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Pjanic assapora la grande sfida: “E' un'atmosfera incredibile”

Ora che l’assenza di Francesco Totti da ufficiosa è divenuta ufficiale, tutta l’attenzione si sposta su Miralem Pjanic.

Redazione

Ora che l’assenza di Francesco Totti da ufficiosa è divenuta ufficiale, tutta l’attenzione si sposta su Miralem Pjanic.

Impegnato ieri sera con la sua Bosnia contro la Francia nello scontro decisivo per le qualificazioni a Euro 2012 (ma il derby con Cissé è saltato perché Dijbril non ha giocato), il trequartista – riadattato da Luis Enrique a centrocampo – potrebbe tornare per la stracittadina nel suo vecchio ruolo. In realtà, lo ha già fatto anche contro l’Atalanta nei 20 minuti finali, quando Totti è stato costretto a lasciare il campo. E tanto poco gli è bastato per confezionare l’assist del 3-1 a Simplicio. Arrivo last-minute nella campagna acquisti giallorossa, Miralem ha già capito l’importanza del derby: «Se c’è una cosa che ho imparato in questi mesi a Roma, è che la gente impazzisce per questa partita — ha detto — Ci sono molti tifosi, la città è tagliata in due, con la Lazio. È una cosa che mi impressiona ma che adoro allo stesso tempo Non vedo l’ora di giocarlo».

In effetti per lui sarà un’esperienza nuova. Lazio-Roma non è certamente paragonabile a Metz-Nancy oppure a quando il Lione giocava contro il St.Etienne e Marsiglia. Il bosniaco se n’è reso conto: «Avevamo dei buoni tifosi a Lione, ma niente a che vedere con quel che ho scoperto a Roma. Qui è la passione nel quotidiano. È incredibile amare così tanto una squadra». Una scelta, quella di dire sì alla Roma, che non gli fa rimpiangere Lione, anche se quando ha firmato il trasferimento non aveva «particolarmente voglia» di partire: «Per me, a 21 anni, la Roma è qualcosa di importante. Dopo la formazione a Metz, più tre anni a Lione, è una nuova tappa. Scopro un nuovo campionato, un nuovo paese. Tutto ciò mi arricchisce molto».

Passerella finale su Luis Enrique: «Un allenatore molto bravo, vicino ai suoi giocatori e che vuole giocare nel modo in cui lo fa il Barça. Si sente che questa cultura è radicata in lui. Gli ci vorrà un po’ di tempo per metterla in atto, ma ha delle belle idee. E se funziona, può far male».