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Miracolo Atalanta “Ora ridateci i punti”

(repubblica.it) L’Atalanta non si accontenta del primato virtuale che da ieri tutti le riconoscono forse anche con un pizzico di enfasi eccessiva, come se la penalizzazione fosse un accidente piovuto senza motivo e non l’effetto di un...

Redazione

(repubblica.it) L'Atalanta non si accontenta del primato virtuale che da ieri tutti le riconoscono forse anche con un pizzico di enfasi eccessiva, come se la penalizzazione fosse un accidente piovuto senza motivo e non l'effetto di un processo della giustizia sportiva sullo scandalo scommesse, aperto dalla procura di Cremona (per altri motivi non si accodanoalle celebrazioni i tifosi del Novara che ieri sono tornati da Bergamo con l'amaro in bocca per il 2-2 regolare annullato a Granoche in pieno recupero).

Il club bergamasco non vuole sprecare nulla di questa partenza sprint. Adesso dopo tre vittorie e un pareggio, il sogno è quello di eliminare la zavorra del -6 iniziare per trovarsi davvero a 10 punti, davanti a tutti grandi comprese, grazie a un altro grado di giudizio della giustizia sportiva. "In questo avvio - spiega Pierpaolo Marino, direttore dell'area tecnica, a Radio Anch'io Sport - abbiamo fatto un piccolo miracolo. Se il tribunale del Coni restituisse i punti e venisse applicata la vera meritocrazia, togliendo questa assurdità della responsabilità oggettiva, si potrebbe guardare avanti. Adesso così si può solo guardare indietro perché abbiamo quattro punti e questa è la realtà". La speranza atalantina è un'assoluzione da parte del Tribunale arbitrale dello Sport del Foro Italico. Anche se qualcuno fa notare che forse proprio la penalizzazione è stata la scintilla che ha permesso alla squadra di compattarsi in modo particolare e confezionare questa partenza

 

record. Era dalla stagione 2000-2001 che l'Atalanta non scattava così velocemente ai blocchi della Serie A: anche in quel caso un pareggio alla prima giornata (Lazio), poi tre vittorie con Vicenza, Bari e Verona.

Era l'Atalanta di Giovanni Vavassori che arrivava in Panda all'allenamento e scansava la gloria momentanea con i suoi modi ruvidi. Era una squadra formidabile, quasi interamente formata da giovani del vivaio: alla quinta giornata andò a pareggiare 3-3 a San Siro col Milan in una delle partite più belle del campionato italiano degli ultimi 20 anni. Il simbolo era Cristiano Doni, l'uomo che in fondo domina la scena anche adesso nonostante i 3 anni e mezzo di squalifica per lo scandalo scommesse che lo tengono lontano dal campo. Quando l'Atalanta entra in campo, la curva esibisce un gigantesco 27, il numero dell'ex capitano. Ieri Luca Cigarini ha festeggiato il gol mimando il gesto di Doni: la mano sotto il mento per dire "su la testa", esultanza inventata dopo il coinvolgimento del fantasista nella presunta combine tra Atalanta e Pistoiese di Coppa Italia dell'agosto 2000. In caso di condanna al ritorno in B forse il trattamento sarebbe stato diverso, ma così Doni può restare l'idolo della gente atalantina. "Doni  -  continua Marino  -  ora è in grandissima difficoltà, difficile passare da un mondo fatato ad un mondo che lo infanga. Speriamo che il tribunale del Coni possa restituire credibilità e onestà all'uomo Doni che lo meriterebbe. Lui è vicino a noi negli allenamenti. E noi siamo vicini sia all'uomo che al calciatore". Marino ha contribuito a questo successo con alcuni acquisti intelligenti: German Denis, Maxi Moralex, Matteo Brighi, Manolo Gabbiadini, Andrea Masiello ed Ezequiel Schelotto, ieri devastante sulla fascia destra, già paragonato dai tifosi a Claudio Paul Caniggia  e pronto a sognare l'azzurro ("I paragoni mi fanno piacere, ma non parlatemi di Atalanta prima, dobbiamo guardare la classifica vera", commenta l'ala italo-argetinta). In panchina c'è un allenatore che a Bergamo si esalta sempre, fin dalla promozione in A nel 2006: "Non so quando mi ricapiterà di essere primo in classifica - sorride Stefano Colantuono - sarebbe stato bello passare una settimana da vera capolista". E poi, come sempre quando si parla di Atalanta, arriva il vivaio. Ieri erano quattro su undici i titolari cresciuti sui campi di Zingonia: Consigli, Bellini, Capelli e Padoin. A gara in corso ne è entrato un altro: il fantasista Bonaventura, titolare nelle precedenti gare. Sono numeri da piccolo Barcellona all'italiana. Per questo c'è da ringraziare un uomo che si vede poco, ma famosissimo per chi segue il calcio giovanile. Marino lo fa: "C'è un uomo che fa la fortuna di questo club. Si chiama Mino Favini, è un mago". Da vent'anni Favini dirige il settore giovanile bergamasco ed è una delle persone più pulite del nostro calcio di vertice. Ha lanciato in panchina il Ct Cesare Prandelli che, infatti, lo avrebbe voluto a Coverciano. Ma lui ha preferito restare in Lombardia a curare da vicino i suoi tanti nipoti vestiti di nerazzurro che magari un giorno giocheranno in Serie A.