rassegna stampa roma

Pep e Capello, quelli che si vince subito

(Il Romanista – D.Giannini) – E’ troppo giovane, non ha esperienza ad alti livelli e quindi non è adatto per riportare la Roma alla vittoria”. E’ più o meno questo il senso dei ragionamenti dei tifosi che non vedono di buon...

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(Il Romanista - D.Giannini) - E’ troppo giovane, non ha esperienza ad alti livelli e quindi non è adatto per riportare la Roma alla vittoria". E’ più o meno questo il senso dei ragionamenti dei tifosi che non vedono di buon occhio l’arrivo di Luis Enrique sulla panchina giallorossa.

E chi l’ha detto che uno alla prima esperienza su una panchina di un certo livello non possa fare subito bene? E’ la storia, anche quella recente, a dire il contrario. Perché anche le grandi icone della panchina dei nostri giorni sono stati degli esordienti, dei "novellini". Ma hanno vinto subito ed è proprio per quello che si sono conquistati la fama di "migliori". Il caso di Guardiola è il più eclatante e quello sotto gli occhi di tutti, specialmente oggi nel giorno in cui, a soli 40 anni, si appresta a giocare a Londra la sua seconda finale di Champions League dall’alto di una bacheca da far invidia a chiunque: 3 successi nella Liga, una Coppa del Re, una Champions, una Supercoppa Europea, un Mondiale per club. Insomma tutto, e in soli 3 anni. Eppure, quando nel luglio del 2008 il presidente Laporta lo scelse per dare il via alla rifondazione blaugrana, in molti storsero il naso per la sua poca esperienza. Perché in effetti Guardiola fino a quel punto aveva fatto un solo anno sulla panchina del Barça B, per giunta in Tercera Divisiòn, la serie C spagnola. Vale a dire meno di quello che ha fatto Luis Enrique. Qualcuno potrebbe obiettare che l’esempio di Guardiola conta poco, perché Barcellona è un mondo a parte. Perché l’Italia è un’altra cosa. E Capello allora? Oggi per tutto il mondo è Don Fabio, il manager dell’Inghilterra, l’uomo che ha vinto ovunque è andato. Ma nel 1991, quando lo misero sulla panchina rossonera per sostituire Arrigo Sacchi, ovvero l’uomo che aveva cambiato il calcio, Capello era un signor nessuno. Come allenatore, perché come giocatore lo conoscevano tutti. Come tutti conoscono Luis Enrique. Nel 1991 Capello veniva da 4 anni dietro una scrivania come responsabile della polisportiva Mediolanum. Prima ancora aveva allenato la Primavera rossonera vincendo una Coppa Italia e aveva avuto una fugace esperienza in A (solo 6 giornate) per sostituire l’esonerato Liedholm al termine della stagione ’86-’87. Venti anni prima c’era stato Giovanni Trapattoni che, dopo 2 anni al Milan, passò alla Juve e vinse il suo primo campionato nel ’77 a soli 38 anni. In epoca più recente c’è il caso di Roberto Mancini, che nel 2000-2001 era il vice di Eriksson e nel febbraio 2001 era sulla panchina delle Fiorentina con la quale vinse subito la Coppa Italia a soli 37 anni. E si può continuare ancora. In Olanda van Gaal cominciò dall’Ajax B, poi passò a fare il vice e vinse il primo trofeo con i lancieri nel ’93 a 42 anni. Ovvero gli anni che avrà Luis Enrique il prossimo maggio. Questo non significa necessariamente che lui diventerà il nuovo Guardiola, che vincerà come Capello. Nessuno ha questa sicurezza. Nessuno ha la certezza che diventerà un grandissimo allenatore. Ma quella certezza non l’avevano neppure Barcellona, Milan e Ajax. Loro ci hanno creduto, ci hanno puntato. E hanno vinto