(repubblica.it) - La sveglia è suonata fin troppo presto. A una settimana dalla fine del campionato, la Roma saluta i sogni di Champions naufragando a Catania.
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“Abbiamo fatto anche troppo Il mio futuro? Vedremo”
(repubblica.it) – La sveglia è suonata fin troppo presto. A una settimana dalla fine del campionato, la Roma saluta i sogni di Champions naufragando a Catania.
Da domani partirà ufficialmente una ricostruzione, quella americana, iniziata silenziosamente già da tempo. E che non potrà evitare scelte drastiche: "Qualcuno ha fatto il suo dovere, altri meno", giura Montella. Non si ripartirà da un trampolino europeo però, ma dalle macerie di un gruppo che ha chiuso, oggi, nel peggiore dei modi la propria storia sportiva proprio dove, tre anni fa, aveva salutato un sogno più grande. Anche se il tecnico non vuole sentir parlare di ciclo finito: "Bisogna essere lucidi nell'analisi, Siamo venuti qui fra mille difficoltà, tra squalifiche, infortuni, cambi obbligati che ho dovuto fare. Se Mexes si rompe il crociato, se Brighi si frattura il perone, se Vucinic ha una cisti infiammata, Pizarro e Borriello stanno male, non si può dire che il ciclo sia finito. Non è certo per le difficoltà di oggi che la Roma non è andata in Champions, anche se ho avuto anche io i miei demeriti".
"IL FUTURO? DOVREI DIRE LA MIA" - Non fa sconti a nessuno Montella, che con l'addio alla Champions rischia di salutare anche la speranza di una conferma sulla panchina della Roma. "Per me è stata un grande crescita, comunque vada a finire. Abbiamo tenuto facendo il nostro dovere, qualcuno di più, altri di meno". Un colpo duro del tecnico, a quei giocatori da cui si è sentito tradito, anche se "chi non riesce a dare il massimo non è perché non voglia darlo, ma perché non ci riesce". La delusione, però, rischia di rappresentare la fine, anche, dell'avventura di Montella a Roma. "L'ho detto dal primo giorno - ricorda l'allenatore - quando ho accettato l'incarico potevano essere più di adesso quelli che lo avrebbero rifiutato. Non mi chiedo cosa farò da grande, ho cercato di fare il massimo anche andando contro le mie idee e i miei principi. Non so in che posizione io sia, ma se dovessi essere scelto credo che qualcosa la dovrei dire anche io. Situazioni che mi riguardano credo di poterle decidere. Posso aver parlato con qualcuno del mio futuro, ma possiamo anche non aver ancora deciso nulla". "LA SAMP? C'È AFFETTO" - Certo non lo ha aiutato l'appoggio incondizionato di alcuni leader, che lo hanno fatto apparire come un "amico" dei giocatori. Montella lo sa: "Non so se Totti e De Rossi si sentano pari grado con me. Quando io giocavo, non molto tempo fa, si diceva che non andassi d'accordo con Totti. Questi discorsi lasciano il tempo che trovano", chiude. Sulla sua strada, sembra più di un'ipotesi la pista che porta alla Sampdoria appena retrocessa. L'allenatore romanista sorride, ma si nasconde: "Che ci sia affetto non lo posso negare, ma non sono mai stato contattato".JUAN: "NON MERITAVAMO LA CHAMPIONS" - L'amarezza della Roma è tutta nelle parole di Juan: "Se non abbiamo raggiunto il quarto posto significa che non lo meritiamo". Nonostante i 51 gol subiti dalla Roma, il centrale brasiliano vuole dividere la responsabilità con tutti i compagni e non solo: "Quando si perde la colpa è di tutti, calciatori, società... Troppo facile dire adesso di chi è la colpa, a volte uno non gioca come vorrebbe, capita anche a me. L'anno scorso abbiamo fatto un bellissimo campionato e ci si aspettava ancora di più. Ma non siamo riusciti a farlo. Adesso arriva un'altra dirigenza con un'altra mentalità e loro diranno cosa è giusto per la Roma. Prima però abbiamo ancora una partita. Cerchiamo di finire con dignità". BURDISSO: "DEVE CAMBIARE LA MENTALITÀ" - Ancora più duro l'altro centrale, Burdisso: "Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Non abbiamo fatto una stagione da Roma, da questa squadra ci si deve aspettare di più. Le cause? Non ce n'è una sola, per tanti motivi è stato un anno bruttissimo, e noi dobbiamo metterci la faccia". Un occhio, però, va soprattutto al futuro, adesso. Con una certezza: "Sono venuto qui per vincere e voglio restare per questo, non perché qui sto bene. La prima cosa da cambiare è la mentalità. Chi vorrà portare questa maglia dovrà guardarsi indietro e capire dove ha sbagliato. E la nuova società dovrà capire chi dovrà continuare a giocare nella Roma e chi no". Baldini e Sabatini sono già al lavoro per fare le scelte giuste. Di fatto, la rifondazione è già iniziata.
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