rassegna stampa roma

Nela: “Luis Enrique merita fiducia”

(Il Romanista – M.Macedonio) «Se Luis Enrique merita fiducia? Certo che sì. Ci mancherebbe altro!». Non ha dubbi, Sebino Nela, riguardo alla necessità di continuare a lavorare intorno all’idea da cui si è partiti.

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) «Se Luis Enrique merita fiducia? Certo che sì. Ci mancherebbe altro!». Non ha dubbi, Sebino Nela, riguardo alla necessità di continuare a lavorare intorno all’idea da cui si è partiti.

«Sarebbe decisamente sbagliato - dice - mettere in discussione il progetto e rimangiarsi tutto». Anche di fronte a risultati che non arrivano, o a prestazioni che possono apparire discontinue. Tra momenti di crescita e involuzioni. Come è accaduto a Udine, dove la sconfitta ha fatto riemergere le solite dispute tra chi è pro e chi è contro. Si tratti del tecnico, dei giocatori o della dirigenza. «E’ normale che ci si divida in fazioni, almeno per quanto riguarda il presente. In questi casi, si valutano il gruppo, l’allenatore, la società… E soprattutto il lavoro fin qui svolto. A scanso di equivoci, dico subito che sono tra quelli che, onestamente, non si aspettavano che la Roma, quest’anno, potesse già vincere lo scudetto. So bene che quando si cambia molto, si incontrano delle difficoltà. Che si superano però soltanto con il lavoro, memorizzando il tipo di pensiero, oltre che di gioco, che il tecnico mira a instillare nei propri giocatori. Naturalmente, dispiace per questo brutto stop a Udine, perché la Roma era decisamente in crescita».

Come te lo spieghi? Qui si potrebbe aprire un dibattito. Possiamo dare la colpa, come ho letto e sentito, ad una cattiva interpretazione della gara da parte dei giocatori. Ma anche alle caratteristiche dell’avversario. A parer mio, la Roma si è trovata per la prima volta di fronte ad una squadra molto più avanti sotto l’aspetto tattico. Al di là della sconfitta nella partita precedente a Parma, infatti, l’Udinese rimane per me una squadra molto ben preparata. E questo può aver creato disagio alla Roma. Che si è trovata spiazzata, lì in mezzo al campo, con moltissimi centrocampisti e pochi spazi per giocare. Credo che le difficoltà siano nate soprattutto da questo.

Walter Sabatini è apparso irritato, a fine partita, per la poca cattiveria e poca voglia manifestate. E’ una valutazione del direttore sportivo, che se lo ha pensato avrà avuto le sue ragioni e ha fatto bene a dirlo. Anche perché vedere la partita dal campo fa sì che ci si renda conto meglio di una prestazione, sia dei singoli che collettiva. Ripeto, ho notato un disagio, dato dall’avversario, e che può aver smontato a livello mentale qualche giocatore. Perché ci sta che, in quella giornata, chi hai di fronte non ti consenta di fare le cose che sai fare e che magari hai fatto bene in tante altre occasioni. E allora, può succedere che ti scarichi...

E’ vero che, rispetto alle gare precedenti, la squadra è sembrata fare un passo indietro.Ma, complessivamente, non aveva comunque demeritato, visto che il pari sarebbe stato forse il risultato più giusto. Sì, è vero. Ma siccome la differenza la fanno i gol….

Indubbiamente, quelli sono mancati. Non è invece mancata, a fine gara, qualche discussione di troppo tra i giocatori. Con un episodio, che ha visto Osvaldo alzare le mani nei confronti di Lamela, e che quasi certamente darà luogo a un provvedimento disciplinare da parte della società.In questi casi bisogna sempre capire bene cos’è successo. Intanto è positivo che se ne parli. Poi, è normale che a fine partita, con le tensioni accumulate, lo stress, la fatica, ci possa scappare la parola di troppo, che magari nemmeno vorresti dire. Certo, arrivare alle mani… Ora vedremo la posizione della società. Se riterrà oppor tuno mettere fuori rosa, o comunque punire, un giocatore che si sia comportato così, sarà perché questo sia un segnale per tutti. E perché ci si comporti tutti nella giusta maniera.

C’era già stato l’episodio, non gradito, del ritiro della patente a Bojan…E’ vero che i giovani che fanno sport crescono prima degli altri. Perché sono già dei professionisti, che devono quindi attenersi a precisi comportamenti. Poi ci sta che, proprio perché giovani, facciano anche delle stupidaggini. Come le abbiamo fatte tutti. E come le hanno fatte tutti i giocatori giovani di questo mondo. E, in questo senso, si continuerà sempre a sbagliare. L’importante però è capire cosa si sta facendo. Soprattutto se si è fatto qualcosa che non si doveva fare. Così come è normale che si paghi. Ma anche che si impari dagli errori. Faccio un esempio: se uno viene visto in giro alle 3 o alle 4 del mattino, non va certo bene. Assolutamente no. E fa bene la società, in questi casi, a punire chi sbaglia. Punto.

È in arrivo la partita con la Fiorentina. Anche lei, come l’Udinese, reduce da una sconfitta esterna per 2-0. È una settimana, quindi, che si annuncia non facile.Sarà una settimana di lavoro, come tutte le altre, sapendo di affrontare l’ennesima gara difficile. Credo che sarà importante pensare solo a questo. All’impegno in allenamento e poi il giorno della partita. Quanto agli screzi di Udine, sono ragazzi. Che credo avranno già messo alle spalle l’episodio. Perché poi si fa pace. Insomma, non drammatizzerei: sono cose, non gravi, che capitano in tutte le squadre del mondo.

Veniamo al lavoro fin qui svolto da Luis Enrique. C’è chi gli rimprovera questo suo continuo cambiare formazione, 14 in altrettante partite, soprattutto quando, al di là degli infortuni, sembra non trovare giustificazione. Il discorso è semplice. Io credo che lui viva di sue convinzioni. E io non posso dare un giudizio sul suo lavoro. Non lo vedo durante la settimana, e non so quindi cosa lui valuti durante gli allenamenti. Mi limito a guardare le partite in televisione. O, al massimo, a parlare con qualcuno. E devo dire che tutte le parole che ho sentito spendere su di lui sono sempre state molto positive. Se, ad esempio, mette Lamela di punta anziché trequartista, credo sia perché, durante la settimana, non è rimasto convinto da altre soluzioni. E allora, in quel ruolo, lo preferisce magari a qualcun altro. Io non critico a prescindere. Credo che in tutte le situazioni, in famiglia come al lavoro o in politica, sia importante innanzitutto “capire”. Noto anch’io che arrivano critiche, anche pesanti. E c’era forse chi non aspettava altro. Ma personalmente, sarei molto più cauto. So che da parte dello spogliatoio c’è stima e apprezzamento per il lavoro che viene fatto, e soprattutto condivisione delle sue idee di calcio. E allora, per quest’anno, è importante che si continui a lavorare. E solo poi, dalla prossima stagione, si potrà ambire a qualcosa di più.