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Mr Tom e Totti: il Natale di Roma

(Il Romanista – T.Cagnucci) – Sì, dei messaggi da Roma a Boston sono partiti, ma Francesco Totti e mister Thomas Richard DiBenedetto non hanno certo bisogno di appuntamenti per incontrarsi. E’ nell’ordine naturale delle cose tra...

Redazione

(Il Romanista - T.Cagnucci) - Sì, dei messaggi da Roma a Boston sono partiti, ma Francesco Totti e mister Thomas Richard DiBenedetto non hanno certo bisogno di appuntamenti per incontrarsi. E’ nell’ordine naturale delle cose tra via Laurentina e la Tremont Street: il capitano della Roma e il presidente della Roma non potranno non incontrarsi nei prossimi giorni. Magari subito.

 Vedersi, piacersi, scherzare e parlare del presente e del futuro. Del futuro della Roma e di Francesco Totti che è la Roma: futuro da calciatore e da dirigente. Adiacenze. L’appuntamento lo dà il destino. E non è solo un modo di dire. Thomas Richard DiBenedetto, con ogni probabilità, diventerà formalmente il presidente il 27 settembre, il giorno del compleanno di Francesco Totti. Sarà una specie di Natale di Roma. Per Francesco saranno 35 anni, esattamente quelli che aveva Dante quando iniziò e si perse nella sua Divina Commedia. Insomma, è ancora nel mezzo del cammin di nostra vita (da romanista, s’intenda). DiBenedetto lo considera più o meno Alighieri, un capolavoro, così come lo considera Pallotta. L’appeal di Totti negli States è più o meno identico a quello della Roma: anche per il mercato vale quello che è buono per retorica e poesia: sono la stessa cosa. Nessuno lo ha mai messo in dubbio. Punto decisivo e persino scontanto, ma che qualche tempo fa era diventato un passaggio delicato. Questa nuova società ha sempre scelto di mettere Francesco Totti nel centro del progetto. Che è l’ultimo degli slogan, ma è la verità. La squadra - tutta - cioè anche lo staff tecnico - prima di Roma-Cagliari all’Olimpico ci hanno quasi scherzato: nell’abbraccio tuttinsieme e tutto attaccato davanti alla panchina di Luis Enrique, Totti era al centro. Al centro ci stava pure daI carnivori, in quella cena promossa dal capitano da capitano. Qui non ci sono dubbi. Nessuno ne ha. Nessuno ne deve avere.

Francesco probabilmente giocherà titolare anche con il Siena all’Olimpico e finora quello che solo qualche giorni fa era «un problema«, «il declassato», «l’ultimo dei panchinari», è stato l’unico insostituibile dell’attacco. Non è questo il punto. La società, sin dalla primissima intervista di DiBenedetto e in ogni occasione, ha sempre pronunciato il nome Totti («è il nostro simbolo», «il capitano», «il più forte giocatore degli ultimi cinquant’anni» ecc). Con Baldini, si sa, si dovrà parlare ma, oramai, si sa di più che su una parola è stato montato montato mediaticamente un mostruoso equivoco. Pallotta dopo la conferenza americana d’aprile si mise una maglietta della Roma. Quale? La 10 di Totti. La faceva vedere a tutti come un ragazzino felice. Quella che si vende dovunque, dal Libano al Kenya, dall’alba alla luce del tramonto sui tetti di Roma. Totti - anagramma di se stesso - è un ideogramma, un sinonimo, un marchio, è ancora il più forte calciatore italiano. E tutte queste le cose DiBenedetto le sa, in termini di passione, affari, sentimento e marketing. Totti per smarcarsi da certe strumentalizzazioni prima dell’inizio del campionato - in quello che resta uno dei suoi gesti più romanisti - ha parlato invitando all’unità, invitando tutti a stringersi attorno all’allenatore e a questa società. Qualche sanguisuga ha rosicato, più che altro è rimasta senza pasto. Totti è stato sempre altro. E’ sempre stato Totti, l’anagamma di se stesso. E’ rimasto sempre qua dal 27 settembre di 35 anni fa, e il 27 settembre di quest’anno qua sarà il capitano che stringerà le mani del nuovo presidente. Certe storie sono come amori, come le giri le giri, si ritrovano. Dei messaggi tra Roma a Boston sono passati, ma non ce n’è bisogno. Ieri Francesco ne ha mandato uno per stare vicino a Diego Fuser vittima della peggiore disgrazia possibile su questa terra: la morte del figlio («Ho appena appreso della scomparsa di Matteo, figlio di Diego Fuser. Tra le disgrazie che possono accadere nella vita credo che non ne esistano di più dolorose, ed e’ per questo che voglio mandare il mio abbraccio a Diego e a tutta la sua famiglia»). Questo resta il Totti più grande. Il resto è silenzio.