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Quando Buffon andò in Sud

(Il Romanista – M.Izzi) – I tifosi della Roma sono in attesa della trasferta di San Siro, dove la Lupa tenterà di guadagnare l’accesso alla finale di Coppa Italia. Il mio racconto inizia proprio a San Siro, nel marzo del 1989.

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(Il Romanista - M.Izzi) - I tifosi della Roma sono in attesa della trasferta di San Siro, dove la Lupa tenterà di guadagnare l’accesso alla finale di Coppa Italia. Il mio racconto inizia proprio a San Siro, nel marzo del 1989.

Una selezione di bambini di Massa Carrara anima una sfida che precede l’inizio del match di serie A tra Inter e Verona. In campo c’è Cristiano Zanetti, futuro campione d’Italia della Roma, ma non è a lui che spetta il compito di battere un calcio di punizione dal limite dell’area. Tocca ad un centrocampista del Perticata, una società satellite dell’Inter. Il ragazzino, 11 anni compiuti da poco, piazza con cura il pallone e calcia con una bella parabola ad effetto che s’infrange sulla traversa: “SBANG”, e rimbalza in campo. Il ragazzino è assai dispiaciuto, pensa che forse l’occasione di segnare a San Siro non gli capiterà mai più. Ha ragione, a San Siro non segnerà, ma Gianluigi Buffon, questo il nome del bambino, a Milano e in tutti i più importanti stadi d’Europa e del mondo avrebbe giocato decine di volte. Proprio in questi giorni in cui il nome del portiere campione del mondo del 2006 viene prepotentemente avvicinato alla Roma, ci è sembrato giusto regalare ai lettori del Romanista, una compilation aneddotica, su questo talento straordinario del calcio italiano. Un talento che è stato anche un “ultrà”, abituato a seguire in curva le partite, tanto da poter vantare anche una presenza in Curva Sud. E’ il 9 maggio 1993: mentre l’AS Roma sta per essere acquistata dalla coppia Sensi- Mezzaroma, la squadra affronta il Torino in un antipasto della finale di Coppa Italia che andrà in scena un mese più tardi. Francesco Totti, che ha debuttato in serie A cinque domeniche prima, siede in panchina, accanto a Fimiani, Comi, Petruzzi e Bernardini. Buffon, invece è in Curva Sud! Ma cosa diavolo ci fa? Assieme a Francesco Totti, Buffon ha appena disputato gli europei under 15 in Turchia. Contro la Spagna nei quarti di finale, para due rigori e ne segna uno, in semifinale, contro la Repubblica Ceca si arriva di nuovo ai tiri dal dischetto, questa volta sbaglia la trasformazione, ma in compenso ne para tre. In finale, a fermare gli azzurri di Buffon e Totti (che come dice Gigi: «Allora era uguale a com’è adesso»), sarà la Polonia. Al rientro in Italia, mentre Francesco torna subito ad aggregarsi alla prima squadra (per collezionare la terza panchina in serie A della sua carriera), Mauro Vladovich, futuro segretario della Federcalcio, procura al portiere un biglietto per assistere al match: «Io – ricorda Buffon nel suo libro “Gigi Buffon numero 1” – come facevo sempre, andai a vedere la partita in Curva. Perché, se come portiere avevo appena messo le ali, oltrepassando le porte delle fama, come ultrà la mia carriera era già da tempo quella di un professionista». Il viaggio di ritorno da Roma a Parma, il nostro eroe lo passa chiuso nel bagno di un treno: «Il controllore è passato nell’altro vagone. Posso uscire. Quanti viaggi ho fatto chiuso nel bagno perché sprovvisto di biglietto, per un disguido (come in questa occasione), o per mancanza di soldi, o per scelta? Avrei dovuto contarli, il dato sarebbe finito nelle mie statistiche. Rigori parati tot, gol subiti tot, gol salvati tot, viaggi senza biglietti tot (…)». Eh già, Gigi è stato un ultrà della Carrarese (Commandò Ultrà Indians Trip – Sezione Parma), collezionando trasferte nel suo periodo di collegio e anche dopo il debutto in serie A. Trasferte a Sesto San Giovanni, Verona, Rimini, Montevarchi, Alzano: «Ho continuato a seguire la Carrarese anche dopo il mio ingresso in prima squadra (…). Una delle mie ultime trasferte da tifoso l’ho fatta quando ero già nel giro azzurro. Giocammo il sabato in Bielorussia e la domenica io presi l’auto e corsi a Ferrara. Era una festa e addirittura entrai in campo con le bandiere, come si fa quando le tifoserie sono gemellate». Nel giugno del 2001, l’ultrà Buffon, che nel frattempo ha fatto strada nel Parma, è corteggiato dai più grandi club italiani ed europei. Quando il 17 giugno gli emiliani visitano l’Olimpico per il match che vale lo scudetto giallo-rosso, il suo passaggio alla Roma sembra ormai probabile. A distanza di anni, il protagonista ha ricordato in questo modo quella trattativa: «Io alla Roma non ci sono finito per un soffio. Silvano e mio padre andarono a parlare a casa Sensi. Con la Roma la trattativa era quasi chiusa. Quasi, perché si trattava di cifre importanti, sia per il Parma sia per me (…)». In quel giugno del 2001, in Australia, dove si trovava per le vacanze, Buffon venne invece raggiunto dalla notizia del suo passaggio alla Juventus. A dieci anni di distanza, però, la trattativa potrebbe avere un esito diverso.