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Ranieri: «Nella tempesta non perdo la testa»

(Il Romanista – G.Dell’Artri) – «Prima di iniziare volevo chiedere scusa a Reja. La mia era solo una battuta. È un professionista serio, partecipa sempre a tutti i raduni, tanto che nell’ultimo ci eravamo salutati,...

Redazione

(Il Romanista - G.Dell'Artri) - «Prima di iniziare volevo chiedere scusa a Reja. La mia era solo una battuta. È un professionista serio, partecipa sempre a tutti i raduni, tanto che nell’ultimo ci eravamo salutati, abbracciati e fotografati insieme. Mi dispiace che lui se la sia presa».

Comincia così la conferenza stampa di Claudio Ranieri, che dopo essere tornato sul derby ricomincia dal Cagliari.

I 5 gol dell’andata sono una motivazione in più?

No, avvertiamo la motivazione che vogliamo continuare a far bene, vogliamo continuare a stare attaccati al carro e avvicinarci. Al carro principale, al locomotore che sta tirando il campionato. Sappiamo del Cagliari che è una squadra forte, compatta e con un buon impianto di gioco e con buonissime individualità. Per cui dovremo fare veramente una grossissima partita.

Chiederà un consiglio a Bruno Conti su come fermare Daniele?

No, non chiedo consiglio a Bruno anche perché lo conosco fin troppo bene. Questo è un ragazzo che meritava un grosso palcoscenico. E’ maturato un pochino dopo, però è un grossissimo giocatore e un grossissimo professionista.

Dove può ancora crescere la Roma? Più sull’aspetto tecnico, con giocatori come Juan che hanno difficoltà, o più sull’aspetto mentale?

L’aspetto tecnico di Juan no, magari quello fisico. Quando è rientrato dal Brasile ha faticato un pochino di più. Anche Simplicio all’inizio quando è rientrato ha faticato un pochino di più, poi lui essendo un leggerino ci ha messo un pochino di tempo a rientrare in piena condizione. A Juan manca poco per poter essere all’apice e continuare a fare un ottimo campionato. No, noi dobbiamo migliorare proprio nella continuità di rendimento, nello spirito di sacrificio, nell’essre sempre compatti ed essere squadra.

Due parole su Adriano.

Mi dispiace, lui è un ragazzo molto sensibile adesso dovrà stare fermo parecchio tempo. E’ un infortunio serio, per cui non lo operano, dovrà restare bendato. Purtroppo non gliene va bene una, e a me dispiace perchè sono ancora convinto che potrebbe darci una grossa mano.

Da Cagliari fuori a Cagliari ora in casa, come è cambiata la Roma?

Son cambiate tante cose, è passato un girone. Intanto spero di giocare 11 contro 11 perché all’andata abbiamo giocato in 10. Poi lo dobbiamo vedere in campo perché il Cagliari sta facendo molto bene, Donadoni ha seguito la strada tracciata da Allegri e da Bisoli, non ha cambiato nulla. I giocatori giocano da tanto tempo insieme e si conoscono a memoria, per cui dovremo stare molto ma molto accorti. C’è poi questo Cossu che fa la differenza, è imprevedibile.

L’Inter può essere la reale pretendente allo scudetto?

Per me è la squadra da battere senza dover nulla togliere al Milan. Si è visto che Leonardo ha ridato entusiasmo a quei campioni ed ora proveranno a riprendere il Milan. Noi dobbiamo metterci in mezzo, sulla scia e spingere anche noi a mille.

Ancora una volta, nel derby, Roma a due facce. È una costante di questa squadra giocare solo uno dei due tempi. E’ questo l’aspetto più difficile da dover migliorare quest’anno?

Non è questo. Io credo che con il rientro di Pizarro tutte le pedine saranno al loro posto ed eccoo che riprendermo il filo del discorso che ci manca. 4 partite in pochi giorni: ha già in mente come far ruotare gli attaccanti? Prendo visione partita dopo partita, cercando di scegliere i giocatori più in forma, quelli che mi fanno vedere durante gli allenamenti quello che possono dare poi il giorno dopo o la sera stessa.

La vittoria di Cesena e la vittoria nel derby da questo punto di vista possono aver regalato alla squadra quell’autostima che manca per dare continuità alla vostra stagione?

Io credo che le due vittorie siano state molto importanti. Però dobbiamo continuare a lavorare e la Roma deve giocare sempre al 120%, deve far così e deve avere il supporto del proprio pubblico. Non dimentichiamocelo mai. Quello che si è fatto l’anno scorso è stato fatto garzie all’apporto dei ragazzi , grazie al sostegno meraviglioso del nostro pubblico. Noi, come dico sempre, siamo dei procacciatori di sogni. Siamo gente che deve dare delle emozioni. Per cui noi dobbiamo caricare il pubblico. Così il pubblico genera a noi quella determinazione, quella voglia di superarci che è importantissima.

