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Minacciò Baldini, 4 mesi a Moggi

(Il Romanista – D.Galli) – «Buongiorno pezzo di merda, stai attento che finisce male». Aveva ragione Luciano Moggi. E’ finita male. Malissimo. Per lui.

Redazione

(Il Romanista - D.Galli) -«Buongiorno pezzo di merda, stai attento che finisce male». Aveva ragione Luciano Moggi. E’ finita male. Malissimo. Per lui.

Quel messaggio in stile malavitoso a Franco Baldini, condito da un insulto, gli è costato 4 mesi di reclusione per minaccia a pubblico ufficiale. La sentenza è stata emessa ieri dal giudice di Roma, Luca Comand. E’ il 19 giugno 2008. L’ex diggì della Juve e l’attuale diggì della Roma incrociano lo sguardo fuori dall’aula dove, di lì a poco, Franco Baldini avrebbe dovute deporre in qualità di testimone nel processo Gea. E quindi in veste di pubblico ufficiale. Evidentemente convinto che la cosa sarebbe finita lì, Moggi apostrofa così il suo nemico numero uno, che in quel periodo lavorava a tempo pieno per la nazionale inglese: «Buongiorno pezzo di merda, stai attento che finisce male».

Baldini incassa. Ma quando viene chiamato a raccontare come funzionasse il sistema-Gea, fa una premessa. Denuncia tutto. «Lui – dice Baldini al presidente del Tribunale - mi è venuto incontro e, con il dito puntato a dieci centimetri dal viso mi ha detto quelle parole. Può testimoniare un cronista del Corriere dello Sport che era seduto sulla panchina accanto a me». In sede processuale, l’ennesima della storia giudiziaria dell’ex dg della Juve, il pm chiede 8 mesi di reclusione e 20 mila euro di risarcimento danni per minaccia a pubblico ufficiale. Moggi se la cava con la metà dei mesi, più una provvisionale di 5mila euro immediatamente esecutiva in vista di un risarcimento danni che andrà adesso quantificato e 2mila euro per spese di giudizio. «Finisce male», aveva profetizzato Moggi. Beh, vediamo un po’: Baldini è stato (lo è ancora, in realtà) team manager della nazionale inglese, è il nocchiero della Roma, continua a coltivare amicizie, hobby e passioni e, a giudicare dalla partitella giocata contro l’area comunicazione della Roma, ha ancora un gran tocco di palla.

Moggi è stato invece condannato a un anno di reclusione per violenza privata nell’ambito del processo Gea. Poi la ciliegina sulla torta: 5 anni e 4 mesi di carcere per Calciopoli, più il divieto di avvicinarsi a uno stadio quando la sentenza diventerà esecutiva. Alla base del provvedimento c’è la peggior motivazione possibile per un dirigente sportivo: associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Il pm di Napoli, Narducci, ne ha stroncato così la difesa, a sentenza pronunciata: «Moggi non ha puntato a dimostrare la propria innocenza o estraneità, ma piuttosto a dire che c’erano anche altri a fare quelle cose». Della serie: sì, frodavo il sistema, ma lo facevano pure gli altri. Cinque anni e 4 mesi per la condanna penale. Prima però c’era stata quella sportiva. Cinque anni con proposta di radiazione. Proposta accolta dalla Federcalcio, per il sistema calcio non esiste più. Allora, Moggi: a chi è andata peggio, dal quel 19 giugno 2008? Tre condanne dalla giustizia penale, una da quella sportiva. Moggi si informi, magari esiste la possibilità di un abbonamento per l’ingresso nelle aule di giustizia. Se qualcuno lo sa, lo avvisi. Gli faccia una telefonata