rassegna stampa roma

Ribellarsi è giusto

(Il Romanista – C.Fotia) – Ribellarsi alle ingiustizie non è solo un atto eticamente necessario. Di più, è – come scriverebbe il nostro Tonino Cagnucci – un atto romanista, profondamente romanista.

Redazione

(Il Romanista - C.Fotia) - Ribellarsi alle ingiustizie non è solo un atto eticamente necessario. Di più, è - come scriverebbe il nostro Tonino Cagnucci - un atto romanista, profondamente romanista.

Per noi, infatti, essere romanisti non significa soltanto tifare per una squadra. Siamo romanisti perché amiamo il calcio pulito, che trasmette passione, valori positivi, entusiasmo. Che bandisce la violenza e la prepotenza, che educa alla fratellanza e alla solidarietà. Che ti accomuna nella gioia della vittoria e nel dolore della sconfitta. Che non ti fa dimenticare di essere un cittadino, consapevole dei suoi diritti e dei suoi doveri, anche quando sei allo stadio (se ti ci fanno andare). Il direttore operativo della Roma, Gian Paolo Montali, chiedendo ieri, a nome della società, la revoca del divieto della trasferta a Milano per i tifosi romani senza tessera, per la partita di ritorno delle semifinali di Coppa Italia, ha compiuto un atto profondamente romanista (e detto da noi è un grande complimento) che il nostro giornale aveva sollecitato con il titolo di ieri, Libertà di Tifare e l’editoriale del presidente del Roma Club Montecitorio, Paolo Cento. Un gesto che dimostra come la Roma non dia affatto per perduta la qualificazione in Coppa Italia: a Milano serve un’impresa, ma la Roma la può fare. E vuole provarci con la spinta dei suoi tifosi, che non possono essere discriminati rispetto a quelli dell’Inter, cui è stato concesso di venire a Roma. Non si capisce infatti per quale ragione, se non per un profondo pregiudizio razzista, si possa impedire ai romanisti quel che è stato consentito agli interisti. E’ bene che la protesta, pacifica e civile, sia portata in tutti i luoghi istituzionali ma che viva anche nell’opinione pubblica. Noi non ci fermeremo. Perché pensiamo che in gioco ci siano diritti di libertà. Sì, diritti di libertà, perché l’oscenità della tessera del tifoso sta producendo un’odiosa discriminazione tra cittadini. Invece di individuare e colpire i violenti, si criminalizzano milioni di cittadini che vorrebbero solo tifare pacificamente per i propri colori. Recentemente l’Unione Europea ha bocciato il reato di clandestinità introdotto nell’ordinamento italiano sostenendo che non si può condannare al carcere qualcuno solo perché si trova nella condizione di immigrato irregolare. Forse sarà il caso di rivolgersi alla Corte europea di giustizia per chiedere la cancellazione di quell’obbrobrio giuridico profondamente illiberale (condiviso purtroppo a destra come a sinistra) che istituisce la figura del tifoso irregolare, colpevole solo di non accettare di dover fare una tessera per poter seguire le trasferte della sua squadra.