rassegna stampa roma

Mirko e Jerry, cura Montella

(il Romanista – G.Caccamo) Montella è un tecnico giovane, appena svezzato al campionato di serie A, Montella è però tenace, caparbio, conscio che le sue scelte tecniche passano al vaglio di quella che al momento sembra la sua dote più...

Redazione

(il Romanista - G.Caccamo) Montella è un tecnico giovane, appena svezzato al campionato di serie A, Montella è però tenace, caparbio, conscio che le sue scelte tecniche passano al vaglio di quella che al momento sembra la sua dote più inattesa e per certi versi inaspettata, per la sua freschissima arrieradi trainer di calcio:

convincersi e riuscire a convincere che i giocatori, purché dotati, se vogliono possono superare ogni tipo di ostacolo sia psicologico o emotivo. Montella ha lavorato a fondo, in questa settimana, per ricostruire autostima e determinazione, in due giocatori, che per vari motivi, avevano morale e voglia sotto i tacchi; il suo è stato un lavoro certosino, da psicologo che però ha dato i suoi frutti viste le prestazioni di Vucinic e di Menez, i due che più di altri avevano sbagliato nella partita col Palermo. Non è solo questione di ritrovata fiducia, a venir fuori nei primi minuti dell’incontro, (anche perché i goal sbagliati dalla punta montenegrina sembrano la fotocopia delle altre occasioni sprecate), è la voglia di muoversi senza palla, è la ritrovata voglia di infilarsi a percussione nei corridoi lasciati liberi dagli avversari, è la mobilità di tutti i reparti alla ricerca di una coesione e di una ritrovata manovra corale.

Queste sono le premesse che consentono a Totti di inventare appoggi ed aperture improvvise, queste sono le condizioni che consentiranno alla squadra di non soffrire più di tanto le ripartenze del Chievo e di riuscire ad essere sempre e comunque pericolosi nei contro-break. La Roma si fa preferire, per tutto il primo tempo proprio per questa coralità di manovra ed a mancare come coronamento di una prima frazione di gioco a tratti sorniona e a tratti spumeggiante è solo un bottino di reti veramente esiguo rispetto alle occasioni create.

Solo i primi 10 minuti, alla ripresa, ci ricordano che lo sparring partner di oggi si chiama Chievo, perché subito dopo, la capacità di costruire azioni da goal della Roma, diventa imbarazzante; la perfetta disposizioneincampodegliattaccantiromanisti, finisce per ridurre ogni contropiede in un “uno contro uno”, di facile soluzione per le punte giallorosse, ben coadiuvate da un centrocampo solido, attivo e capace di ribaltare il fronte di attacco alla prima difficoltà.

E un monologo, quello della Roma, un monologo che rende poi ancor più amaro il raffronto con le tante, troppe occasioni sciupate dalla formazione capitolina, solo per mera disattenzione o distrazione nel corso di questo campionato: impeccabile tutta la difesa, perfetta la partita dei centrocampisti, come al solito da standing ovation quella del capitano, sempre nel vivo della manovra sempre presente nelle azioni più importanti, altruista come pochi nel pennellare suggerimenti e assist ai compagni. Le prestazioni di Vucinic e Menez, richiederebbero un capitolo a parte, per come complesso e particolare è il momento psicologico ed emotivo che stanno attraversando, ma tutto ciò che di positivo oggi abbiamo visto è di sicuro ascrivibile sì alla loro disponibilità ma anche e soprattutto all’ottimo lavoro su di loro fatto in settimana dal giovane tecnico romanista.