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Osvaldo contro la Lega: “Più italiano io di loro”

(repubblica.it – M. Mensurati) – La prima rete della sua carriera in azzurro, Osvaldo l’oriundo la segna ancora prima di scendere in campo.

Redazione

(repubblica.it - M. Mensurati) - La prima rete della sua carriera in azzurro, Osvaldo l'oriundo la segna ancora prima di scendere in campo.

A due giorni dalla gara di Pescara quando, con ogni probabilità, vestirà per la prima volta la maglia dell'Italia, il calciatore ha trovato il modo di tornare, sia pure per un attimo, sulle critiche piovute addosso a Prandelli il giorno in cui, per sostituire l'infortunato Balotelli, il ct ha deciso di convocarlo. "Da quello che so -  sono le parole di Osvaldo  -  anche qualche giocatore italiano del sud viene criticato, e comunque alla fine io sono più italiano di chi si è lamentato perché vesto la maglia azzurra".  Il riferimento, in particolare, è al deputato leghista Cavallotto che aveva dettato alle agenzie il solito comunicato stizzito: "La convocazione di Osvaldo certifica il fallimento definitivo della politica della Figc. Il progetto di Prandelli sui giovani talenti italiani si sta trasformando in  una pensione per oriundi".

"Io -  ha spiegato il calciatore  della Roma  -  mi sento italiano. La mia famiglia è argentina, ma ho moglie e figli italiani, ed è qui che sono cresciuto calcisticamente". E così, al momento opportuno, Osvaldo si ripromette anche di cantare l'inno di Mameli (appena fischiato dal pubblico serbo al Marakanà di Belgrado). "Se canterò l'inno? Certo L'ho cantato già una volta, quando sono stato nell'Under 21, per me non è un problema cantarlo, e non penso neppure che sia una mancanza di rispetto per nessuno. Anzi, credo che faccia piacere agli italiani. Quindi lo farò". Oltre ad avere regolarissimo passaporto italiano, Osvaldo ingrossa una lista ormai consistente, nella quale lo precedono gli italo-brasiliani Amauri e Thiago Motta e l'omologo Ledesma, che è della Patagonia, mentre lui è di Buenos Aires. Durante il suo felice soggiorno a Barcellona, da punta dell'Espanyol (20 gol in 44 partite), raccontò spesso il suo sogno. "Giocare nell'Italia, quella