Dopo Genova si è parlato molto di Totti e Vucinic. Da questi confronti, c’è la sensazione che la squadra stia assorbendo il turnover?

Quelle delusioni sono state assorbite. O almeno me lo auguro da allenatore. Certo che dispiace stare fuori ma io questo lo capisco. È logico quando c’è una novità che il primo anno sia difficile da digerire. Per cui io mi auguro che sia stata digerita perché soltanto così possiamo far bene.

Crede allo scudetto?

Io credo che la Roma sia attrezzata per lottare con Milan e Inter. È difficile, ma a me le cose difficili piacciono. Lotto per cercare di conquistarle e così che voglio che facciano i giocatori fino al 95’.

Nel derby ha schierato 9 centrali, più Riise e il portiere.

Non la seguo. Menez, Vucinic... Sono entrati dopo, no? Stiamo parlando della fase difensiva?

Offensiva e difensiva, la Roma ha più centrali che non esterni. Rosi, Taddei, Menez e Vucinic se dirottati sugli esterni potrebbe far migliorare il gioco della Roma?

Lo abbiamo visto all’inizio della stagione, no. Prendevamo gol e perdevamo. Ora almeno siamo propositivi, con 3 uomini in avanti. Ma per averli dobbiamo compattare il centrocampo.

L’indicazione sua è quella di giocare col lancio lungo, come avviene con De Rossi, o palla a terra?

Tutte e due le cose. Una squadra non può avere soltanto una cosa, noi dobbiamo avere il fraseggio corto e io credo che la Roma, soprattutto quando c’è Pizarro, ma anche senza di lui, sia una delle squadre che sappia tenere palla meglio di tutti. Con lui la facciamo girare più velocemente, anche se a qualcuno sembra che la tenga troppo.

Lei l’altra volta ha detto ’Preferisco giocar male e vincere’ ma a Roma la gente pare che si innamori di più di chi gioca bene che di chi vince...

Non ci posso far niente. Io credo che la Roma abbia fatto ottime partite. E credo che se l’anno scorso abbiamo portato 80.000 persone all’Olimpico si divertivano, noi dobbiamo cercare quello.

Vinti 4 derby su 4, si parla di fortuna e rigori.

In realtà la gara è stata impostata per far sfuriare la Lazio nel primo tempo e poi colpire con i giocatori più veloci.

Come mai non vengono considerate certe scelte tattiche?

Questa è una domanda che io dovrei fare a voi e voi la fate a me. Io ero stato chiaro in conferenza stampa. Ho detto ’E’ una partita dove devo pensare ai 120 minuti, ai calci di rigore a tutto.

Capello ha vinto a Roma ed era odiato dai calciatori. Farsi odiare è una ricetta?

Credo che ogni allenatore debba mettere in campo il proprio carattere. Non puoi imitare qualcuno. Io sono me stesso sempre. Non credo di avere un cattivo rapporto con i ragazzi. Poi bisognerebbe chiederlo ai ragazzi perché se gli chiedessi io ’hai un cattivo rapporto con me?’ credo che nessuno direbbe sì...". Poi un tecnico che si fa odiare può anche compattare il gruppo, ma senza l’aspetto tattico non va lontano. E invece c’è quell’allentore che riesce a trovare le chiavi di lettura per determinati giocatori. Ma per tutti è difficile. E’ più facile che i giocatori capiscano una persona sola che è l’allenatore.

Novità sul suo contratto?

Non me ne preoccupo. Di queste cose mi preoccupavo a inizio carriera. Non è che avere un contratto mi faccia dare di più, perché io do sempre il massimo. La Roma sta attraversando un periodo particolare della sua storia. Io so che se perde la testa l’allenatore potrebbe succedere il 48. Io non la perdo perché è la mia squadra del cuore e non la perderei perché sono un allenatore con questo carattere. In tempesta io non perdo la testa. Con i cambiamenti societari, potrebbe cambiare la situazione anche per lei. Non sono considerazioni che devo tirar fuori io. Io faccio il mio lavoro, poi io più di dire ’avevo altre cose l’anno scorso e ho detto di no’, voglio stare qui. Troppo facile andare via quando hai fatto bene. Sono venuto a Roma dopo 35 anni e vorrei starci il più a lungo possibile, è possibile? Non è possibile? E’ facile? Allenare la Roma non è facile, però a me intriga molto per cui...

Lei crede di poter migliorare?

Voglio vincere qualcosa a Roma.

Si sta pensando all’apertura dei cancelli a Trigoria?

Non so se ci sono strutture idonee. A me piacerebbe.