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Ramon Diaz: ‘ Lamela farà divertire i tifosi della Roma ‘

(Corriere dello Sport – S.Chioffi) – Ramon Diaz è l’alle­natore che ha conquistato più trofei nella storia del Ri­ver Plate: cinque scudetti, una Supercoppa Sudameri­cana e una Coppa Libertado­res contro i colombiani...

Redazione

(Corriere dello Sport - S.Chioffi) - Ramon Diaz è l’alle­natore che ha conquistato più trofei nella storia del Ri­ver Plate: cinque scudetti, una Supercoppa Sudameri­cana e una Coppa Libertado­res contro i colombiani del­l’America di Cali.

Conosce a fondo la realtà del River Pla­te, che ha guidato in due fa­si: dal 1995 al 2000 e poi dal 2001 al 2002. Ha lanciato Crespo e Almeyda, Aimar e Salas, Saviola e D’Alessan­dro, Maxi Lopez e Cambias­so. E’ cresciuto nel settore giovanile dei “ Millonarios” come Erik Lamela, il nuovo talento della Roma. Un vincolo profondo, che a livello affet­tivo non si è mai sciolto. Dal campo alla panchina. Ramon Diaz è stato uno dei centravanti più amati allo stadio “ Mo­numental” di Buenos Aires, prima di sbarcare in Italia nell’esta­te del 1982. Ha vinto quattro cam­pionati, all’alba e al tramonto della sua carriera in Argentina. Ha la­sciato un’impronta nel Napoli, nel­l’Avellino, nella Fiorentina, è stato uno dei simboli dell’Inter di Trapat­toni, campione d’Italia nel 1989. E’ sbarcato dopo a Montecarlo. E’ rientrato a Buenos Aires nel 1991 e si è ritirato in Giappone nel 1994, con la maglia dello Yokohama Mari­nos. Diaz si trova in vacanza a Miami. Ha appena saputo del trasferimen­to di Lamela alla Roma: «Un grande colpo per la società giallorossa. Lui e Alvarez rappresentano le migliori espressioni del campionato argen­tino ». Risponde al suo telefono cel­lulare intorno alle cinque del pome­riggio. Entro una settimana decide­rà il suo futuro professionale. Alla fine di aprile ha chiuso il rapporto con il San Lorenzo: « La Roma ha scelto bene, proprio come l’Inter: Lamela e Alvarez saranno protago­nisti. Hanno potenzialità enormi. Lamela è più portato alla fase of­fensiva, Alvarez è abituato a partire qualche metro più indietro. Sono due ottimi acquisti».

A Roma c’è grande attesa intorno all’arrivo di Lamela. Quali sono le sue caratteristiche?

« E’ un trequartista, ha un sinistro speciale. Può fare anche l’esterno. Dribbling, rapidità di gambe, velo­cità di pensiero, salta l’uomo e crea la superiorità numerica. Fa segnare e arriva anche al tiro»

. In Argentina è stato paragonato a Pastore.

«Il ruolo è lo stesso, anche sotto il profilo atletico si somigliano. Hanno classe, inventiva, sono svelti, intel­ligenti. Pastore, però, è un destro naturale. La Roma sta spendendo bene i suoi soldi. Lamela vale certe cifre. E’ bravo, è forte, ha notevoli margini di crescita».

Lo ritiene già pronto per l’avventu­ra nel calcio italiano?

«In Argentina si vive e si ragiona in modo differente. C’è una mentalità diversa rispetto a quella delle vo­stre società. Se un ragazzo ha i mez­zi giusti, entra e gioca. Non si riflet­te troppo sull’età, sulla carta di identità. Conta il valore. E Lamela si è fatto largo subito con personali­tà. Oltretutto è riuscito a distinguer­si nonostante i problemi del River Plate, travolto da una grave crisi economica e precipitato anche in serie B. Lamela ha diciannove an­ni, però ha già disputato quasi qua­ranta partite da protagonista. La Roma si è assicurata un ragazzo di alto profilo. E merita i complimenti anche l’Inter. Alvarez è nato nel 1988, ha quattro anni in più di La­mela, nel Velez si è fatto ammira­re » .

Qual è il primo pregio di Lamela?

