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“Sognare è doveroso e De Rossi rimane”

(Il Romanista – R.Fidenzi) – «Sono moderatamente soddisfatto, i ragazzi stanno facendo bene, apprezzo l’integrazione tra vecchi e nuovi, questo era il nostro vero obiettivo.

Redazione

(Il Romanista - R.Fidenzi) -«Sono moderatamente soddisfatto, i ragazzi stanno facendo bene, apprezzo l’integrazione tra vecchi e nuovi, questo era il nostro vero obiettivo.

Walter Sabatini, intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport, inizia una lunga chiacchierata esprimendo la propria soddisfazione per l’atteggiamento mostrato finora dal gruppo. Un gruppo che sta dando ragione al direttore sportivo della Roma e al progetto della società. Per arrivare al massimo ci vuole ancora del tempo, ma Sabatini precisa: «È qualcosa di doveroso sognare: non vorrei che noi, presi dall’idea di un percorso di lunga distanza, rinunciassimo a essere quello che siamo. Abbiamo la qualità per essere competitivi tutte le domeniche, la vostra considerazione è condivisibile. Altre squadre sono più collaudate, sono squadre che se la giocano da anni con lo stesso organico, noi abbiamo sempre il dovere di provare». Poi ci si tuffa per un attimo nel passato e al direttore sportivo viene chiesto se Mirko Vucinic poteva essere ceduto a prezzo più alto. «Se avessimo potuto aspettare e giocare con qualche equilibrismo - risponde - qualche milione in più si poteva prendere. All’epoca avevamo altre necessità, eravamo reduci dal ritiro e volevo una chiarezza progettuale: chi non ci doveva essere non ci doveva essere. Tirandola per le lunghe sì, potevamo prendere qualcosa in più, ma non ne valeva la pena, quella scelta bisognava farla in quei giorni. Sono uno che si rivista facilmente, accetto l’idea di sbagliare, ma non penso di averlo fatto nei casi di Vucinic e Menez». Se i nuovi arrivati non fossero stati assorbiti dallo zoccolo duro della squadra sarebbe stato un bel problema»

 

E allora si torna al presente. Gago? «È un professionista esemplare. La vera forza della squadra è l’integrazione, è la dialettica interna e il mettersi a disposizione. Diventerà forte anche sul discorso tecnico. Gago rappresenta un calciatore che dà risposte positive in campo, e poi si integra alla perfezione con il resto della squadra». Poi c’è Bojan, che nei primi dieci minuti della partita contro il Palermo ha giocato da fuoriclasse: «Certamente i 10 minuti di Bojan di ieri (l’altro ieri, ndr) hanno riempito l’occhio – conferma il diesse -, ha fatto percussioni con facilità. Lui si è presentato timidamente, sono orgogliosissimo di quello che ha fatto ieri (l’altro ieri, ndr)». Il giocatore di cui Sabatini è più contento finora? «Deve ancora venire - si augura -, spero di poter fare altre cose per la Roma, abbiamo complessivamente lavorato bene ma non sono esaltato. C’è sempre la speranza di poter individuare calciatori funzionali al progetto, siamo sempre in movimento dal punto di vista intellettuale, siamo molto attivi». Un calciatore funzionale al progetto,che mi ha assistito, non è facile starmi dietro, è stata un’operazione importante dal punto di vista economico. Erik si deve integrare meglio nel gioco, si sta allenando con il gruppo da 20 giorni e ha fatto un attività da solo per l’infortunio».

Si passa poi a parlare dell’allenatore. Rendendogli i giusti meriti. «Ha avuto un approccio traumatico, un po’ spigoloso, ma Luis Enrique è una persona onesta: difficilmente mi è capitato un allenatore che riesce a porsi davanti ai calciatori alla stessa maniera e senza sforzo. È un lavoratore instancabile, ha il fuoco dentro e non molla le sue proposte in base ai momenti. Siamo molto contenti di quello che sta faquando sarà nuovamente temp di compravendite: «Il nostro è un laboratorio, un cantiere, è la nostra forza ma anche la nostra debolezza. E’ ipotizzabile una correzione o un’integrazione – dice il ds sulla possibilità di nuovi acquisti per il salto di qualità -. È sicuro che la società non si sosterrà a un’ipotesi se sarà necessario farlo». Si è parlato molto anche di Nico Lopez: «Anche se fosse non passerà da lui la stagione di quest’anno, è un ragazzo molto giovane, è un ragazzino”. Sabatini preferisce evitare di eleggere il miglior acquisto dell’estate: «È una risposta che non mi piace tanto, dovrei fare gerarchie che non vorrei fare. La Roma ha avuto un problema relativo al portiere, spero che Stekelenburg possa recitare un ruolo fondamentale nella nostra stagione».

Il diesse continua a tranquillizzare i tifosi sul rinnovo di De Rossi. «I presupposti sono la volontà del ragazzo, che nei comportamenti e nei fatti ha dato la sua disponibilità alla Roma – spiega -. Il giocatore ha offerte consistenti, dall’altra parte c’è la forte volontà della Roma di trattenerlo. La novità è che noi non abbiamo stressato la situazione, non abbiamo paura dei giorni che passano, siamo sereni e anche il giocatore, che è coraggiosissimo. In genere la maggior parte dei calciatori quando finiscono in una situazione come questa sono assaliti dalla pressione. Vuole rimanere alla Roma, ci rimarrà. La distanza – prosegue - si colma con la volontà di farlo: è una distanza che sarà colmata. Il discorso tempo non preoccupa né noi né il calciatore e questa è la novità, siamo sereni così come lo è lui. Quello che ci interessa è che trasferisca dei sentimenti che non si acquisiscono in 5 minuti. Ho visto la sua esultanza ieri (l’altro ieri, ndr) sembrava un ragazzino che aveva vinto il titolo nazionale. Ha un trasporto formidabile».De Rossi – gli fanno notare – disse che se dovesse andar via la Roma prenderebbe altri giocatori importanti come lui: «È una necessità che non abbiamo – precisa subuito il diesse-, questo fa parte del carattere del giocatore, gli piace sfidare tutto e tutti con il suo linguaggio, ha detto una cosa anche vera, è stata una sorta di provocazione simpatica». Sabatini ormai fa parte della Roma da diversi mesi: pensa che è così difficile avere a che fare con i tifosi giallorossi? «È stimolante - risponde -, l’ambiente romano èun grande dilatatore, io so quello che dico, non cambio linguaggio rispetto all’intervista che faccio. Quando ho detto quella cosa sono diventato improvvisamente laziale, ho fatto riferimento a stato emotivo cristallizzato di 5-6 anni fa, serviva una grande fede per lavorare là. Ci rido sopra ma non troppo, non mi piace essere etichettato cosi ». Domanda finale: è più bello essere della Roma o della Lazio? «La Roma rischia di diventare una malattia, e io sono già contagiato».