rassegna stampa roma

Prima era La Tigre, ora è il Polipo che ha conquistato l’Europa

(Il Romanista – V.Valeri) – Forte fisicamente, grintoso, intelligente, bravissimo a recuperare palloni, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Polipo”, come se al posto delle gambe avesse tanti tentacoli capaci di stendersi ovunque...

Redazione

(Il Romanista - V.Valeri) - Forte fisicamente, grintoso, intelligente, bravissimo a recuperare palloni, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Polipo”, come se al posto delle gambe avesse tanti tentacoli capaci di stendersi ovunque sul campo.

Fernando Francisco Reges è sicuramente un obiettivo della Roma, anche se il Porto chiede una cifra molto vicina ai 20 milioni di euro per liberarsene, forte di un contratto che scadrà solo nel 2014. In una squadra concepita con il 4 – 3 – 3 e la difesa alta, Fernando può sicuramente rappresentare una garanzia in mezzo, al fianco di Daniele De Rossi e David Pizarro, oppure – sognare non costa nulla – di Javier Pastore, colpo prescelto da DiBenedetto e per il quale bisognerà aspettare, fiduciosi, l’ultimo giorno di mercato. Brasiliano di nascita ma con passaporto portoghese, Fernando non sembra avere ancora scelto con quale nazionale giocherà in futuro, anche se con il verdeoro del Brasile ha conquistato un campionato sudamericano Under 20.

DALLE TIGRI ALLE STELLE Fernando Francisco Reges nasce il 25 luglio 1987 ad Alto Paraìso de Goiàs, piccola città dello stato di Goiàs, circa 230 chilometri a nord-est della capitale Brasilia. Giovanissimo entra a far parte del piccolo club del Vila Nova, serie C brasiliana, dove impara a raffinare quella tecnica mostrata per lo più in strada, nella piazza della sua città, famosa per l’attenzione all’ecologia e il turismo New Age che ogni anno la invade, rendendola un crocevia internazionale nel cuore del Brasile. I giocatori del Vila Nova sono conosciuti dai loro tifosi come “Le Tigri”, forse per l’impegno, più che per i colori – le maglie e i calzoncini sono rosso fuoco - ed è con loro e tra di loro che Fernando si è fatto le ossa. A 18 anni esordisce nella terza divisione brasiliana, ci rimane due stagioni e colleziona 57 presenze e 3 reti. Un bottino da grande, anche se a livelli poco più che amatoriali. Ma la sua costanza viene premiata, perché dalle parti del Serra Dourada, lo stadio da 8mila posti che ospita le gare casalinghe del Vila Nova, capitano alcuni luogotenenti del Porto. I lusitani sono da sempre attentissimi a ciò che offre il calcio brasiliano, così si interessano a lui e si convincono delle sue capacità. Nel giugno del 2007, quando ancora non ha compiuto 20 anni, Fernando firma un quinquennale con la squadra di mister Ferreira, che ha appena ceduto al Manchester United, per circa 30 milioni di euro, il gioiellino verdeoro Anderson Oliveira. La prima stagione portoghese, però, O Polvo viene ceduto in prestito all’Estrela Amadora, club di Superliga con quartier generale a nord-ovest di Lisbona. Con i Tricolori, o le Stelle come vengono chiamati, Fernando esordisce il 26 agosto 2007 nella seconda giornata di campionato, in casa contro il Naval; il brasiliano, che in seguito otterrà il passaporto portoghese, per la gioia degli operatori di mercato, rimane in campo 90 minuti e l’Estrela vince 3 – 1. Saranno 26, in totale, le presenze quell’anno per il mediano, autore anche di una rete contro lo Sporting Braga.

VINCERE A OPORTO Con i biancoblù di Jesualdo Ferreira, successore di Mourinho, Fernando torna alla fine del prestito con l’Estrela, per diventare immediatamente un punto di riferimento nel centrocampo del Porto. Scende in campo 30 volte tra campionato e coppe nazionali, sfoggiando le sue qualità e il suo carattere anche in 10 occasioni nell’Europa che conta. Memorabile l’assist a Lisandro Lopez per il 2 – 0 contro l’Arsenal, nella sesta giornata del girone G di Champions. Quell’anno, i lusitani agguantarono gli ottavi dove sbatterono fuori l’Atletico Madrid, per poi fermarsi contro il Manchester United. Ma la soddisfazione, per Fernando, è comunque grande per aver contribuito concretamente alla conquista del ventiquattresimo titolo nazionale e della Coppa di Portogallo, replicata l’anno successivo e quest’anno. A ventidue anni è un punto fermo del club più blasonato del Portogallo e tra i più affermati del Vecchio Continente. Nulla può fermarlo. Solo un infortunio, come lo strappo muscolare che lo tiene lontano dai campi un mese e mezzo tra inizio febbraio e marzo 2010, dopo aver disputato cinque partite su sei nel girone eliminatorio – una la salta per squalifica – e l’andata degli ottavi contro l’Arsenal. In Superliga è presente 25 volte, senza segnare, ma fornendo sempre prestazioni di alto livello. Nell’ultima stagione, poi, è arrivato tutto ciò che il ragazzo, ormai ventiquattrenne, poteva aspettarsi; con l’approdo in panchina di Andrè Villas Boas, ex assistente di Mourinho al Chelsea e all’Inter, i Dragoni hanno vinto lo scudetto numero 25, l’Europa League, la Coppa nazionale e la Supercoppa Portoghese. Un filotto di così grande portata che ha fatto schizzare alle stelle, purtroppo, le valutazioni di mercato della maggior parte dei giocatori titolari: incluso lo stesso Fernando, da Rolando a Guarìn, da Hulk a Falcao, tutti i pezzi più pregiati sono sul mercato – e interessano al Chelsea, che nel frattempo ha ingaggiato Villas Boas come tecnico – e costano caro.

NEL MIRINO DI SABATINI Non è un segreto che la Roma abbia messo gli occhi su di lui. Come scritto, formerebbe un terzetto di centrocampo insuperabile con Capitan Futuro e, stando ad oggi, David Pizarro. Il suo mentro e 90 d’altezza e il fisico longilineo gli permettono di proporsi nel gioco di Luis Enrique con il giusto mix di agonismo e velocità, svolgerebbe quel fondamentale ruolo di interditore utilissimo in una squadra che, presumibilmente, avrà una trazione prettamente offensiva. Ai primi abboccamenti, la dirigenza portoghese ha chiesto 20 milioni. Troppo. Con calma e perseveranza, in attesa di ulteriori cessioni – Vucinic e Menez su tutti – il ds romanista potrebbe intavolare una vera trattativa per assicurarsi le preziose prestazioni del Polipo, nella speranza che presto la Curva Sud lo chiami proprio così, ma a modo suo: Er Porpo.