(Il Messaggero - S.Carina) Adagiato sulla poltrona di casa con il sorriso dei tempi migliori, Ranieri racconta il perché delle dimissioni.
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“I giocatori pensavano solo ai propri interessi”
(Il Messaggero – S.Carina) Adagiato sulla poltrona di casa con il sorriso dei tempi migliori, Ranieri racconta il perché delle dimissioni.
Nel farlo, sceglie come interlocutore privilegiato il Tg1: «Alla Roma ero diventato l’unico parafulmine. Ora è la squadra a dover dimostrare tutto. Mi sono dimesso per amore di Roma e della Roma. Quest’anno sono prevalsi gli interessi personali su quelli della squadra: quando parlavamo nello spogliatoio, tutti d’accordo che ci dovesse essere turnover. Poi, però, in campo quando arrivava il momento di essere sostituiti... Il mio errore più grande? Forse non essermene andato a giugno?...». Quando è il momento di affrontare il tema-squadra preferisce non alimentare polemiche: «Qualcuno mi ha giocato contro? Non ci credo. Ci sono giocatori che con un tecnico danno il 110 per cento e con un altro non entrano in sintonia. Però, quando ero giocatore, mi sforzavo di capire cosa volesse chi mi allenava...». Stesso copione su Pizarro: «Avevamo deciso che giocasse col Genoa. Poi la mattina, il medico mi ha detto che aveva la schiena bloccata. Non voglio credere che l’abbia detto perché non voleva giocare. Entrerebbe in gioco la professionalità, la società che ti paga e i tifosi. Non sarebbe più una questione di allenatore. Pizarro ha avuto una stagione travagliata: durante la preparazione ha lavorato il 3 per cento rispetto al resto della squadra, poi ha avuto un dolore al ginocchio che per lui è un problema cronico». Il suo futuro oscilla tra Italia (Fiorentina?) o estero: «Nel calcio c’è il Paradiso e l’Inferno, uno può scegliere dove stare tra i due. Qui, rispetto all’Inghilterra, è l’Inferno».
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