(Il Romanista - D.Giannini) - Inizia con una sconfitta, riparabile ma pur sempre una sconfitta, l’era della Roma americana.
rassegna stampa roma
Noi giochiamo, loro segnano
(Il Romanista – D.Giannini) – Inizia con una sconfitta, riparabile ma pur sempre una sconfitta, l’era della Roma americana.
Sotto gli occhi di Thomas DiBenedetto, volato a Bratislava per vedere la prima ufficiale, la formazione giallorossa rimedia un brutto (e anche un po’ sfortunato) ko per 1-0 contro lo Slovan nell’andata degli spareggi di Europa League. Uno scivolone che peserà soprattutto dal punto di vista psicologico sulle spalle di una squadra che ha bisogno di entusiasmo per immergersi a fondo nel nuovo calcio di Luis Enrique. E invece i prossimi sette giorni saranno pieni di dubbi e di paure in vista del ritorno (si gioca il 25 all’Olimpico) nel quale ci si giocherà già un pezzo di stagione. E dovrà essere bravo il tecnico asturiano a tenere salde le redini dopo le sorprendenti scelte tecniche fatte ieri sera. Perché Luis Enrique si presenta nelle partite che contano lasciando tutti a bocca aperta già un’ora prima del fischio d’inizio, quando cominciano ad arrivare indiscrezioni, poi confermate dalla formazioni ufficiali, di un undici di partenza impensabile. Lucho per la sua prima ufficiale decide di rinunciare in partenza a Totti, Borriello, Perrotta e Heinze. Che si aggiungono ai vari De Rossi, Juan, Pizarro e Greco, che non erano neanche partiti per Bratislava per squalifiche e infortuni. Ne viene fuori una Roma dall’età media bassissima (a dire il vero lui l’aveva ribadito in conferenza stampa: «non mi interessa la carta d’identità») nella quale davanti a Stekelenburg giocano Cicinho, Cassetti (per l’occasione capitano), Burdisso e Josè Angel. Nel mezzo ci sono Viviani, Brighi e Simplicio, davanti il tridente assolutamente inedito formato da Bojan, Okaka e Caprari. I tifosi romanisti, memori della figuraccia di Valencia, tremano. Ma, almeno per un tempo, si ricredono, perché stavolta la "rivoluzione" di Luis Enrique si comincia a vedere. Molta pressione, personalità e tantissimo possesso palla, come confermato dal dato alla mezzora: 64% giallorosso contro il 36 % slovacco. E, a differenza delle amichevoli, arrivano anche alcune occasioni da gol. All’8’ il primo guizzo di Caprari che dal limite si libera con un dribbling secco e spara a rete forte ma centrale con il portiere dello Slovan che mette in corner. Al 20’ Okaka dà bene nello spazio per Cicinho che, dal fondo, mette indietro nel mezzo dove Caprari si fa ingolosire dalla conclusione al volo e di piatto mette fuori di poco. Al 30’ ancora Caprari prova a ricambiare il favore ad Okaka, ma Jay Jay d’esterno manda alto con Bojan libero a un passo da lui. E lo spagnolo si fa vedere al 33’ con un destro dal limite un po’ strozzato. A inizio ripresa ci si aspettano i cambi in avanti e invece Luis Enrique ricomincia con gli stessi 11 del primo tempo. Bisogna aspettare venti minuti per vedere la prima sostituzione, ma non arriva lì davanti, bensì nel mezzo con Brighi che lascia il posto a Perrotta. Al 68’ arriva la migliore occasione della partita con Simplicio che trova l’imbucata giusta per Caprari che, solo, si gira bene ma piazza cadendo all’indietro e la palla si ferma sul palo. La Roma di Bratislava, di fatto finisce là e torna quella lenta e confusa di Valencia. Al 72’ entra Totti al posto di Caprari e quattro minuti più tardi anche Borriello al posto di Okaka. Ma ormai le gambe non girano più e lo Slovan, più avanti nella preparazione, comincia a guadagnare campo. Al 77’ un opaco Bojan perde palla e dà il via al contropiede slovacco con Cassetti bravo a chiudere in angolo su Sebo. E’ l’avvisaglia del gol che arriva all’80’ con Dobrotka che, lasciato solo, svetta in area e batte Stekelenburg con una conclusione sulla quale forse il portierone olandese poteva fare di meglio. La reazione non c’è, la Roma non ha la forza di riprendere il risultato, anzi rischia anche di subire il raddoppio. Che non arriva e lascia tutto aperto per la partita di ritorno tra una settimana, quando serviranno almeno due reti. Impresa non impossibile contro una squadra tutto sommato modesta come lo Slovan, ma difficile per una Roma che sembra aver imparato a giocare come vuole Luis Enrique ma non ancora a fare gol.
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