(Corriere dello Sport-R.Maida) Si è affidato a una bottiglietta d’acqua per ingoiare la frustrazione. Beveva sotto la pioggia, Luis Enrique, mentre la Fiorentina disarcionava la sua Roma leggera e illogica.
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“E' tutta colpa mia. La Roma è con me”
(Corriere dello Sport-R.Maida) Si è affidato a una bottiglietta d’acqua per ingoiare la frustrazione. Beveva sotto la pioggia, Luis Enrique, mentre la Fiorentina disarcionava la sua Roma leggera e illogica.
Un sorso al rigore di Jovetic, uno a quello di Silva, aggiungendo acqua ad acqua, delusione a delusione. Osservatore impotente. Ma in sala stampa Luis Enrique si presenta da capo, facendo da schermo ai giocatori: «Non verrò a parlarvi degli errori della squadra, a cui non posso rimproverare niente. Se i risultati non arrivano, la colpa è mia e il responsabile sono io. Sarebbe troppo facile dopo una sconfitta del genere accusare chi è andato in campo. Non lo farò» .
NON MOLLO -Ha sentito i cori e gli insulti dei tifosi, dal lontano settore ospiti e dalla vicinissima tribuna centrale. Sul momento ha reagito con dolorosa indifferenza, dopo la partita cerca di ricreare empatia con l’ambiente: «Ho grande rispetto per il nostro pubblico, che anche stavolta ci ha seguito con passione. Mi dispiace se non riusciamo a farli felici, è normale che siano arrabbiati: stiamo lavorando per renderli orgogliosi di noi» . Non esiste l’ipotesi di esonero, per il momento, ma non esiste nemmeno l’idea delle dimissioni: «Non alleno la Roma solo per soldi. E non mi piace attaccarmi alle poltrone. Se sentissi che i giocatori non mi seguono, in futuro, me ne andrei in un attimo» . Schiocca le dita, per chiarire l’istantaneità di un eventuale addio: «Ma adesso non mi sembra che sia così. Se poi qualcuno non è contento di me, lo dirà. A microfoni spenti però, perché nessuno pubblicamente dichiarerà la sua insoddisfazione... Io sento ancora la fiducia della squadra e dei dirigenti» .
UMORI -Ma è chiaro che un’altra scoppola, contro la Juventus, potrebbe spingerlo a tornare in Spagna. Lo stato d’animo dell’allenatore non è buono, nonostante i sorrisi sprezzanti sfoggiati nelle interviste: «Mi sento male, come si sentirebbe chiunque al mio posto. Questo è un risultato disastroso per noi. E in certe situazioni cominciano i dubbi. Non è un momento facile, ovvio, non sono scemo. Ora voglio starmene tranquillo per qualche ora con la mia famiglia a rilassarmi, poi riprenderò il mio lavoro» . Il futuro, considerando le tre squalifiche, ha un aspetto inquietante: «I fatti dicono che abbiamo perso due partite di fila e siamo attesi da un calendario difficile. Ma io ho visto l’atteggiamento giusto. Sono preoccupato di tutto tranne che dell’atteggiamento. Durante l’intervallo ho chiesto alla squadra di continuare con la stessa intensità. Quella andava bene» . Però finire la partita in otto uomini per tre espulsioni è imperdonabile: «Bisogna analizzare la partita, se a qualcuno interessa. Tutto è cambiato dopo il rigore con il rosso a Juan. E non entro nel merito della decisione dell’arbitro» . Che non gli è piaciuto, anche se come sempre non vuole dirlo: «A quel punto abbiamo scelto di continuare a giocarcela, con il 4-3-2, e la Fiorentina ci ha segnato su un calcio d’angolo nel quale vedo più bravura di Gamberini che errori di Heinze. Dopo, è diventato tutto difficile. Ma non mi sento di colpevolizzare nessuno, nemmeno Gago e Bojan che hanno agito d’istinto». Gago, che si è anche fatto male, era diffidato e avrebbe saltato la Juventus lo stesso, per via della prima ammonizione: «Ne avevamo parlato durante la settimana. Ma quando si è in campo può capitare di commettere un fallo» . La chiusura è per la fase offensiva, di nuovo carente: «Dobbiamo perfezionare il sistema di gioco, per impedire agli altri di sfruttare il nostro possesso palla per ripartire in contropiede»
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