«Il suo calcio è una sintesi di classe e rapidità, in campo riesce a garan­tire un’altra marcia. Supera l’avver­sario, inventa colpi geniali, cerca il passaggio in profondità, è furbo e altruista. Può crescere, ma ha già le credenziali giuste per imporsi in Italia e far divertire i tifosi della Ro­ma ».

Ha sfiorato la convocazione in na­zionale per la Coppa America.

«E’ un peccato che sia stato lascia­to a casa, considerando il rendimen­to offerto finora dall’Argentina. Gio­co lento, prevedibile, pochi gol. Cre­do che in prospettiva Lamela possa diventare uno dei riferimenti della nazionale argentina in vista del Mondiale del 2014 in Brasile».

A portarlo alla Roma è stato il di­rettore sportivo Sabatini, lo stesso dirigente che nel 2009 aveva pilota­to il trasferimento di Pastore dall’-Huracan al Palermo.

«Pastore ha superato con disinvol­tura l’impatto con il campionato ita­liano. E sono sicuro che anche La­mela non avrà difficoltà a consa­crarsi. In certe situazioni, negli spa­zi stretti, Lamela riesce a essere an­che più veloce di Pastore. E poi Erik avrà una fortuna, nella Roma...».

A cosa si riferisce?

«A Buenos Aires si era ritrovato a convivere con i problemi del River Plate. Ora Lamela giocherà in un grande club, abituato a lottare per obiettivi prestigiosi in Italia e al­l’estero. Intorno a sè troverà le con­dizioni ideali per completare la sua crescita, per maturare, per confron­tarsi con colleghi che vantano una straordinaria esperienza. Penso su­bito a Totti: sono convinto che il ca­pitano della Roma rappresenterà una guida importante per Lamela. Insieme daranno spettacolo. Erik ha istinto e fantasia, apre la strada agli attaccanti. Vedrete che troverà una splendida intesa con un campione come Totti».

La Roma si è assicurata Lamela bruciando la concorrenza dell’Inter e del Napoli.

«Prendendo un talento come Lame­la, la Roma ha pensato al presente e al futuro, perché Erik è destinato a fare altri progressi. Nel River Plate ha conosciuto una situazione molto complicata: la società non ha sapu­to impostare un progetto credibile, ha sbagliato a pianificare una serie di mosse e si è ritrovata in affanno, così come la squadra è stata travol­ta da tanti disagi. Troppi errori che alla fine sono costati la retrocessio­ne in B: una dirigenza inadeguata e anche un tecnico inadatto. Il River Plate avrebbe dovuto cedere prima i suoi pezzi migliori: a gennaio sa­rebbe stato opportuno vendere i più bravi per tamponare i debiti e rin­novare la squadra. Invece è stata scelta un’altra strada. E ora il River Plate si ritrova in B».

I tifosi del River Plate stanno vi­vendo il momento pù deludente nel­la storia del club: dalla retrocessio­ne in B alla partenza di Lamela, che era diventato la nuova stella del Monumental.

«Io sono l’allenatore che ha vinto di più nei 111 anni del River Plate. E’ una maglia che sento mia, sono cre­sciuto al Monumental. E’ uno sce­nario doloroso, è triste vedere i tifo­si così amareggiati. E anche il futu­ro non sarà semplice. E’ difficile ri­partire. Dopo Lamela, andrà via an­che il centravanti Funes Mori. Per tornare in Primera Division servi­ranno buone idee, un’organizzazio­ne moderna e soprattutto tanta grin­ta, perché il River andrà a giocare su campi insidiosi contro club che disputeranno ogni volta la partita dell’anno».

Torniamo a Lamela: cosa si aspetta dal trequartista?

« Sarà divertente vederlo vicino a Totti. La Roma può aiutare Lamela a compiere un ulteriore salto di qualità, così come Lamela renderà più ricca ed elegante la squadra giallorossa».

E lei quando verrà a vederlo allo stadio Olimpico?

« Adesso sono alla ricerca di una nuova panchina. Ho interrotto l’av­ventura nel San Lorenzo. Mi trovo in questi giorni a Miami. Sto valu­tando alcune proposte. L’Italia mi affascina: ho giocato per sette anni nel vostro Paese. Conservo grandi ricordi e grandi emozioni delle mie esperienze con il Napoli, l’Avellino, la Fiorentina e l’Inter. Credo che la mia prossima avventura da tecnico sarà all’estero. L’Italia mi piace: al­lenare in serie A è un traguardo che mi manca».