rassegna stampa roma

Palermo vuol dire ripartire

(Il Romanista – T.Cagnucci) «Una battuta d’arresto non intacca il cammino». C’era scritto così su uno striscione in Sud al momento dell’ingresso in campo all’Olimpico di Roma-Palermo. La scritta – without fax (era l’epoca in...

Redazione

(Il Romanista - T.Cagnucci)«Una battuta d’arresto non intacca il cammino». C’era scritto così su uno striscione in Sud al momento dell’ingresso in campo all’Olimpico di Roma-Palermo. La scritta – without fax (era l’epoca in cui ce s’era rotto) – accompagnata da palloncini arancioni e rossi. Un messaggio netto che la curva e tutti i tifosi romanisti davano alla Roma perché soltanto sette giorni prima s’era perso male contro la Lazio.

Ma «una battuta d’arresto non intacca il cammino» perché quella Roma perseguiva la normalità e i comportamenti giusti, era un gruppo, quasi un’idea, aveva una filosofia, una prospettiva e la gente lo sapeva, lo capiva, lo condivideva. E’ come fosse successo oggi (il fax non s’è mai aggiustato) ma non era oggi. Accadde il 17 dicembre (santissimo anniversario) nel 2006.

C’era Lucio non Lucho. Di quel Palermo è rimasto soltanto uno, ma dall’altra parte: Fabio Massimo Simplicio. Fra i titolari di quella Roma c’è soltanto Daniele De Rossi che sarà sicuramente titolare stasera (gli altri sono Pizarro e Perrotta e Totti che sicuramente staserà non giocherà). Tutto molto simile nelle premesse e nella consapevolezza della gente romanista che un derby perso dopo mille giorni sia stata veramente solo «una battuta d’arresto che non intacca il cammino». Oggi più di quella sera il cammino appare lungo ma luminoso, più che altro tracciato: c’è un domani, ci sono obiettivi, mille mete da raggiungere, la voglia di arrivarci tutti insieme. Accadde all’epoca. Domani accadrà.

La speranza è che oggi vada come cinque anni fa, perché quel Roma-Palermo finì 4-0 con doppietta di Mancini e di Totti, anche se il secondo gol del Capitano fu chiaramente un’autorete: un modo estremamente fine e sottile per omaggiare San Paolo Negro che ricorreva quella sera. Corsi e ricorsi, ricorre sempre. Anche questo Roma-Palermo ne insegue tanti altri. Ce ne è uno, particolarmente, che è custodito nelle care pieghe del cuore tifoso dei romanisti: 12 aprile sempre del 2006, stagione prima. Coppa Italia. Semifinale. All’andata era finita male: 2-1 per loro. Al ritorno bastava l’1-0, ma arrivarci all’1-0. Ci pensò «gioca bene gioca male lo volevamo in Nazionale anche in quell’anno Mondiale», Damiano Tommasi, che di questi tempi non segna ma fa lo sciopero contro Zamparini.

Finì così anche perché non sarebbe potuta finire diversamente: in Curva Sud quella sera non c’era solo uno striscione, c’era il campione. Francesco Totti. Che prese il megafono – e fu quasi un’apparizione col suo giubbetto tutto bianco – e disse alla Curva «Roma ti amo». Ci rimase un quarto d’ora. Extraterrestre a casa sua. Fece il "popopopo" e ne cantò pure il motivetto (do you remember?). «Era una vita che non ci tornavo», disse. E’ una vita che passa tra questo e quel Roma-Palermo e un altro, anche se era solo un anno prima, dicembre del 2005, stessa stagione, ma Roma sotto un’acquazzone. Nel cielo e sul campo. Spalletti qualcuno lo voleva persino far dimettere perché perse 2-1 in casa nientepopodimeno che contro Luigi Delneri, uno dei mille allenatori che l’avevano preceduto. Due a uno per il Palermo e 8 calci d’angolo a 2 per il Palermo. Per la Roma segnò Antonio Cassano da Bari prima di finire a fare "er pelliccia" a Madrid, rientrare a Genova senza aver trovato nessuna America e assicurarsi un fine carriera da impiegato a Milano (lui che aveva il genio negli occhi). Quello fu il suo ultimo gol alla Roma. Una specie di addio al calcio fu quel Roma-Palermo, così come ne fu un altro.

L’ultimo. Roba che la trovi scritta ancora sul diarietto di scuola: 16 aprile di quest’anno, Roma-Palermo 2-3. E dire che aveva segnato su rigore Totti. Niente. Pinilla e una doppietta di Abel Hernandez Balbo rendono inutile pure il gol di mister sorriso ritrovato Mirko Vucinic. Niente. Con quella sconfitta Montella ha compromesso la sua permanenza, la Roma la Champions League anche se poi le due cose hanno coinciso soltanto a Catania (è volato apposta lì l’Aeroplanino per ricominciare). Era il 16 aprile, il giorno prima la Roma a Boston era stata ceduta agli americani. Ventiquattro ore soltanto.

Il giorno dopo pare essere cominciato soltanto oggi. Roma-Palermo, la prima partita del ritorno di Franco Baldini: «Una battuta d’arresto non intacca il cammino». Come se il passato tornasse solo per far capire che non è mai passato