(Gazzetta dello Sport - A.Pugliese) Se qualcuno, dopo l'eliminazione in Europa League, si è chiesto se Osvaldo servisse davvero ancora alla Roma, ieri ci ha pensato Thomas DiBenedetto a sgombrare il campo dai dubbi.
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Osvaldo Il killer è pronto «La mitraglia? Merito di Batigol»
(Gazzetta dello Sport – A.Pugliese) Se qualcuno, dopo l’eliminazione in Europa League, si è chiesto se Osvaldo servisse davvero ancora alla Roma, ieri ci ha pensato Thomas DiBenedetto a sgombrare il campo dai dubbi.
«Totti è importante per il nostro progetto, ma io sto con Luis Enrique al 100%». Detto e fatto. E anche se Osvaldo non è certo Totti, allora l'abbondanza lì davanti (Totti, Bojan, Lamela, Osvaldo, Borriello, Caprari e forse Palacio) per soli tre posti non sembra più così eccessiva.
RUOLO Incassati gli applausi di giovedì sera, Osvaldo verrà presentato domani a Trigoria, sperando di smentire subito i sondaggi, soprattutto quelli spagnoli (sul sito di El Mundo Deportivo, alla domanda "Trionferà Osvaldo alla Roma?", il 65% ha risposto con un bel no). Ragazzo sveglio e intelligente, in campo predilige giocare punta centrale, anche se sa adattarsi da esterno. A certificarlo, c'è la benedizione di Zdenek Zeman, che lo ha lanciato a Lecce. «Può giocare sia al centro, sia sui lati, non è un problema, anche se gli piace partire da sinistra — ha detto di lui l'attuale tecnico del Pescara — Ha potenzialità tecniche enormi, pochi attaccanti sanno trattare il pallone come lui e sente la porta. Ma deve migliorare tatticamente, ha problemi di concentrazione».
Speriamo che li abbia risolti in Spagna, dove dopo essere arrivato come il classico acquisto di contorno, è diventato il poco tempo el killer dell'Espanyol, l'attaccante capace di far innamorare di sé migliaia di niños.
PROFILO Ma chi è Osvaldo? Arrivato all'Atalanta nel 2006 dall'Huracan (ma è tifosissimo del Boca Juniors, «la squadra più forte del mondo»), lo volle proprio Zeman al Lecce, per poi sbarcare alla Fiorentina. «Osvaldo, due pizze al tavolo 5», è la battuta con cui gli aprì le porte Firenze, dove Osvaldo è una nota trattoria locale, oltre che il nomignolo classico per i camerieri. Ma lo scetticismo ha lasciato presto spazio all'amore dopo la doppietta all'esordio con il Livorno (l'italoargentino festeggiò con una Ferrari nera tutta nuova) e, soprattutto, dopo i due gol più importanti della storia recente viola: il colpo di testa che permise alla Fiorentina di mettere k.o. la Juve fuori casa dopo 25 anni e la rovesciata (sempre all'Olimpico, ma stavolta al Torino) che consegnò la Champions a Prandelli.
LA MITRAGLIA «Quelli sono sicuramente i gol più importanti della mia storia calcistica», ha detto più volte Osvaldo, che per festeggiare con la Juve riprese il gesto della metralleta. «In onore di Batistuta, l'ho imitato da lui». Anche se gli idoli sono altri. Maradona, ovviamente (Pablo ha una Mini Cooper con una sua incisione sulla portiera), ma anche Ronaldo. «Me incanta, da bambino in camera avevo da una parte la foto di Diego, dall'altra quella del brasiliano». Il resto? Ama la pasta alla bolognese, la musica rock ed è superstizioso. «Quando entro in campo lo faccio sempre con il piede destro, dopo un salto buffo. Come Riquelme, un grande». E l'Italia? L'ha sposata da giovane, grazie al bisnonno Alessandro Pasquini, che partì per l'Argentina da Filottrano (Ancona). Anche se «mi sento argentino e all'iniziò mi sembrò strano giocare con la camiseta azul». Ora, però, c'è quella giallorossa e un progetto che lo può spedire in paradiso.
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