(Il Romanista - V.Valeri) - «Mi auguro, e ne sono certa, che quello della Roma sarà un futuro grandioso e che venga proseguito il lavoro fatto in questi 18 anni».
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“Auguro alla società di avere un futuro grandioso”
(Il Romanista – V.Valeri) – «Mi auguro, e ne sono certa, che quello della Roma sarà un futuro grandioso e che venga proseguito il lavoro fatto in questi 18 anni».
Rosella Sensi lo dice con la solita passione da tifosa numero 1, ma, anche al di là della sua volontà, vista la situazione di stallo nel procedimento di vendita della società, il suo augurio acquista un inevitabile significato sarcastico.Dipinta spesso come un personaggio serioso, il presidente si presta invece al gioco. L’occasione è il programma SuperMax, condotto dall’amico Max Giusti, in onda su Radio Due. La Sensi si lascia andare ai ricordi: da quelli più personali come «un fidanzatino laziale» a quelli più conosciuti, come quella volta che a Madrid prese il telefonino e fece ascoltare al papà i tifosi della Roma che invocavano il suo nome. Ma poi non può fare a meno di commentare quello che sta più a cuore ai tifosi giallorossi: il futuro. «Sarà roseo - assicura - anzi grandioso». Considerato che il futuro non dipende più da lei, la risposta della dottoressa pare una stoccata a chi ha in mano questo futuro. Ovvero, alla banca. Per il resto, il presidente preferisce accantonare le dichiarazioni ufficiali per lasciarsi andare a confessioni private.
La Sensi, quindi, lascia spazio a Rosella. E quindi non si può non partire da Franco Sensi: «Papà - spiega - era un grande comunicatore, sentiva l’affetto dei tifosi ed era tanto amato. Un rapporto forte con i tifosi, accentuato da quando non stava più bene». Max Giusti, allora, ha ricordato quando, durante una trasferta a Madrid, vide Rosella che con il telefonino in mano che faceva sentire al papà ormai malato i cori che i tifosi in trasferta gli dedicavano. E ancora: «Avevo 22 anni quando papà tornò a casa e disse: "Vorrei comprare la Roma. Che ne dite? Seguì la votazione. Poi, una volta ultimata, ci disse: "Comunque l’ho già presa”. Da quel momento la nostra vita venne stravolta. Se la Roma perdeva c’era una brutta aria in casa e guai a uscire di casa fino al lunedì; se vinceva si facevano grandi cene». Il numero uno giallorosso parla anche dello "schieramento" della famiglia allo stadio: «In curva non ci sono mai stata, papà non mi mandava perché allo stadio dovevamo stare sempre vicino a lui, per scaramanzia. In tribuna dovevamo disporci così: papà, mamma, zia Angela e zio e poi noi figlie, in base ai risultati scolastici. Se prendevi un brutto voto, infatti, restavi a casa, allo stadio poteva andare solo chi se lo meritava, e noi volevamo andare sempre», ha raccontato.
Un padre, Franco Sensi, per cui la Roma non era solo un lavoro: «In caso di k.o., era lutto fino al lunedì e solo dal martedì mattina si pensava alla partita successiva. Ma anche oggi più o meno è così». Alla Sensi viene poi chiesto: «Hai mai avuto un fidanzato laziale?». Lei confessa: «Sì ma l’ho saputo dopo. E’ stata una cosa da ragazzini e comunque a papà non ho mai rivelato per che squadra tifasse. A casa mia essere laziali era una colpa. Anche se ci tengo a specificare che la rivalità cittadina è divertente, ma senza oltrepassare i limiti». Ultime battute dedicate al ruolo delle donne nel calcio: quando Max Giusti le domanda se è solita entrare negli spogliatoi arrabbiata, nel dopo partita, il presidente scherza: «Sì, è successo spesso, ma sempre dopo che si sono rivestiti. Nella nostra società le donne ricoprono ruoli importanti (la Mazzoleni è direttore finanziario, la Turra responsabile della comunicazione, ndr), si sono abituati a parlare con le donne. Quando ho cominciato ero per tutti la figlia di Franco, in Lega mi guardavano con curiosità, poi però si sono abituati al mio essere donna, con il tempo. Ora si parla alla pari, perché si tratta di lavoro e di affari».
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