(Il Romanista - M.Macedonio) -«E’ stato, e rimarrà sempre, un punto di riferimento universale. Lo è stato per me, per la mia gente, in Polonia, ma credo anche per tanti nel mondo. E non solo in quello cattolico».
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Quando Wojtyla chiedeva “Che ha fatto la Roma?”
(Il Romanista – M.Macedonio) – «E’ stato, e rimarrà sempre, un punto di riferimento universale. Lo è stato per me, per la mia gente, in Polonia, ma credo anche per tanti nel mondo. E non solo in quello cattolico».
Non nasconde la propria emozione, Zibì Boniek – il cui sentimento religioso pervade, al pari di tanti suoi connazionali, ogni momento della sua vita – nel parlare di Papa Giovanni Paolo II. «E’ stato un Padre ed un Santo. E mai espressione è stata più appropriata di quella “Santo subito”. Perché tutta la sua vita è stata improntata alla santità e alla carità, nel segno del Vangelo». Un uomo, prima ancora che un pontefice, che ha saputo cambiare il mondo,a cominciare dal proprio Paese d’origine. E’ stato colui che ci ha indicato la strada per la libertà, aiutando un popolo intero a rompere le “catene” che lo imprigionavano e a liberarsi così della dittatura. Quando disse “Non abbiate paura, liberate le porte a Cristo”, i polacchi capirono che era giunto il momento di prendere coraggio, potendo avere lui come guida. Non solo spirituale. Un insegnamento, mi par di capire, che è andato al di là dell’ambito strettamente religioso. Da calciatore, ma anche fuori dal campo, ho sempre cercato di tenere a mente quanto lui andava predicando. Comportandomi in modo da non deludere mai nessuno, ma anche migliorandomi e correggendomi ogni volta che sbagliavo. Quando ho avuto la possibilità di trovarmi davanti a lui, sono sempre rimasto colpito dal suo sguardo, profondo, capace di trasmettere sicurezza e tranquillità. Ma anche tanta energia per come i suoi occhi sapevano brillare di gioia.
Come fu il primo incontro?
Eravamo alla vigilia dei Mondiali in Spagna nell’82, al termine dei quali sarei venuto in Italia. La nazionale polacca fu ricevuta in udienza e, in quell’occasione, mi permisi di chiedere al Santo Padre: “Può dire una preghiera per noi, così magari vinciamo i Mondiali?”. Lui, sorridendo, rispose: “Guardi Boniek, che Dio con il calcio non c’entra nulla”. Quando, più tardi, mi capitò di tornare in visita da lui, con l’avvocato Agnelli e la Juventus al completo, mi fece chiamare, perché non mi aveva visto, e poi, prendendomi sotto braccio, mi disse: “Caro Boniek, se avessi saputo che la Polonia sarebbe arrivata terza, forse una preghiera l’avrei anche detta…”.
E’ vero che Papa Wojtyla la seguì di più quando vestì la maglia giallorossa che non quella bianconera, tanto da poterlo dire quasi “tifoso” della Roma?
Il Papa era naturalmente papa di tutti. Ma è anche vero che era amato dai romani e che lui stesso amava Roma, il popolo romano e, per forza di cose, era normale che fosse più interessato ad una squadra romana. Anche perché è immaginabile che, in Vaticano, vi fossero più tifosi della Roma che non della Juventus. So comunque per certo, anche attraverso tanti suoi collaboratori e da qualche cardinale, che spesso chiedeva cosa avesse fatto la Roma, o chi avesse segnato.
A proposito della squadra giallorossa, come sta vivendo questo momento?
Mi sembra che le cose si stiano pian piano delineando. Non è più un segreto che Walter Sabatini sarà il nuovo direttore sportivo. E a mio parere questo è una garanzia, perché è uno dei più bravi e preparati, anche se va detto che chi ha lavorato finora lo ha sempre fatto nel migliore dei modi. Mi auguro quindi che Pradè possa restare, magari come aiuto. DiBenedetto ha detto che vorrà gestire in prima persona la società e questo può essere soltanto che un bene.
Come giudica l’arrivo degli americani?
All’inizio ero un po’ scettico. Meglio, incuriosito. Perché sentir parlare di “proprietà americana” mi aveva fatto pensare ad una trattativa che potesse chiudersi un po’ prima, senza star lì a guardare ogni euro. Ma mi sembra che abbiano un progetto importante. Vedo che vogliono fare lo stadio. Spero facciano anche una squadra all’altezza. E certamente tiferemo per loro. Ringraziando comunque i Sensi per quanto hanno fatto.
La partita di Bari?
E’ una di quelle partite che nessuno vorrebbe mai giocare. Perché se non vinci, passi minimo per incapace. E’ un avversario che ha finora perso con tutti ed è ormai in B. Pertanto… speriamo che la Roma riesca a prolungare questo sogno, importante, di arrivare a conquistare il quarto posto, perché cominciare la prossima stagione senza Champions sarebbe davvero un peccato
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