(Il Romanista - V. Valeri) - Se nasci in un posto come Gliwice, meno di 200mila abitanti nel sud della Polonia, basta veramente poco per diventare un idolo cittadino, annoverato come unica personalità di spicco.
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Podolski, dalla Polonia al Colonia a suon di goal
(Il Romanista – V. Valeri) – Se nasci in un posto come Gliwice, meno di 200mila abitanti nel sud della Polonia, basta veramente poco per diventare un idolo cittadino, annoverato come unica personalità di spicco.
Lukas Podolski, però, non si è limitato all’ordinaria amministrazione per aprirsi una breccia nel cuore dei polacchi. Nato lì il 4 giugno del 1985 (auguri!), Prinz Poldi si è trasferito con i genitori nella Germania Ovest a soli due anni. Prima a Bergheim, dove nel 1991 inizia a giocare a calcio e rimane fino al 1995, poi a Pulheim, da dove ogni giorno il padre – ex calciatore di spicco in Polonia – macina 20 km per portarlo a giocare a Colonia, dove il piccolo Lukas cresce e viene lanciato nel calcio professionistico tedesco.
DA COLONIA A MONACO - A 18 anni è promosso tra i grandi e da attaccante puro, con un ottimo sinistro, mette a segno 10 reti, ma la formazione del Nord-Reno Westfalia arriva ultima e retrocede nella seconda divisione. I biancorossi, però, non disperano: hanno in casa un giovane talento, uno che sa mettere la palla dentro, cosa che ai suoi compagni non è riuscita per quasi 12 partite consecutive nel 2002, un record per il calcio tedesco. A fronte del secondo addio alla Bundesliga in tre anni, Lukas saluta con un bottino di dodici segnature in venticinque gare disputate; ad accoglierlo c’è il Bayern Monaco fresco Campione per la seconda volta consecutiva, che con 10 milioni di euro arricchisce il suo già nutrito reparto offensivo. Per l’allora 21enne Podolski, infatti, la concorrenza è altissima: Miroslav Klose e Luca Toni non lasciano scampo e segnano senza sosta, relegando spesso il ragazzo di origini polacche – ma naturalizzato tedesco – in panchina, oppure a giocare da ala sinistra, ruolo non suo ma che interpreta spesso con ottimi risultati, dispensando anche buoni assist per le punte centrali.
SCONTRO CON KLINSMANN - Nel 2008, dopo quasi due stagioni a Monaco, Podolski sbotta in un’intervista rilasciata alla Bild nel settembre di quell’anno: «Se potessi tornare indietro – disse amareggiato – non firmerei per il Bayern. Ero venuto qui sicuro di trovare spazio, ma non è così. Se ci fossero delle offerte le ascolterei». Nonostante sia tra i titolari della Germania sin dalla Confederations Cup del 2005, autore di 3 gol ai Mondiali casalinghi del 2006 e altrettanti agli Europei, l’ex bomber Klinsmann non lo utilizza a tempo pieno come invece, per oltre un anno, aveva fatto gestendo la nazionale. Un comportamento che Lukas non capisce e non accetta: «Sarei un pessimo atleta se mi stesse bene la panchina – continua nell’intervista alla Bild - , per questo sarei disposto ad andarmene anche all’estero o tornare al Colonia». E così accade, un anno dopo, nonostante siano molti i club interessati alle sue prestazioni. Nel luglio 2009, infatti, l’attaccante firma un contratto di 4 anni con la squadra in cui è cresciuto, ma non disputa un campionato alla sua altezza: in 27 presenze mette dentro solo 2 palloni. Andrà meglio quest’anno da poco concluso, in cui ha aumentato i gettoni (32) e le esultanze (13).
TOP SCORER NAZIONALE - Con la sua nazionale, Prinz Poldi ha fatto vedere i numeri migliori, attestandosi come terzo miglior attaccante, dopo Gerd Muller e Miro Klose, per rapporto tra gol fatti e gare giocate (42 in 88 match). Nel 2006 è sempre titolare e segna all’Ecuador nell’ultimo incontro del girone A. Si ripete con una doppietta contro la Svezia negli ottavi, mentre ai quarti realizza il terzo rigore dei quattro che fanno fuori l’Argentina dopo i supplementari. La sua fortuna si esaurisce a Dortmund contro l’Italia, quando Buffon gli nega un gol fatto e poi Grosso e Del Piero spingono gli Azzurri in finale. L’8 giugno 2008, fresco ventitreenne, Lukas realizza una doppietta alla sua Polonia nell’esordio all’Europeo di Austria e Svizzera. L’attaccante non esulta, ma dalla patria natìa un deputato si inalbera e propone che gli venga ritirata la nazionalità. Una semplice boutade, che ferisce ma non scompone più di tanto Podolski, che si ripete ai danni della Croazia. Il cammino tedesco proseguirà fino alla finale di Vienna contro la Spagna, con le Furie Rosse che alzano la Coppa. Lo scorso anno, in Sudafrica, Podolski realizza altre due reti, ma anche questa volta il sogno si infrange in semifinale.
ORA LA ROMA? - Come ogni estate, anche questa volta il nome del calciatore di Gliwice viene affiancato a quello della Roma. Se la nuova dirigenza giallorossa dovesse lasciar partire sia Vucinic sia Borriello, Walter Sabatini ha bisogno di sondare il mercato a caccia di una punta di qualità. Podolski lo è: giovane, affamato, con un sinistro delicato e una grande velocità in progressione, abile sia a giocare sulla fascia mancina, sia a proiettarsi negli spazi centrali duettando con un trequartista. Sul suo futuro, però, non c’è accordo tra l’agente italiano Riccardo Sarti e quello tedesco Kon Schramm. Il primo, intervistato da Romanews.eu, ha aperto a un suo approdo nella capitale: «Per Lukas l’opzione giallorossa è assolutamente gradita – ha ammesso Sarti - , è un palcoscenico di qualità e penso che lui qui possa fare molto bene, ha tanta esperienza alle spalle anche a livello internazionale. Non ho ancora avuto contatti con Sabatini, ma ci vedremo entro questa settimana e vedremo. Quanto vale? Lo decide il Colonia». Meno accondiscendente alle fantasie romanista, invece, è Schramm: «Podolski non si muove – ha dichiarato a Calciomercato.it - , rimarrà in Germania almeno un altro anno. Quello che sento in giro sono solo voci, c’è un legame molto stretto tra il ragazzo e la sua attuale squadra, non ci sono i presupposti perché provi esperienze altrove». Da Roma, però, non si scoraggiano. Poter diventare un riferimento nell’attacco capitolino e disputare l’Europa League, ha un sapore ben diverso che conquistare la salvezza in Bundesliga. In fin dei conti, cuore e ambizione non sempre proseguono verso i medesimi orizzonti.
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