(Corriere dello Sport-L.Cascioli) La Roma, da vera nobildonna, riceve il Milan con molta dignità, ma senza nascondere tutte le sue rughe, e allora forse è meglio parlare del futuro.
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Ora un mercato di livello per un vero ciclo vincente
(Corriere dello Sport-L.Cascioli) La Roma, da vera nobildonna, riceve il Milan con molta dignità, ma senza nascondere tutte le sue rughe, e allora forse è meglio parlare del futuro.
Questo futuro che non comincia mai. Sono anni che lo aspettiamo e siamo sempre sulle soglie del nulla. La “Roma delle meraviglie” che fu di Spalletti ha perso lungo la strada molti pezzi, ma non è ancora morta. Difetta di nuovi campioni. Qualcuno ha messo su pancia, altri si appoggiano devotamente a Totti e ormai la sola meraviglia è che il vecchio progetto di gioco si regga ancora in piedi. Quando conosceremo il volto dell’allenatore, cominceremo a saperne di più. Se si vorrà costruire semplicemente una Roma più forte sulla piattaforma della Roma di oggi, l’uomo giusto è Montella. Se si desidera invece impostare un programma più ambizioso di un semplice salto di qualità, e allestire una squadra altamente competitiva anche a livello internazionale, ci vorrà un tecnico esperto, con le spalle robuste e una forte personalità, come potrebbe essere Ancelotti. Se si punta anche allo spettacolo e a mettere in piedi una squadra che sappia vincere e divertire, allora bisognerà richiamare Spalletti, che ha reso competitiva questa squadra quando in cassa c’erano pochi spiccioli. Quest’ultima è solo una provocazione. Fatto sta che Spalletti ci ha fatto vedere la Roma più bella, Ranieri ci ha mostrato la Roma più tenace e Montella forse la Roma più saggia. E a chi potrebbe obiettare che il ritorno di Spalletti sarebbe una minestra riscaldata, si potrebbe rispondere che con la minestra riscaldata di Liedholm, insaporita con qualche nuovo campione, la Roma vinse il suo secondo scudetto. Insomma, c’è minestra e minestra. Scegliere l’allenatore significa comunque scegliere il progetto. La squadra ha tenuto botta con il Milan, ma è parsa a tutti tecnicamente inferiore. D’ora in poi o si fa qualcosa per restituirle autorità o si ammetta sinceramente di non poterlo fare. Per chi si è adagiato sinora sui tempi delle pratiche burocratiche relative al trapasso della proprietà, il tempo è scaduto. Il palcoscenico dell’Olimpico sabato sera ha riproposto sul cartellone alcuni grandi giocatori, ma non vestivano la maglia giallorossa. L’averli saputi tenere a freno è tutto merito della “banda Montella”, ma non ha diminuito la speranza di poter affrontare il prossimo anno il campionato con una Roma più competitiva. Per quello che era nelle loro possibilità, i giallorossi ci sono anche piaciuti. Beninteso, come la visita a un baraccone di pupazzi di cera, quindi facendoci anche un po’ impressione, ma è evidente che in certe situazioni l’impressione fa parte del divertimento, ne forma spesso la sola giustificazione. Complimenti al Milan, che ha meritato il titolo, ma gli assenti hanno sempre torto e purtroppo quest’anno tra gli assenti figura la Roma. Non si può sperare sempre di vincere con le riserve o gli scarti delle squadre che poi bisogna battere o con l’armata Brancaleone dei giocatori a parametro zero. Ora si pone una regola: dal complesso di manifesta inferiorità maturato in questi mesi non si deve cadere in un complesso di superiorità, pensando di tornare a essere subito altamente competitivi. La nuova Roma deve saper trovare un motivo vitale e una misura per giustificare la sua rinascita. Magari giocando per vincere le partite che restano.
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