rassegna stampa roma

Policano, Di Carlo, Conti… Non solo Turone

(Il Romanista – M.Izzi) – Ai gol annullati, belli o brutti che siano, validi (come quello di Osvaldo) o viziati da qualche irregolarità, ognuno reagisce a modo suo. Mi colpì moltissimo, ad esempio, l’eleganza con cui Fulvio...

Redazione

(Il Romanista - M.Izzi) - Ai gol annullati, belli o brutti che siano, validi (come quello di Osvaldo) o viziati da qualche irregolarità, ognuno reagisce a modo suo. Mi colpì moltissimo, ad esempio, l’eleganza con cui Fulvio Bernardini, all’epoca cronista del Messaggero, commentò lo storico gol annullato a Ramon Turone.

L’azione è presto descritta: lancio di Bruno Conti, sponda di Pruzzo che anticipa Gentile, protegge la palla e rimette nel cuore dell’area, dove Turone anticipa Falcao e mette in rete. Ebbene, mentre il tifoso romanista medio salutava il colossale furto “sfasciando” nei modi più pittoreschi radioline di ogni tipo, foggia e grandezza, Bernardini dall’alto della sua grandezza si limitava ad osservare: «il padrone (dell’azione NdR) era Falcao e se non ci fosse stato Turone sul pallone del gol annullato avrebbe forse segnato il brasiliano. E allora cosa annullava quel guardalinee?». Che poi, a pensarci bene, quella del 10 maggio, è la vera giornata nazionale del gol annullato alla Lupa. Sempre il 10 maggio 1942, Amadei si vide invalidare uno splendido gol a Torino, contro i granata, che avrebbe potuto costarci lo scudetto. Il Fornaretto sbucò fuori dal nulla, anticipando il portiere in modo pulito e mise dentro per quello che avrebbe dovuto essere il gol del 3- 0 contro i granata. L’arbitro Galeati (“coadiuvato” dai guardalinee Mattucci e Caprioli), si aggrappò ad una fantasiosa “carica” di Borsetti e il Toro “trovò” anche i due gol del pari.

Un gol annullato, però, per bruciare, non ha bisogno di valere lo scudetto o di essere straordinariamente bello. Il 28 maggio 1989, ad esempio, non c’erano coppe o titoli in palio, era “solo” arrivato il giorno del tanto atteso gol della “rivincita”. La rivincita, dell’infausto derby perso con il gol di Di Canio. Aspettavamo quella gara da gennaio e al 15’ ecco il gol: Voeller spaventa Gutierrez (o qualcosa del genere), che allunga di testa un pallone verso il suo portiere, Rudy cerca di farsi sotto, ma Gregucci (o qualcosa del genere) completa la frittata facendo rimbalzare la palla in piena area di rigore dove Policano raccoglie il gentile passaggio e solo soletto batte Fiori. Quel giorno, il 28 maggio 1989, Policano aveva sulle spalle il numero 11 e con quel gol, per me, era meglio di Gigi Riva. A strozzarci l’urlo in gola, arrivò però il delirante D’Elia che fischiò un fuorigioco che vista la dinamica dell’azione non esisteva. Sempre nel derby, è la rete del “mancato sorpasso” del 29 novembre 1998. Dopo quattro derby perduti l’anno precedente, in dieci, la Roma, che soccombe per 3-1, rimonta, pareggia e poi, con Delvecchio, trova il gol del 4- 3, nato da una deviazione di testa su calcio di punizione battuto da Totti. C’è poi, il gol sfilato a Bruno Conti con il Dundee United, nella semifinale di Coppa Campioni 84 (rimessa da fallo laterale lunghissima di Agostino Di Bartolomei, palleggio di Graziani in area, sponda acrobatica di Cerezo e bastonata vincente di Bruno) e infine, il 20 febbraio 2005 è Airoldi ad annullare a Totti un gol del 3-0 (che poi il capitano tornerà a siglare), inventato con un pallonetto metafisico scoccato cadendo, con una torsione che neanche la logica dello Spock di Star Trek potrebbe spiegare. E così si ritorna a Osvaldo e a RomaLecce. Bisognerebbe chiudere così, ma in realtà c’è un altro annullamento ancor più celebre e ancor più... Roma-Lecce. Sì, quello del 20 aprile 1986, che costò alla Roma lo scudetto o almeno la possibilità di giocarsi lo spareggio tricolore con la Juventus, alla quale la formazione di Eriksson aveva rimontato ben 8 punti nel girone di ritorno (se ne assegnavano 2 a vittoria). Finì 2-3, ma dopo l’1-0 segnato da Graziani nel primo tempo, fu annullato un gol regolare a Di Carlo. Poi cominciò la tragedia.