(Corriere dello Sport-L.Cascioli) In tema di calciomercato c'è per il momento una differenza sostanziale tra la Roma e le sue antagoniste di sempre: gli altri comprano, mentre la Roma, se le va bene, non vende.
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Per ripartire alla grande servono i giocatori giusti
(Corriere dello Sport-L.Cascioli) In tema di calciomercato c’è per il momento una differenza sostanziale tra la Roma e le sue antagoniste di sempre: gli altri comprano, mentre la Roma, se le va bene, non vende.
Resta De Rossi, ma non vuole proprio più restare Vucinic. Sembra il gioco dell'oca: si torna sempre al punto di partenza, con il rischio di dover passare un'altra estate a piangere sulle nostre spalle, con trattative che nascono bene e finiscono male. La strategia della nuova società è mirata all'insegna del cambiamento. Ma forse oltre che i dirigenti, bisognerà cambiare anche qualche giocatore. Fa a tutti piacere che resti De Rossi per quello che il giocatore rappresenta per la Roma nello spirito e nella sostanza. Personalmente sarei stato lieto se fosse rimasto anche Vucinic, convinto come sono che, con i venti milioni richiesti dalla Roma per cederlo, sarà poi difficile trovare un altro attaccante di pari valore. Ormai i danni procurati a tutti dalle frange più violente della società non si contano più. Aver aggredito il giocatore, facendo supporre alla Juventus, all'Inter e alla Fiorentina che la Roma è costretta a cederlo, è un danno gravissimo procurato ai colori giallorossi da una minoranza che si vanta invece di amarli.
Sappiamo che il calciomercato è un acchiappafantasmi. Se si pretende troppo, si finisce con l'abbracciare un pugno di mosche. Bisogna avere le idee chiare, puntare gli obiettivi e non mollare mai la presa, neppure di fronte a tentazioni più intriganti. Solo così è possibile far combaciare le proprie esigenze con la realtà. La Roma è poi una società rotolata in zona depressa, dopo aver vissuto quest'anno anche il declino delle sue ambizioni sportive. Per poter riprendere quota non è interessata a giocatori convenzionali, che sul mercato non mancano. Vuole cambiare marcia, vuole ritrovare lo slancio, accettando anche un minimo di attesa per poter prendere la rincorsa. Ma è necessario evitare di riproporre sulla scena una Roma Minore, senza motivi di speranza e di riscatto. Diciamolo pure. Fino a ieri molti personaggi secondari, giocando con la maglia della Roma, sono diventati protagonisti della scena calcistica. Ci riferiamo a Taddei, a Perrotta, a Cassetti, che da giocatori di contorno, hanno assunto rilievo di primo piano. Ma quella era una Roma il cui meccanismo di gioco funzionava come un orologio. Era il collettivo a giocare da campione, consentendo a tutti di esprimersi al meglio, grazie all'apporto di campioni autentici come Totti, De Rossi, Pizarro, Panucci, Mexes e Juan. Sono stati questi gli alfieri di una chiara volontà di vincere che si trasferiva nel gioco corale. Ma ora si tratta di ripartire, di ricreare quella volontà e quello spirito. E quindi ci vogliono i giocatori giusti per poterlo fare. A proposito di schermaglie di mercato, Zamparini ha fatto rumore nell'ambiente, dichiarando che gli piacerebbe vedere il suo Pastore muoversi in mezzo ai lupi. Zamparini è talmente astuto che ci asteniamo volentieri dal volerlo ribadire. Sa che il giocatore è un pupillo di Sabatini e che la rinuncia della Juventus e la scelta di Alvarez da parte dell'Inter hanno messo Pastore momentaneamente fuori del mercato. Se ha lanciato l'amo è perché sta seguendo una sua strategia per riportarlo in primo piano. Sabatini forse ne sa una più del diavolo, ma Zamparini è tipo da non avere paura dei diavoli ed è sempre certo in cuor suo di saperli imbrogliare.
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