rassegna stampa roma

Progetto Osvaldo Il gol numero 4 per sentirsi «Bati»

(Gazzetta dello Sport – M.Cecchini e A.Catapano) Sempre che si giochi e ammesso che questa città colpita al cuore abbia ancora voglia di derby, ci vorrebbe una partita come una carezza: leggera, calorosa, spettacolare, pulita. E come dicono...

Redazione

(Gazzetta dello Sport - M.Cecchini e A.Catapano) Sempre che si giochi e ammesso che questa città colpita al cuore abbia ancora voglia di derby, ci vorrebbe una partita come una carezza: leggera, calorosa, spettacolare, pulita. E come dicono gli americani, alla fine that win the best. Senza isterismi, please.

È possibile? I numeri di questo campionato depongono bene, quelli relativi ai cartellini fanno sperare in un derby all'insegna del fair play: Lazio e Roma, rispettivamente con 7 e 6 cartellini di squadra, sono le formazioni più corrette della Serie A.

 

CHE PERIODO Poi ci sono altri numeri, quelli che determinano l'esito di una partita, e qui vale sempre la stessa regola: «Non è una partita come le altre, lo so. Ma le regole del calcio sono sempre le stesse, come il nostro obiettivo: segnare un gol in più dell'avversaria». Questa resta la ricetta di Luis Enrique. E allora, se parliamo di gol, orfani di Totti che delle marcature è il principe (anche se ancora a secco in questa stagione), a chi devono affidarsi i romanisti per vincere il sesto derby consecutivo? A Pablo Daniel Osvaldo, obviously.

Che della Roma è il capocannoniere, con tre reti nelle ultime tre partite, che della squadra giallorossa è forse il più esaltato: i gol, i complimenti, il calore del pubblico, la chiamata di Cesare Prandelli, l'esordio con la maglia azzurra, e pazienza per la Mini dipinta di biancoazzurro in onore della sua Argentina. Stasera, chiude il cerchio con il primo derby di Roma. Giorni vissuti a velocità massima, ma senza perdere contatto con la realtà. Anzi — giura proprio il c.t. azzurro — con una nuova maturità rispetto all'Osvaldo visto (e criticato) durante la prima esperienza italiana. «La sua storia è semplice — dice Prandelli —: credeva di essere arrivato e invece doveva ancora iniziare a correre. Anche a Bologna andò male. L'esperienza all'estero gli ha fatto bene. Ora è pronto».

CHE CARATTERE È pronto a entrare nella storia del derby? Ai tifosi romanisti ha già dedicato la prima convocazione in Nazionale, «per come mi sono stati vicini, fin dall'inizio». Oddio, in realtà quando intruppava goffamente i difensori avversari, i romanisti lo chiamavano Cipolla, per via dell'acconciatura. Poi sono arrivati i gol e le mitraglie, alla Batistuta. «Alla faccia di chi già criticava il costo del mio cartellino», ha più o meno detto a Parma, dopo aver trascinato la Roma alla vittoria della svolta. E qualche giorno prima, in gol contro il Siena, aveva mostrato polemicamente le orecchie ai tifosi, alla Delvecchio. Ha un bel caratterino, non le manda a dire, «Me ne frego di quello che dice la gente», certo non gli manca la personalità, di sicuro non lo spaventa fare a sportellate con Dias e Biava.

CHE PAURA «Osvaldo mi ha impressionato, è maturato». Lo ha detto Edy Reja, e non era tanto per mettere le mani avanti. Osvaldo non hai mai segnato in un derby italiano, ne realizzò uno con la maglia dell'Espanyol, ma finì tanto a poco per il Barcellona. Che non è la Lazio.