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Montini: “E' la mia rivincita”

(Il Romanista – V. Meta) – Il ragazzo che ha scardinato una porta dei sogni che sembrava sprangata ad appena venti secondi dalla fine per regalare alla Roma uno scudetto che mancava da sei anni, quasi non si scompone quando deve...

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(Il Romanista - V. Meta) - Il ragazzo che ha scardinato una porta dei sogni che sembrava sprangata ad appena venti secondi dalla fine per regalare alla Roma uno scudetto che mancava da sei anni, quasi non si scompone quando deve commentare la sua notte di gloria.

«Voglio ringraziare tutta la squadra, questa vittoria corona una stagione straordinara». Bagnare uno scudetto con una tripletta non è cosa da tutti i giorni, a meno di non essere Pippo Inzaghi. Eppure Mattia Montini, diciannove anni da Frosinone, si dimostra bravo a tenere ad anticipare le emozioni quasi quanto le difese avversarie: a fine gara telecamere e fotografi sono tutti per lui, che risponde gentilmente ma senza clamore e il pallone della tripletta - che da tradizione inglese resta all’autore - lo lancia in tribuna con un destro di precisione millimetrica che arriva morbido fra le braccia dei suoi tifosi. «Ma la maglia di stasera (ieri, ndr) no, quella me la porto a casa io» sorride Montini lasciando lo spogliatoio con la piccola medaglia dorata al collo, vestito di tutto punto e con tanto di felpa buttata sulle spalle mentre dentro i compagni ancora erano alle prese con i gavettoni di rito. Fuori lo aspettano la famiglia e gli amici, il papà Luciano che quando era piccolo lo portava a giocare a pallone la domenica mattina per affinare il sinistro: lezioni private talmente accurate che oggi ci vuole un po’ per accorgersi che quello non è il suo piede naturale. Sorriso disteso e occhi che non sanno dove posarsi, quasi non volesse lasciare niente di questa notte da incartare e mettere via insieme alla maglia: «Sono contentissimo - ripete -. Una serata così per me è unica e irripetibile».

Unica di sicuro: tre gol nella stessa partita, Montini quest’anno non li aveva mai segnati, anche perché una dolorosa infiammazione al tendine della caviglia sinistra lo ha costretto a stare fermo per quasi tre mesi nella prima parte della stagione. Quando è tornato, alla fine di gennaio, ha cominciato a segnare e non ha più smesso, dieci reti solo nel girone di ritorno, quanto basta per fargli arrivare anche la prima convocazione in azzurro con l’Under 20 di Francesco Rocca, che lo ha fatto esordire in Germania. Di Montini si diceva segnasse tanto, ma non nelle partite che contano. In realtà, lui un gol in una finale scudetto l’aveva già segnato nel 2007 contro la Samp quando giocava nei Giovanissimi Nazionali, ma l’arbitro gliel’aveva annullato e se ci ripensa oggi, Mattia ancora non riesce a capire perché: «Questa serata è anche una rivincita nei confronti di chi non ha creduto in me: io i miei gol li ho sempre fatti». Tornato a casa ieri mattina, Mattia ha passato un day after di completo riposo, in attesa di realizzare davvero quello che è successo. La settimana da Dio del centravanti che ha sbancato le final-eight sbaragliando la concorrenza era cominciata dieci giorni fa a Lucca, quando una sua rete a metà del primo tempo ha piegato il Milan e consegnato alla Roma la semifinale. «Il gol più importante della mia carriera» l’aveva definito Montini, che evidentemente non poteva immaginare che sarebbe stato presto scalzato, visto che mercoledì scorso ha messo la firma sul 2-0 al Genoa battendo di sinistro il portiere dell’under 21 Perin. Il resto è il grimaldello dei sogni.