rassegna stampa roma

Quel fuoriclasse tenuto in panchina

(Corriere dello Sport – L.Cascioli) – La vittoria, tonifican­te come un bicchie­re d’acqua a digiuno, è arrivata stavolta per vie traverse e ci con­forta sperare adesso in una Roma migliore di quella vista contro il Catania.

Redazione

(Corriere dello Sport - L.Cascioli) - La vittoria, tonifican­te come un bicchie­re d'acqua a digiuno, è arrivata stavolta per vie traverse e ci con­forta sperare adesso in una Roma migliore di quella vista contro il Catania.

Abbiamo sempre sostenuto che quella giallorossa è una squadra esagera­ta. Esagera anche nel giocare male, come è successo nel primo tempo, con il centro­campo puntualmente uccellato, la difesa inerme, un allenatore dalle scelte censurabi­li, con molti giocatori inguardabili e un fuori­classe come Vucinic lasciato a fare muffa in panchina. Poi Ranieri ha doverosamente ag­giustato il giocattolo e, finita la partita, dopo aver ascoltato le sue oneste ammissioni ri­guardo ai gol contestati dal Catania, ci siamo sen­titi placati, pieni di ri­spetto per la lealtà del tecnico, ma sufficiente­mente critici per consi­gliargli di raggiungere il suo came­rino a Trigo­ria e iniziare quella ri­gorosa pulizia dei cas­setti, dove ripone le sue valutazioni, che un coscienzioso richiamo al senso dell'ordine e al rispetto della logica gli impone ormai con urgenza. Sappiamo per espe­rienza che ogni scelta, anche sbagliata, ha i suoi motivi e il suo sco­po, ma De Rossi non si reggeva in piedi e Sim­plicio è tutto, meno che un centrale di centro­campo. In un calcio sempre più veloce, l'al­lenatore della Roma si ostina a riempire la zo­na più trafficata di mo­numenti. E i monu­menti, si sa, sono mol­to decorativi, ma piut­tosto fermi, con il ri­schio che qualche va­gabondo di passaggio ci vada a fare i suoi bi­sogni. Dopo aver medi­tato sugli errori com­messi, abbiamo visto una Roma diversa: più geometrica, con mag­giore mobilità nella zo­na centrale, anche se per vedere finalmente Vucinic in campo (auto­re poi di due gol in undi­ci minuti!) abbiamo do­vuto aspettare ancora troppo a lungo. E tutto questo con Totti che, più che ispirato, ci sembra­va assorto, gli occhi fissi alla porta che non riesce più a centrare, ma sem­pre capace di pescare, come nel finale, chi è ca­pace di farlo al posto suo. Il capitano aveva scelto per i suoi capelli un look alla Hamsik, che gli conferiva un'aria sbarazzina e giovanile, ma i problemi di gioco della Roma non li può ri­solvere il parrucchiere. E al momento attuale non ci capita di intrave­dere, nella rosa giallo­rossa, un giocatore qual­siasi, al quale affiderem­mo il compito di farci at­traversare la strada, azzar­dati e inaffi­dabili come tutti si sono ri­velati nel pri­mo tempo. An­che se poi dobbiamo dir­ci soddisfatti e commossi per il rendimento che hanno for­nito nella ri­presa, fino al­l'insperato successo finale. Ma nel frattempo Gre­co aveva assunto la ca­bina di regia e s'era rivi­sto Perrotta, la cui carta d'identità è ormai stata rinnovata più volte. Quest'idea della Roma che, per ritrovarla, biso­gna retrodatare la mac­china del tempo, ci pia­ce poco, ma tant'è. E' questo che passa il con­vento, che potrebbe però trasformarsi in un hotel a cinque stelle con qual­che ritocco. Il fatto è che sul palcoscenico giallo­rosso, una volta calata la tela, si fa solo raccol­ta di buoni sentimenti, di quieto vivere e di grossi stipendi. Come fiocchi di cotone, le deci­sioni più accomodanti si attaccano addosso a chi avrebbe il dovere di prenderle e lo seguono docilmente. Spesso ci chiediamo quale sarà il risultato di questa poli­tica. Forse non dovremo aspettare troppo per sa­perlo.