(Il Tempo - G.Giubilo) Fine settimana da circoletto rosso, due verdetti definitivi, ma anche altri annunciati e in attesa del conforto della matematica.
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Peggio di così non si poteva fare
(Il Tempo – G.Giubilo) Fine settimana da circoletto rosso, due verdetti definitivi, ma anche altri annunciati e in attesa del conforto della matematica.
Raggiunge il Bari, nella caduta, anche il Brescia umiliato in casa dal Catania, insomma per ora due «B» per la Serie B, fa scongiuri il Bologna non ancora del tutto al riparo. Ma era stato l'Olimpico di Roma a vidimare la conquista più illustre, il ritorno del Milan al tricolore dopo sette anni. Ha lavorato alla grande la società (a Milano i club ci sono, altro che le macerie dalle quali si ripartirà su una delle sponde romane) anche a gennaio, dopo il colpo estivo che aveva riportato in Italia Ibra. Ma l'artefice resta Massimiliano Allegri, all'esordio su una panchina di lusso e subito a segno.
Del resto, per chi aveva visto il suo Cagliari regalare spettacolo nonostante risorse di medio livello, era stato facile vaticinare un altrettanto luminoso avvenire. Capace, il giovane tecnico toscano, di gestire uno spogliatoio ricco di personalità fortissime, ha sfruttato al meglio l'influenza sul gruppo di un autentico guru come Clarence Seedorf. Il neo del prematuro abbandono della Champions addebitabile più alla sfofrtuna che a reali demeriti. Doverose orecchie e musica. Per tornare alle miserie di casa nostra, cioè di una Capitale per molti versi splendida, ma ormai quasi rassegnata alle comparsate calcistiche, da Udine arriva il peggiore dei risultati possibili. Non soltanto per la Lazio, che si è letteralmente buttata via, ma anche per la Roma che un pareggio avrebbe teoricamente tenuto in corsa. Adesso è l'Udinese la grande favorita per l'unica casella europea da riempire. Anche perché le due prossime avversarie, il Chievo a Verona e il Milan, ubriaco di festeggiammenti, al Friuli, non sembrano perticolarmente pericolose. La volata europea era il motivo più interessante del turno, il punticino lucrato dai romanisti nella serata dell'apoteosi milanista lasciava pensare che la Capitale un suo spazio potesse comunque ritagliarselo. Purtroppo la Lazio ha confermato la sua ricorrente vocazione al suicidio, pagando a carissimo prezzo un primo tempo di basso profilo. L'Udinese aveva prodotto squarci sanguinosi sulla fascia sinistra orfana di Radu, creando raffiche di occasioni, due sole delle quali sfruttate al meglio dal solito Totò Di Natale. Poi, quando un rigore e un rosso severo avevano confortato la volontà di rincorsa nella ripresa, Zarate ha voluto imitare Totti e ha offerto ad Handanovic il record del sesto tentativo dal dischetto eluso. La superiorità numerica ha prodotto un assalto di buona qualità, il gol di Kozak non è bastato per evitare la caduta, e forse l'addio ai sogni di Champions, adesso l'Udinese gode di una solida pole-position in vista del rettilineo finale.
Naturalmente non sta meglio la Roma, due e un punto di ritardo rispettivamente sulle rivali. Margini non terrificanti, se ad ampliarne la dimensione non intervenisse una condizione che sarebbe azzardato definire splendente, come hanno testimoniato gli stenti contro un Bari già in vacanza, ma anche di fronte a una capolista, alla quale è stato sufficiente lanciare, in avvio di ripresa qualche messaggio eloquente. A Montella, basti pensare ai minuti concessi a Caprari ignorando Menez, non è parso vero di sancire la non belligeranza, confidando magari in un incrocio di risultati che potessero confortare le residue aspirazioni. Di buono, soltanto la vittoria esterna del Catania, al quale manca tuttavia ancora qualcosa per sentirsi al sicuro dopo le imprese del Cesena e del Lecce. In Puglia è ancora caduto il Napoli, lo stacca l'Inter di Leonardo, undici vittorie su altrettante uscite a San Siro: proprio dove mercoledì salirà la Roma per non dire addio anche alla Coppa Italia.
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