rassegna stampa roma

Pruzzo vota per l’amico Ancelotti «Serve uno della sua esperienza»

(Il Messaggero) Roberto Pruzzo, centravanti del secondo scudetto giallorosso, spiega i motivi per i quali affiderebbe la panchina della Roma a Carlo Ancelotti.

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(Il Messaggero) Roberto Pruzzo, centravanti del secondo scudetto giallorosso, spiega i motivi per i quali affiderebbe la panchina della Roma a Carlo Ancelotti.

Roberto Pruzzo, che ne pensa del toto-allenatore che si è scatenato a Roma? «Mi sto divertendo molto, ogni giorno esce un nome nuovo. Speriamo solo che la scelta finale sia quella giusta». Montella merita la conferma? «No, mi dispiace per Vincenzo ma credo che una nuova società debba ripartire da un nuovo allenatore anche perché la tifoseria ha bisogno di una novità importante». Quando afferma ‘novità importante’ si riferisce ad un tecnico di nome? «Partiamo da un presupposto: nella ricostruzione saranno fondamentali i calciatori. Poi, è chiaro, servirà anche un allenatore. Meglio se di polso, d’esperienza, uno che sappia sopportare le pressioni esterne e non si lasci minimamente influenzare. Roma la conosciamo: nonostante in questa città si sia vinto poco, rimane una piazza particolare dove serve avere una personalità forte per non esser spazzati via alle prime critiche che inevitabilmente arriveranno». Quindi lei accantona l’ipotesi di ripartire con un tecnico giovane. «Certamente, soprattutto in un momento di rifondazione come questo è un rischio molto grande. Poi può dirti anche bene, vedi il Milan con Allegri, e avere tutto in positivo ma poniamo il caso che perdi tre-quattro partite consecutive: cosa accade? Probabilmente devi esonerarlo e ricominciare dall’inizio. La scelta dell’allenatore giovane potrebbe esser condivisibile solo se avessi alle spalle una società come il Milan. Ma per diventare forte come il club rossonero ci vogliono anni». Chi vedrebbe bene alla guida della Roma? «Sarò ripetitivo ma il nome perfetto sarebbe quello di Ancelotti. Punterei su di lui al 100%. Tra le altre cose, non sono nemmeno d’accordo con chi afferma che sia diventato negli anni esclusivamente un gestore. Lo può essere, certamente, ma rimane un tecnico e quando sei bravo come Carlo puoi allenare sia i calciatori affermati che quelli giovani». S.C.