo o piangendo, le si sono stretti attorno? Non crediamo che lei, Mr DiBenedetto, voglia rinunciare a questo patrimonio immenso senza il quale il business, il brand, il marketing, valgono meno di zero. Caro Mr Tom, misuri con questo metro chi deve restare e chi deve andare via. Non ci servono grandi fuoriclasse svogliati. Chi vuole andare via, chi non ama questa maglia, può accomodarsi: se ci si mettono le risorse, e ci si affida a gente esperta, in giro per il mondo se ne trovano di campioni pronti a venire e dare l’anima. Lo dico con la morte nel cuore, perché per me Mirko Vucinic è un genio e rappresenta il calcio che amo, ma se devo vederlo giocare come in questa stagione, se è vero che vuole andare via, preferisco venderlo e con i suoi soldi prendermi, dico per dire, Tevez . Non si faccia prendere per il naso: i giocatori insostituibili non esistono, purché si facciano le scelte giuste: l’Inter ha dato via Ibra, ha preso Et’ò e ha vinto tutto. Lo stesso vale per l’allenatore: credete in Ranieri? Tenetelo e sostenetelo. Non ci credete? Prendete Ancelotti e rifondate la squadra assieme a lui. Per favore, però, non mi parlate di scartine: se volete fare una Grande Roma trovate un Grande Condottiero. Infine, il grande e immenso capitano. Da lui non potrete prescindere e non solo perché è il volto della Roma e di Roma nel mondo, ma perché nella disgraziata partita dell’Olimpico di mercoledì sera, Totti ci ha messo tutto: la classe e l’umiltà, la grinta e la voglia. Per tutti e più di tutti. I soliti avvoltoi hanno ricominciato a girarci attorno, gracchiano i corvi e i soloni incipriati soloneggiano. Ma noi sappiamo che, come cantava l’immortale Lucio Battisti, dopo le discese aridte, arrivano le risalite. Se non ora, quando?