(Il Romanista-C.Zucchelli) Cesare Prandelli, cominciamo dal più grande. Sulla possibilità di un ritorno di Francesco Totti in Azzurro si è detto, e scritto tanto. Vuol far chiarezza una volta per tutte? Non ho molto da aggiungere a ciò che ho sempre tenuto chiaramente a sottolineare.
rassegna stampa roma
Prandelli: “Roma, la tua è una rimonta super”
(Il Romanista-C.Zucchelli) Cesare Prandelli, cominciamo dal più grande. Sulla possibilità di un ritorno di Francesco Totti in Azzurro si è detto, e scritto tanto. Vuol far chiarezza una volta per tutte? Non ho molto da aggiungere a ciò che ho...
E cioè che nell’estate del 2010, di concerto con la Federazione, abbiamo iniziato un lavoro a lungo termine mirato alla costruzione di un gruppo azzurro che possa giungere a maturazione nella prossima Coppa del Mondo in Brasile. In funzione di questo obiettivo sono state compiute delle scelte logiche tali da soddisfare queste linee progettuali. Sotto questo profilo Totti, come altri grandi campioni che nel recente passato hanno fornito il proprio determinante contributo alla Nazionale, non rientra nei miei piani.
Il suo rapporto con Daniele De Rossi e Marco Borriello. Ottimo. Daniele è un ragazzo dotato di straordinaria maturità e, nonostante l’étà, di notevole esperienza internazionale. È un leader naturale e un punto di riferimento in campo e nello spogliatoio azzurro. Marco è un giocatore dotato di mezzi straordinari e a Roma sembra avere finalmente trovato l’ambiente giusto per esprimere il proprio potenziale e con una buona continuità di rendimento. Sarà certamente utile al nostro progetto.
Il suo rapporto con Ranieri. Claudio è un grande professionista, una persona seria e un profondo conoscitore di calcio, non avevo dubbi che alla Roma avrebbe fatto un ottimo lavoro. È un tecnico di caratura internazionale con il quale esiste un confronto e un dialogo professionale costante e proficuo, c’è una sincera stima reciproca.
Potrebbe aprire la Nazionale agli oriundi della Roma, Taddei e Julio Sergio? Premesso che non ho preclusioni di sorta e che ritengo convocabile qualsiasi giocatore abbia il passaporto italiano e sia nelle condizioni di volere e poter rispondere alla chiamata in Nazionale, Taddei e Julio Sergio non rientrano nei miei piani.
Roma, estate del 2004. A fine estate Prandelli era già lontano. Le è rimasto il rimpianto di non aver potuto vivere la sua avventura romana? In quel momento c’erano priorità diverse che coinvolgevano in maniera pregnante la mia sfera familiare. Non amo vivere di rimpianti: nella vita è fondamentale avere la capacità di accettare il corso delle cose e guardare avanti con ottimismo.
Qual è il ricordo più grande che ha di quei giorni a Roma? Il grande affetto di tutto l’ambiente societario e dei tifosi in un momento particolare della mia vita.
Si aspettava un campionato così incerto? Con l’Inter e la Roma così in difficoltà all’inizio? Entrambe erano reduci da una stagione straordinaria che ha richiesto un dispendio eccezionale di energie fisiche e mentali. Non si compiono certi exploit se non hai una squadra dotata delle caratteristiche per ottenerli. Ed è nell’ordine delle cose che la stagione successiva non si riesca a ripetersi sugli stessi livelli. L’Inter in ogni caso ha conquistato già due titoli, e la Roma si è risollevata dalla situazione delicata di inizio campionato in un tempo relativamente breve. Non so se altre squadre sarebbero state in grado di fare la stessa cosa. La Roma è sicuramente tra le legittime pretendenti al tricolore.
Lei parla spesso di bambini: pensa che un calcio più rivolto a loro sia possibile?Le famiglie torneranno a riempire gli stadi? Non solo è possibile, ma è assolutamente necessario perseguire questo obiettivo con tutte le nostre forze. La base, il futuro del calcio, è nei giovani e nel garantire loro due elementi fondamentali: un insegnamento efficace sotto il profilo etico e tecnico; e offrire loro l’opportunità di trovare nello sport una fonte di ispirazione nella costruzione della propria vita, un ambiente sano dove si va e si sta con piacere a prescindere dalla possibilità o meno di diventare dei campioni. Anche così si potrà a contribuire a riportare le famiglie allo stadio, a patto che venga risolto, e presto, il problema degli impianti di gioco che nella quasi totalità sono inospitali e inadeguati.
Cosa pensa della tessera del tifoso? Trovo che sia uno strumento utile per tutti, società e tifosi. Probabilmente, almeno nella fase di avviamento del progetto, non è stata fatta una comunicazione efficace che ne facesse comprendere a fondo i benefici, con le conseguenze che tutti conosciamo.
Potremmo mai rivederla a Roma? Nella vita non si può escludere nulla, e in un certo senso l’incarico da CT mi porta a Roma più spesso di quanto avessi mai fatto in precedenza.
Dove saremmo potuti arrivare quell’anno con lei alla guida della Roma? Difficile dirlo, ma l’impianto della squadra era di primissimo ordine e non credo che i tifosi si sarebbero annoiati.
Dove arriveranno le italiane in Champions? Mi auguro il più avanti possibile, i sorteggi non sono stati proibitivi e, almeno sulla carta, ci sono buone probabilità per passare il turno con un bell’en-plein.
Pensa davvero che i giovani italiani non siano all’altezza di quelli degli altri Paesi? Penso che i risultati recenti ci hanno segnalato la necessità di intraprendere una strada diversa da quella percorsa in precedenza. Non è che in Spagna o Germania i bambini nascano con doti particolari, è che negli ultimi dieci anni nella fase di formazione in Italia sono stati privilegiati gli aspetti tattici a scapito della tecnica individuale. Ecco che poi per avere giocatori con determinate caratteristiche le squadre italiane hanno avuto il bisogno di guardare altrove per scovare quei talenti necessari a sviluppare un gioco di alto livello.
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