(Il Romanista - L. Pelosi) -«Il suo ritorno era scontato, ho parlato con lui 10 minuti e ci ha seguito anche da fuori: per me è un giocatore fondamentale, un perno per questa Nazionale». Parole di Cesare Prandelli, commissario tecnico dell’Italia che domani affronterà a Bari la Spagna.
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Prandelli: “De Rossi fondamentale”
(Il Romanista – L. Pelosi) – «Il suo ritorno era scontato, ho parlato con lui 10 minuti e ci ha seguito anche da fuori: per me è un giocatore fondamentale, un perno per questa Nazionale». Parole di Cesare Prandelli, commissario...
Parole che in effetti lo stesso Prandelli aveva già detto al telefono al romanista più presente in azzurro nella storia del calcio italiano (Con 63 gare disputate e 10 reti segnate è il giocatore della storia della Roma che conta più presenze e marcature in Nazionale), ribadendogli la sua fiducia e quanto conti su di lui per una stagione che porterà l’Italia alla sfida del campionato europeo. E d’altronde l’Italia che vuole Prandelli è questa: «Voglio vedere personalità e coraggio nel recuperare il pallone. E poi giocarlo. Sono curioso di capire a che punto siamo. Certo la Spagna parte avvantaggiata da un lavoro fatto negli anni che parte addirittura dalle nazionali minori. Ma questa partita serve proprio a questo». Se servono personalità e coraggio, insomma, non si vede come si possa rinunciare a Daniele. Che poi, Giuseppe Rossi a parte, ormai gioca in una squadra più spagnola che italiana, vista l’impronta che Luis Enrique sta dando alla Roma. Già, Italia e Spagna. Sono le ultime due nazionali campioni del mondo, ma sono ormai due mondi completamente diversi. «Sono davvero curioso di vedere quale è la distanza tra loro e noi - dice Prandelli - Non so se sia maggiore o minore di quella dei ’bond’ sui listini delle Borse, è un punto di vista che non avevo considerato. Semmai, dalla mia prospettiva la differenza è di cultura calcistica: per questo mi intriga il confronto. Rispetto alla Spagna, noi siamo ancora molto indietro. Stiamo ancora cercando la nostra identità».
De Rossi non veste la maglia azzurra dal 9 febbraio scorso, quando l’Italia fece un’ottima figura a Dortmund nell’amichevole contro la Germania, pareggiata 1-1 nello stesso stadio che vide la Nazionale di Lippi vincere la storica semifinale mondiale nel 2006 proprio contro i tedeschi. Poi il lungo stop in ossequio al codice etico ed ora il ritorno. «Scontato», appunto, come ha precisato un Prandelli più che mai felice anche della nuova Roma "alla spagnola" che sta nascendo e che vede De Rossi utilizzato da Luis Enrique davanti alla difesa, esattamente nella posizione che, oltre ad essere più congeniale per le caratteristiche del giocatore, è anche la stessa in cui il commissario tecnico intende utilizzarlo in azzurro. Lui è una certezza, altri decisamente meno. Cassano, ad esempio: «Consigli ad Antonio non ne do, è in grado di scegliere da solo se rimanere al Milan o no. Il discorso comunque non valeva solo per lui, ma per tutti: sono diversi i nazionali alle prese con situazioni del genere». Il criterio per le convocazioni, infatti, cambia: per essere chiamati bisognerà giocare. E allora ecco che i giocatori in bilico aumentano: Sirigu e Criscito sono emigrati; Balotelli non trova la sua dimensione al City («il tacco che ha fatto arrabbiare Mancini? Non era una mancanza di rispetto verso l’avversario»). Gilardino è rimasto fuori («con una squadra palla a terra non serve, ma lo seguo»), si guarda anche in Serie B, con Ogbonna e Palombo; Aquilani e Montolivo sono nel limbo. Le certezze, insomma, sono due, Rossi e De Rossi. C’è un prefisso di differenza. Magari è 0034, dato che uno gioca in Spagna e un altro in una squadra che sta diventando spagnola e che è giallorossa. A pensarci bene, forse un incertezza c’è: non è che De Rossi domani sbaglia squadra?
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