rassegna stampa roma

Perrotta Ecco come ti conquisto Luis Enrique

(Gazzetta dello Sport-A.Pugliese) Tra diciotto giorni saranno esattamente 5 anni. Cinque anni in cui il calcio italiano ha provato a cambiare, a darsi un volto nuovo, anche a rovesciarsi rispetto al passato.

Redazione

(Gazzetta dello Sport-A.Pugliese) Tra diciotto giorni saranno esattamente 5 anni. Cinque anni in cui il calcio italiano ha provato a cambiare, a darsi un volto nuovo, anche a rovesciarsi rispetto al passato.

Ma da quel 9 luglio del 2006, quando a Berlino l’Italia diventò campione del mondo, anche la Roma ha provato a darsi un’anima nuova. Prima per necessità (la malattia e la morte di Franco Sensi, nel 2008, e il successivo «autofinanziamento» stabilito dalla figlia Rosella), ora per Dna, con il passaggio a DiBenedetto e il made in Usa. Un Dna che trova i suoi geni proprio in quella notte lì. «È un piacere poter contare su grandi giocatori come Totti, De Rossi e Perrotta» , è stato uno dei biglietti da visita di Luis Enrique nella sua prima intervista da allenatore della Roma. Già, proprio loro, i tre romanisti che a Berlino diventarono campioni del mondo. Sorpresa Ma se per Totti («È un giocatore unico, famoso in tutto il mondo» , ha ribadito nella stessa occasione «Lucho» ) e De Rossi non è difficile pensare a loro come punti di riferimento, per Perrotta suona come un’investitura quasi inaspettata. Intendiamoci, l’apporto di Simone (soprattutto negli anni di Spalletti) è sempre stato alto, in particolare nel ruolo (calzato a pennello per lui) di incursore alle spalle della punta. Ma forse anche lui è rimasto piacevolmente sorpreso delle parole del tecnico asturiano. «Sono tre giocatori che hanno fatto la storia del club— ha detto ancora Luis Enrique— e che devono essere d’esempio per i giovani che sono già qui o per quelli che potranno venire» .

Ruolo Ma dove potrà giocare Perrotta nel 4-3-3 di Luis Enrique? L’unica collocazione davvero possibile è quella dei due interni di centrocampo, o a destra o a sinistra. Perrotta, quando sarà utilizzato, andrà a giocare lì. Molto più facile, però, che Luis Enrique ci punti soprattutto dal punto di vista della professionalità e dell’integrità morale. Insomma, un ottimo calciatore (che però va per i 34 anni), ma anche un ragazzo capace di far gruppo, aiutarlo, essere utile anche fuori dal rettangolo di gioco.

Fiducia Del resto, ogni allenatore quando arriva in una piazza nuova cerca di trovare degli appigli, dei giocatori di fiducia già inseriti, degli uomini su cui «scaricare» alcune tensioni o chiedere una mano nelle logiche di squadra. Luis Enrique sembra averli già trovati e sono proprio i tre di Berlino, Totti, De Rossi e Perrotta. Per la qualità, per il carisma e per l’esperienza. E magari quel Dna iridato tornerà anche a replicarsi. Chissà mai...