rassegna stampa roma

Ranieri sicuro Il gruppo è con me

(Il Tempo-M. De Santis) La notte della verità. Lo Shakhtar, per la Roma e per Ranieri, arriva come una votazione su una mozione di fiducia per un governo. Una sorta di prova del nove dopo quasi dieci giorni di crisi, picconate ricevute in...

Redazione

(Il Tempo-M. De Santis) La notte della verità. Lo Shakhtar, per la Roma e per Ranieri, arriva come una votazione su una mozione di fiducia per un governo. Una sorta di prova del nove dopo quasi dieci giorni di crisi, picconate ricevute in campionato,

ammissioni di mancanza di entusiasmo, volti scuri, accenni di contestazione e consultazioni presidenziali a Trigoria con quattro senatori dello spogliatoio giallorosso come Totti, De Rossi, Mexes e Perrotta. «Preparare questa gara - esordisce Ranieri - non è stato più difficile del solito. Le voci su Montella pronto a subentrare in caso di tracollo? In questi casi l'allenatore è come il marito, l'ultimo a sapere le cose. Ma sono solo dei gossip romani fatti per amore della squadra, la realtà è un'altra».

La realtà, secondo il tecnico, è fatta di buonissime intenzioni, dichiarazioni di piena fiducia e totale assenza di franchi tiratori: «Io ho tantissimo entusiasmo perché me lo dà la squadra. Tempo fa ho detto ai ragazzi che se c'era qualcosa che non andava e se il problema fossi stato io me ne sarei andato, loro mi hanno risposto di no. Rosella Sensi ha fatto benissimo a parlare con i quattro capitani, non c'era bisogno che lo facesse anche con me. Il nostro è un rapporto di fiducia e ci sentiamo spesso». Una realtà parallela, però, è quella in cui «un giorno viene Guardiola, un giorno Mourinho, l'altro Vicenzino e un altro ancora Franceschino o Antonello. Ma qui c'è una banca che sta vendendo e un socio che sta subentrando. Per me non c'è problema, anche se qualcuno dovesse esonerarmi. Io penso solo a fare il mio lavoro, poi a tutti può capitare di sbagliare».

Postilla: «La situazione societaria, un allenatore e dei giocatori in scadenza sono tutte cose che possono influire, ma non devono valere come scusanti». Niente alibi, quindi. Allora meglio non farsi ulteriormente del male e ricominciare a portare fatti concreti, leggasi risultati. Ancora meglio se già da stasera, nonostante Ranieri non si fidi molto della banda e delle trappole di Lucescu: «Lo Shakhtar è una "signorissima" squadra, sarà una partita molto difficile. Chi aveva detto che il sorteggio ci ha favorito si ricrederà». Dispacci di formazione e spiegazione dell'ennesimo colpo di scena nelle convocazioni: «Giocherà Doni perché Julio Sergio ha ancora male alla caviglia», «Totti si è allenato con maggiore continuità in questi giorni e può giocare di più» e «Ho parlato con Pizarro e mi ha detto che non si sente pronto e che ha bisogno di un'altra settimana». Una decisione, quella presa e comunicata ieri unilateralmente dal cileno, che costringerà Ranieri a rivedere le strategie della vigilia. Se prima erano un cospicuo minutaggio per il Peq e un pieno revival di 4-2-3-1, ora sono orientate su Menez e Vucinic larghi, con Totti centravanti. Borriello, infatti, accusa ancora un po' di dolore alla parte posteriore della coscia. Questo Roma-Shakhtar giura di dire la verità, tutta la verità, soltanto la verità.