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“Francesco è infinito”

(Il Messaggero – U.Trani) «Totti, lo state vedendo tutti, non ha alcuna intenzione di alzare bandiera bianca: altro che resa, ha una gran voglia di allungare la sua carriera». Le parole di Gigi Buffon non vengono solo dal cuore. Perché...

Redazione

(Il Messaggero - U.Trani) «Totti, lo state vedendo tutti, non ha alcuna intenzione di alzare bandiera bianca: altro che resa, ha una gran voglia di allungare la sua carriera». Le parole di Gigi Buffon non vengono solo dal cuore. Perché oltre all’affetto per l’amico, c’è la stima per il campione.

Da capitano a capitano, certe considerazioni si possono fare anche a cielo aperto e non esclusivamente in privato. Pure nell’Aula Magna di Coverciano, dove il portiere della Juve e della Nazionale ha sintetizzato il messaggio inviato da Francesco al nuovo campionato, a compagni e rivali, amici e nemici nelle prime cinque giornate, solo prestazioni chic fino all’infortunio di sabato pomeriggio.

Totti infinito e non pigro. Buffon è inequivocabile quando spiega come Francesco abbia sposato, senza guardare l’interesse personale (il gol), l’idea di calcio di Luis Enrique. «Prendete il suo nuovo ruolo. Dopo gli ultimi anni giocati da centravanti o quelli in cui ha comunque fatto la seconda punta, adesso occupa in campo una posizione diversa. Che lui già conosceva. Ma è la sua disponibilità che va messa in evidenza. Perché, arretrando, di sicuro il dispendio di energie è maggiore». Non conta l’età, anche se proprio la settimana scorsa il capitano giallorosso ha festeggiato i trentacinque anni. «Il sapere calcistico, quando il talento è assoluto, dura in eterno. E non pesa niente: nè gli anni, nè altro. Figuratevi se può incidere il ruolo per uno che ha i suoi colpi. Date retta a me: farà sempre una grande bella figura». L’elogio del portiere è attuale, ieri all’ora di pranzo, ma viene da lontano. Gigi ha giocato con il romanista solo in Nazionale, ma è stato vicinissimo anche a diventare suo compagno di club. Nella Roma, non nella Juve. Tre volte Buffon è stato sul punto di trasferirsi a Trigoria: quando era al Parma e invece l’avvocato Agnelli, soffiandolo a Sensi e Baldini, lo volle a Torino; in prestito per un anno, dopo il terremoto i Calciopoli e la retrocessione in B della società bianconera e, ultima volta, la scorsa primavera quando il rapporto tra il portiere e la Juve era in piena crisi.

Ancora non c’era Luis Enrique sulla panchina giallorossa. Ma è proprio il tecnico asturiano a incuriosire Buffon. Da scoprire non è Totti ma Lucho: «So bene che la Roma è un cantiere aperto, perché è solo l’inizio di un progetto tecnico che ancora deve essere consolidato. Ma è interessante seguire quanto sta facendo l’allenatore spagnolo. Perché portare nuovi metodi da un’altra nazione può far comodo anche a noi come movimento. Confrontarsi con qualcosa di diverso è bello».Gigi non è che vuole nascondere il primato della Juve. Nè recita da scaramantico. E nemmeno, strategicamente, punta con i compagni alla fuga a fari spenti verso il titolo. «Non mi lascio prendere dall’euforia perché mi sono scottato anche l’anno scorso. Inizi bene e arrivi settimo. Due volte di seguito abbiamo chiuso con quel piazzamento in classifica. Se poi devo dare un giudizio sulla vittoria di domenica sera contro il Milan, allora sì che posso essere sicuro: abbiamo fatto proprio una grande partita. Per voglia, carattere e intensità. Per come siamo andati a cercare il successo. Potevamo pure accontentarci del pari. E invece no: i gol, non è un caso, sono arrivati nel finale. Così cresce l’autostima. Purtroppo però sono solo tre punti e non tanti altri. Aspettiamo a vedere come ci comportiamo più avanti: se non giochiamo sempre così, niente salto di qualità».

Ora, però, scopre il vero vantaggio della sua squadra: «Disputare solo gare di campionato può aiutarci. Non la pensavo così, prima di cominciare la stagione. Ma allenarsi tutti i giorni, programmare la settimana intera in funzione di un’unica partita ti agevola. Per il recupero dei giocatori e per provare gli schemi. In più elimini i viaggi, i ritorni alle cinque di mattina dalle trasferte per le gare infrasettimanali. I benefici si notano».

«Non abbiamo, però, ancora scollinato Calciopoli» avverte Buffon. «Anche se i risultati di queste prime partite, le favorite restano le due milanesi. Sono le più forti guardando le liste, la mia non è ipocrisia. Stanno pagando gli infortuni che portano stanchezza a chi deve fare la Champions e non può alternare i calciatori. Il discorso vale per il Milan che ho appena affrontato, ma pure per l’Inter che ha avuto problemi simili. Torneranno in corsa».