(La Repubblica - M.Pinci) Il pubblico dell'Olimpico, alle sentenze, ha preferito la fiducia, fin dal fischio finale. La Roma sconfitta con il Cagliari nel battesimo del campionato, ma salutata da applausi tristi che sembravano accogliere in anticipo le richieste di Luis Enrique:"Dateci tempo". Si, ma quanto?
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“Luis Enrique non si tocca, può perdere tutte le partite”
(La Repubblica – M.Pinci) Il pubblico dell’Olimpico, alle sentenze, ha preferito la fiducia, fin dal fischio finale. La Roma sconfitta con il Cagliari nel battesimo del campionato, ma salutata da applausi tristi che sembravano...
Alla domanda non sa rispondere il tecnico ("Non so quanto servirà") e non ha alcuna fretta di farlo la struttura manageriale del club, che già ieri sera, nella pancia dello stadio, ha confermato il proprio sostegno all'allenatore: "Lo spagnolo non si tocca, per noi può perdere tutte le partite ma non succederà"
ERRORI E FIDUCIA - Un guaio - impossibile non riconoscerlo - sono i risultati. Problemi ce ne sono, le occasioni da gol non arrivano, la difesa continua a soffrire di fronte a ogni avversario e contro qualunque attaccante che sia lo slovacco Stepanovsky o il debuttante cagliaritano El Kabir. E le idee per far fronte alla scarsa freschezza delle punte stentano ad arrivare se non attraverso pochi piedi illuminati. Quelli di Totti, ad esempio, tra i meno opachi della giornata di ieri. Anche il capitano, come il resto della squadra e nonostante le reciproche perplessità estive con Luis Enrique, ha sposato l'idea di un calcio innovativo, mettendosi al servizio della squadra. E giocando venti metri più indietro rispetto a quel ruolo da centravanti su cui aveva costruito le sue fortune Spalletti. Con una certezza: "Questo programma sportivo richiede tempo". La fiducia della squadra nell'allenatore, fa eco a quella del club. Che guarda oltre le sconfitte: "Per noi potrebbe perderle anche tutte. Ma non succederà". Già, perché la Roma di DiBenedetto, costruita sulle idee di Baldini e con le mani di Sabatini, ha scelto un'idea ambiziosa, aggrappandosi a quel "qualcosa di bello" che anche il ds dalla pedana che domina l'Olimpico ha potuto intravedere nella sterile ragnatela alla catalana.
"CI SERVE UNA VITTORIA" - "Dobbiamo essere noi ad aiutare Luis Enrique, non il contrario", il messaggio che la dirigenza della società giallorossa veicola all'esterno. Una squadra stravolta poco più di dieci giorni fa con un mercato scoppiettante, ma che ha portato pedine importanti soltanto a poche ore dal fischio d'inizio del campionato. Forse il problema maggiore di un gruppo che in ritiro ha lavorato su movimenti offensivi, sul possesso palla (forse l'unica nota positiva del debutto) e sulla ricerca della profondità. E che oggi è completamente ridisegnato dalle operazioni del mercato. Luis Enrique ha avuto a disposizione la Roma al completo soltanto per tre allenamenti. Il gruppo lo sa, ha scelto di seguire il progetto. Come i tifosi, invaghito dell'idea di un gioco nuovo, "bello". Eppure, tra docce e asciugamani, ieri sera, il gruppo si rinfrancava a vicenda: "Ci servirebbe una vittoria, anche giocando male", consapevoli che il lavoro fatto in estate, con una squadra che le trattative di fine agosto hanno rivoluzionato, dovrà essere ripristinato dall'inizio. Impossibile, però, non lasciare spazio alla delusione per le sconfitte in serie. Anche perché dopo l'Europa, c'è chi teme di veder sfumare troppo presto anche gli obiettivi del campionato. E anche la dirigenza inizia ad avvertire una preoccupazione latente per i gol che non arrivano, i punti persi e per la pressione del pubblico: la pazienza, senza vittorie, quanto potrà durare?
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