(Il Messaggero - R.Renga) Una volta si diceva: la Roma si ama. Più tardi hanno pensato: la Roma si discute anche. E va bene.
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Quando la Roma non si insultava
(Il Messaggero – R.Renga) Una volta si diceva: la Roma si ama. Più tardi hanno pensato: la Roma si discute anche. E va bene.
Perché mai dovrei amare a prescindere, accettando dalla mia donna (la Roma è la più bella delle donne, facciamo Sabrina Ferilli?) tradimenti, schiaffi morali e fisici, tiritere infinite? Discutiamola, dunque. Adesso il tifoso romanista, un certo tifoso, forse quello più giovane, forse quello più naif, scavalcando il muro del suono, sentenzia: la Roma s’insulta.L’ultimo caso è quello di Francesco Totti, che essendo il capitano della squadra e il miglior calciatore giallorosso di tutti i tempi, la Roma sintetizza e rappresenta, portandone la bandiera.
Non c’è bisogno di raccontare che cosa sia Totti, della gamba rotta, dell’altro infortunio, del no al Real, del mondiale e dello scudetto: lo sappiamo. Offenderlo, prenderlo a parolacce per strada è uno di quegli atti che destano stupore e amarezza e che fanno scalpore. E’ un punto di non ritorno? D’ora in poi chi sbaglia un gol, fallisce un palleggio, perde un contrasto, uscendo di casa dovrà guardarsi intorno, spiando volti sospetti o sguardi torvi? Si andrà oltre l’insulto?
A Roma è successa una cosa sottovalutata da molti, se non da tutti: due teppisti hanno teso un agguato a Menez, (...) tirandogli una grossa pietra mentre guidava verso casa. Vetro rotto, giocatore illeso. Ma per caso (...). Poteva andare malissimo. Un agguato prevede uno studio e una programmazione, quasi una parvenza d’intelligenza. Ci si stupisce poi che Menez sia voluto tornare a casa? Di Vucinic sono state offese madre e moglie allo stadio.
E anche Vucinic ha chiesto e ottenuto di scappare. Con quali danni ai giocatori e danni (economici) per la Roma è facilmente intuibile. In passato era stato invitato, per una gazzarra a Trigoria, ad alzare bandiera bianca Cafu, uno dei giocatori più brillanti di sempre: tre finali mondiali. Cafu era della Roma, ricordate? Totti, su due piedi e a botta calda, ha pensato di andare via. E questa volta non c’entrano il tecnico e i dirigenti. C’entrano i tifosi, sempre che tifosi si possano chiamare soggetti che ritengono di avere il diritto di passare a vie di fatto (fortunatamente solo orali) contro chiunque. Nel nostro caso un calciatore, famoso e generalmente amato. Cambiano i tempi, si dice banalizzando. Cambiano gli uomini. Cambia tutto.
Qui ci occupiamo solo del rapporto tra la Roma e il suo popolo, che nel 1927 perse la testa al primo sguardo. Il rapporto s’è incrinato, i teppisti alzano la voce e le mani e l’eroe senza macchia non riconosce più i suoi e sogna una pace calcistica altrove da scongiurare.
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