(Il Romanista - D.Galli) - Non è stato un doppio passo. Non è stato nemmeno calcio. È stato di più: arte, poesia, un canto armonico, un lampo di genio.
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Menez, un gioiello per noi «Il dito? Per i miei amici»
(Il Romanista – D.Galli) – Non è stato un doppio passo. Non è stato nemmeno calcio. È stato di più: arte, poesia, un canto armonico, un lampo di genio.
Che hanno fatto più di noi?, si domandava uno sconsolato Donadoni a Sky. Se parti dalla fine, dal minuto numero due di recupero della ripresa, ecco, hanno fatto anche questo. Anzi, ha fatto. Lui l’ha fatto: monsiuerMenez. Vucinic gli ha servito una palla nel tunnel. E Jeremy nel tunnel non ci si è perso. Ha acceso la lampadina, ha messo il turbo, si è bevuto (perdonate: ha saltato) un difensore, finta, controfinta, doppio passo, Agazzi per terra e pallone in rete sotto gli occhi di Le Roi Platini. Mon Dieu, che gol! Messo a sedere il portiere del Cagliari, Menez ha scagliato il pallone in porta a velocità supersonica. Quasi stizzito. Strano? C’è una spiegazione. Menez è un artista. Lui, col gol, quasi non ci si sporca. Normalmente, si dribbla mezza difesa e serve qualcun altro. Jeremy è la mente, gli altri sono il braccio. Da lassù non l’hanno mica programmato per questo. Qualcuno, però, lo rimprovera proprio di questo: non finalizza. Quel qualcuno siamo un po’ tutti noi. I romanisti glielo dicono sempre. Fa tutto benissimo, Jeremy. Poi però non conclude. Glielo dicono i romanisti, ma glielo dicono anche i suoi amici. Che ieri erano in mezzo al pubblico, in Monte Mario. Erano venuti apposta dalla Francia, ha rivelato Montali a fine partita. È stato il dirigente romanista a spiegare le ragioni di quel gesto apparentemente irridente dopo il gol. L’indice davanti alla bocca, il sorriso sghembo. Quasi sgraziato. Pareva avercela con qualcuno, Jeremy. Non ce l’aveva con nessuno, invece. Scherzava a distanza coi suoi amici. «Avete visto che so anche segnare?», voleva dire loro. Scappando dall’Olimpico, Menez ha confermato le parole del suo direttore: . E il gol? Forse, era anche per Platini: «So che era in tribuna». Menez ha un sacco di sogni. Uno di questi è quello che coltiva ogni bambino francese. Passare da trionfatore sotto le luci dei Champs Elysées, indossando la maglia della nazionale. Per Ranieri già se la meriterebbe. Il tecnico lo ha elevato al rango di quasi insostituibile. Curioso, però. A Cagliari, un anno fa, i due arrivarono quasi alla rottura. Ranieri ammise di avere sbagliato a gettarlo nella mischia, perché Menez aveva risposto alla chiamata con un atteggiamento indolente. Il rapporto si ricompose perché il tecnico fu bravo a non mandarlo in mille pezzi. E perché Jeremy riconobbe il peccato. Peccato di gioventù. Un anno dopo, Menez ha segnato forse il suo gol più bello mettendo a sedere proprio il Cagliari. Sotto gli occhi di Platini. Chapeau.
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