rassegna stampa roma

Poggio Nativo: tutti aspettano Pallotta

(Corriere dello Sport – M.Basile) – Il cartello storto all’imbocco del paese. Un campo di calcio sterrato. E poi il cannone antico in ricordo della Grande Guerra, il labirinto di strade e questo silenzio rotto solo dall’abbaiare dei cani.

Redazione

(Corriere dello Sport – M.Basile) – Il cartello storto all’imbocco del paese. Un campo di calcio sterrato. E poi il cannone antico in ricordo della Grande Guerra, il labirinto di strade e questo silenzio rotto solo dall’abbaiare dei cani.

Eppure a Poggio Nativo, provincia di Rieti, sessanta chilometri dalla Capitale, tut­te le strade portano a Boston. E a Roma. An­zi, alla Roma: da qui cento anni fa partì per gli Usa il nonno di James Pallotta, italoame­ricano da un miliardo di dollari, uno dei quattro soci che hanno rilevato la Roma con Tom DiBenedetto. LA GENEALOGIA - Vincenzo Savioli, nato il 26 febbraio 1887 all’«ora antimeridiana delle 9 e 20» da Alessandro Savioli e Natalizia Uber­tini, recita il documento ufficiale, partì per gli Stati Uniti nel 1912, assieme a due fratel­li: Antonio e Gaetano. A Boston trovò un la­voro da operaio, una sistemazione nella zo­na di Orient Heights, e una moglie, Teresa, dalla quale ebbe quattro figli, un maschio e tre femmine. Una sposò il figlio di un altro immigrato, Pallotta, ebbero tre figli tra cui, nel ‘58, il grande vecchio Jim, diventato uno dei venti manager americani più ricchi nel­la gestione fondi, stipendio da due­cento milioni di dollari all’anno e casa da trenta­tremila metri quadrati, una specie di castel­lo- paese grande quasi quanto questo borgo che vive giorni di insolita fi­brillazione. DESTINO - Il sindaco, Vittore Antonini, sogna un futuro radioso.« Quando sono nato mi hanno messo due sciarpe al collo: una era della Roma, l’altra non posso dirla perché è politica» . Via, non abbia pudore.«Beh, quel­la del Movimento Sociale Italiano». Adesso è tutto per James.«Non vedo l’ora di cono­scerlo ». Nel frattempo ha incaricato l’ufficio di trovare tutti i documenti sugli antenati. Da giorni Maria Antonietta, Mariella e la vi­gilessa Tiziana Fortunati rovistano tra i do­cumenti. E qui si apre un piccolo mistero della fede perché le versioni ufficiali si scon­trano con quelle ufficiose. I documenti e la nipote, Vincenza Savioli, indicano in Vincen­zo il primo anello della catena, altri puntano su una Luisa Savioli, partita bambina per gli Usa. Lo stesso Pallotta non ha aiutato la cau­sa: ha parlato vagamente di un bisnonno pro­prietario di un mobilificio a Poggio Nativo, ma qui l’azienda è nata solo nel 1960. Di si­curo i Savioli sono tanti e disseminati come grano di campo, però è indubbio il destino giallorosso di questo paese cir­condato di uliveti e capannoni in­dustriali. IL NIPOTE CALCIA­TORE - All’Oasi, anni fa, Pallotta si fermò a man­giare con la moglie, senza sapere che il pro­prietario era Mario Ponzani, allievo di don Orione, piccolo azionista della Roma dal ‘69. E di Poggio Nativo erano i due magazzinieri della squadra (il figlio di uno di loro, Ales­sandro Timperi, lo è ancora). E due ex im­piegati e un collaboratore ai tempi di Alvaro Marchini oltre a una giovane promessa, ni­pote di James, Federico Blandino, classe ‘95, che ha giocato nelle giovanili della Roma fi­no al 2009. Tutto concentrato in questo pae­se che a metà mattina appare deserto, eppu­re ha duemila abitanti, divisi tra romanisti, laziali e agnostici, due bar, una fontana, la bandiera americana appesa, alla vista del fo­tografo, su una parete di via Florido, vicino alla scritta Yes We Can,sì possiamo. Mister Miliardo deve vederlo questo posto. Il sin­daco sta per spedirgli un telegramma con cui gli annuncerà la cittadinanza onoraria e l’inaugurazione di una strada intestata a nonno Vincenzo. Ci sarà una festa speciale per il «benefattore» della Roma, e, magari, sperano, anche del borgo. Il campo di calcio, in effetti, non sta benissimo.