rassegna stampa roma

Prandelli apre a Totti e Del Piero

(Corriere dello Sport – A.Santoni) Liegi non è certo l’angolo d’Europa più signifi­cativo per un incontro come questo, tra due come loro. Certo, la partita inizialmente si doveva giocare a Bruxel­les, nell’Heysel, pur...

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(Corriere dello Sport - A.Santoni) Liegi non è certo l'angolo d'Europa più signifi­cativo per un incontro come questo, tra due come loro. Certo, la partita inizialmente si doveva giocare a Bruxel­les, nell'Heysel, pur rinnova­to.

Tutto sommato meglio qui, nella cittadina francofo­na dove è nata la 'Doyenne', la più antica corsa ciclistica in linea d'Europa, che rim­balza su Bastogne prima di veder sorridere qualche eroe. Il cam­pione oggi però sarà su una panchi­na, irlandese per l'esattez­za. E' lì che siederà Gio­vanni 'doyen' Trapattoni, già maestro di calcio e di vi­ta di un giovane Prandelli, ol­tre un quarto di secolo fa, a casa Juve. Il buon vecchio Trap glielo aveva predetto, a Cesare: «Un giorno ci ritro­veremo uno di fronte all'altro, alla guida di due squadre im­portanti ». Lo racconta così, ora, il ct az­zurro, erede, pur indiretto, della Nazio­nale che fu di Giovanni da Cusano Mila­nino, come già della Fiorentina. Si accende, Prandelli, nel­l'attesa della 'prima volta contro': «Ho sempre conside­rato Trapattoni una persona speciale, irraggiungibile, un mito. In sei anni di Juve mi ha dato tanto, soprattutto sul piano umano. E quel tanto me lo porto ancora dietro, anche nel mio mestiere. Ri­troverò pure Marco Tardelli, un amico. Loro sotto la ma­glia dell'Irlanda hanno anco­ra l'azzurro». Inutile chiede­re al nostro ct quale sia la sua eredità trapattoniana speci­fica: «Il carattere e la deter­minazione a vincere: mai de­mordere, anche in una parti­ta a carte. Per me questa sa­rà un'emozione privata. E credo valga anche per loro». PARTITA VERA -Ma Prandelli non ha intenzione di sacrifi­care al sentimento l'ultima partita di una stagione parti­colarmente positiva. Chiede un ultimo sforzo al gruppo, mandando dei messaggi pre­cisi, a partire dalle scelte: stesso centrocampo di Mode­na, dopo l'uscita di Aquilani, con Montolivo ancora altodietro le punte, Rossi-Pazzi­ni. Niente Cassano dunque, nella sera del Trap, uno dei pochi, come Cesare in que­sto, che hanno creduto nel controverso talento barese. L'esclusione Prandelli la spiega apparentemente con ragioni tattiche:«Voglio ca­pire quanto riusciamo a dare profondità alla manovra con uno come Pazzini. Importan­te è non giocare con palloni alti: sarebbe imbarazzante. Soprattutto mi aspetto che i miei diano continuità a quel­lo che stiamo facendo. Voglio le individua­lità al servi­zio del collet­tivo, il pos­sesso palla in un contesto organizzato».AVVISO AI NA­VIGANTI -Toc­ca lavorare, a questa Nazio­nale, con Cassano sempre in bilico e il talento di Balotelli costantemente eroso da sto­rie bislacche. Il ct stavolta svicola:«Mario a Scampia? Era un anno fa, noi non c'era­vamo ancora incontrati...».Poi seria­mente:«Che non avessimo Messi lo sa­pevamo. Però non possia­mo disperar­ci. Con l'orga­nizzazionepossiamosorprendere. Sappiamo di dover far crescere questi ra­gazzi sotto tutti i profili, se poi qualcuno non arriverà fi­no in fondo al suo talento per diversi motivi, almeno avre­mo la coscienza a posto».ALEX E FRANCESCO -E se non bastasse, dopo le parole che avevano aperto questa dieci giorni azzurra («da settem­bre punterò su chi sta meglio e gioca con regolarità»),il ct ribadisce un concetto:«Totti e Del Piero? Se a febbraio prossimo dovessero avere la condizione mostrata in que­sta primavera certo che li terrei in considerazione».Qui si gioca, ma in Italia si trema, per l'ultimo calcio­scandalo. Prandelli chiude così:«Inasprire le pene an­che contro gli omertosi? Tut­te le strade vanno persegui­te. Bisogna soprattutto re­sponsabilizzare di più i nostri professionisti. La Nazionale non deve essere la squadra simbolo di una rinascita. Tut­ti debbono essere seri, re­sponsabili, con continuità e coerenza».