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Pizarro dice ancora no. Ma al Cile

(Il Romanista – G. Dell’ Artri) – Torna a far discutere un rifiuto da parte di Pizarro. No stavolta la Roma non c’entra, anzi dalle ultime indicazioni il centrocampista potrebbe anche giocare a Lecce.

Redazione

(Il Romanista - G. Dell' Artri) - Torna a far discutere un rifiuto da parte di Pizarro. No stavolta la Roma non c’entra, anzi dalle ultime indicazioni il centrocampista potrebbe anche giocare a Lecce.

Sicuramente ci sarà a Donetsk, dove la Roma si aggrapperà alla sua capacità di creare gioco, alle sue geometrie, per provare a fare l’impresa. No, con questo rifiuto la maglia giallorossa non ha niente a che fare. Il “no” in questione il Pek lo ha detto al nuovo ct della nazionale cilena, Claudio Borghi. In molti se lo ricorderanno, Borghi fu uno dei primi acquisti del Milan di Berlusconi che lo prese dall’Argentinos Juniors nel 1987. Ma il ragazzo, chiuso da Gullit e van Basten non trovò spazio e, dopo un anno di anonimato al Como, se ne tornò in Sudamerica. Bene, ora quel ragazzo ha 46 anni e da qualche giorno è il nuovo Commissario Tecnico del Cile. Che presentandosi ha detto subito di voler convincere David Pizarro a vestire nuovamente la maglia rossa del suo Paese. Si sarebbe trattato di un ritorno a più di cinque anni di distanza dall’ultima volta.

Era infatti il 13 ottobre 2005 quando il Pek disse basta, dopo la delusione per la mancata qualificazione ai mondiali di Germania. All’epoca Pizarro si era da poco trasferito all’Inter e preferì dedicarsi unicamente alla sua carriera nella squadra di club. Anche dopo il trasferimento alla Roma, più volte dal Cile hanno provato a richiamarlo, ma lui ha sempre risposto “no, grazie”. Perché voleva pensare solo alla Roma e magari a vincere quel “maledetto scudetto” come lo aveva definito la scorsa estate. Borghi, che ha chiuso la carriera da giocatore proprio nel Santiago Wonderers (la squadra d’origine del Pek), può aver pensato che stavolta le cose avrebbero potuto essere differenti. Perché c’è l’obiettivo dei mondiali del 2014 in Brasile da raggiungere e magari anche perché Pizarro non sta vivendo un momento particolarmente felice alla Roma. E invece la risposta è stata sempre la stessa. «No, grazie». Il ct ha raccontato anche le motivazioni del rifiuto: «David mi ha detto che ho ha disposizione molti giocatori giovani, molto materiale – ha spiegato -. Quando disse addio alla nazionale fu per un motivo preciso, ma è passato molto tempo e pensavo che ci potesse ripensare. Non è stato così». Nessuna distrazione, dunque.

Nessun viaggio intercontinentale. Per David c’è solo la Roma a cui pensare. A patto di mettere da parte tutti i problemi di questi ultimi mesi. Per lui qui nella Capitale non sono giorni facili. Un periodo no culminato con i fischi dell’Olimpico nella partita contro il Parma, con i tifosi che gli contestano la mancata disponibilità a giocare nell’ultima fase della gestione Ranieri. A complicare la faccenda ci si è messo anche l’infortunio al ginocchio subito a fine primo tempo per colpa di un intervento da dietro di Giovinco. Il dolore, l’uscita in barella e il timore che si potesse trattare di qualcosa di grave. Ma uno dopo l’altro gli esami hanno escluso lesioni serie. Ultima in ordine di tempo la risonanza a cui si è sottoposto martedì e che ha dato esito negativo. Ieri, dunque, nel giorno della ripresa degli allenamenti dopo il giorno di sosta concesso da Montella, il Pek è potuto tornare in campo assieme ai compagni. Niente lavoro differenziato, ma allenamento con il gruppo (anche se con una vistosa fasciatura al ginocchio). A questo punto crescono vertiginosamente le possibilità di vederlo in campo domani sera a Lecce. Dove, mancando anche Totti per squalifica, verrebbero altrimenti a mancare entrambe le principali fonti di gioco della Roma. Si potrebbe dunque provare a recuperarlo, a meno che a Trigoria non si preferisca risparmiarlo in vista dell’impegno di martedì prossimo nel ritorno degli ottavi di Champions contro lo Shakhtar. A Donetsk servirà una vera e propria impresa per vincere con due gol di scarto e la presenza del Pek sarebbe fondamentale. Per la Roma, per il cammino europeo. Non per i Cile. Lì ha già detto: “no grazie”.