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Menez: “Totti è stato un maestro”

(Il Romanista-F.Cassini) Più che partito, Jeremy Menez è tornato a casa. È approdato al Paris Saint-Germain da un paio di settimane appena, eppure il ventiquattrenne attaccante francese ha già fatto in tempo a incontrare da avversario i...

Redazione

(Il Romanista-F.Cassini) Più che partito, Jeremy Menez è tornato a casa. È approdato al Paris Saint-Germain da un paio di settimane appena, eppure il ventiquattrenne attaccante francese ha già fatto in tempo a incontrare da avversario i compagni con cui aveva cominciato quella che sarebbe stata la sua quarta stagione con la maglia della Roma.

E li ha pure battuti. Ma nelle valigie che ha fatto per tornare nella sua Parigi, Jeremy ha chiuso anche il ricordo di tre anni importanti: «La Roma resterà per me una buona esperienza» ha detto nella prima intervista da giocatore del Psg, concessa a France Football. Un’esperienza di cui gli resterà impressone gli occhi un giocatore in particolare,e non è difficile indovinare quale: «FrancescoTotti. Con lui ho stretto anche un bel rapporto di amicizia, così come con Philippe Mexes. Sono entrambi dei grandi campioni e dei grandi uomini che mi hanno aiutato a crescere e a progredire come calciatore».Che la sua storia con la Roma fosse destinata a concludersi era diventato piuttosto chiaro sul finire della scorsa stagione, passato a guardare i compagni giocare per scelta tecnica di Vincenzo Montella, che più di una volta lo fece infuriare preferendogli anche un Caprari non ancora diciottenne. Menez non aveva mai nascosto di non gradire il trattamento riservatogli dall’ex tecnico, con l’arrivo di Luis Enrique sembrava che le cose potessero cambiare,ma in realtà se la Roma voleva lasciarlo partire, questo era l’unico momento buono, visto che il suo contratto sarebbe scaduto nel 2012 e il club non poteva rischiare di perderlo a parametro zero tra qualche mese. Così le strade della Roma e di Menez si sono separate, senza clamore,senza recriminazioni (e sì che se volesse Jeremy qualche sassolino dalla scarpa potrebbe toglierselo, magari uno di quelli che qualcuno pensò bene di lanciare sulla sua auto), anzi con gli abbracci di Innsbruck.«In questi anni ho avuto la possibilità di conoscere un grande club straniero, che mi ha permesso di crescere, di forgiarmi un carattere, una mentalità». Quello che forse non rimpiangerà è proprio ciò che i tifosi gli hanno sempre rimproverato: la scarsa continuità e soprattutto la mancanza di concretezza sotto porta: «In Italia si cerca sempre e solo la vittoria, è quella l’unica cosa che conta. La Serie A è molto esigente in questo senso». Ora la nuova avventura nella sua città, con i colori per i quali ha fatto il tifo sin da piccolo e che ora, grazie agli investimenti della nuova dirigenza, sta rapidamente ampliando i propri orizzonti: «Il Paris Saint-Germain era il mio destino- conferma-. Ho l’impressione che il club stia entrando in una nuova dimensione. Per me era il momento della svolta. Firmando con il Psg, ho fatto una scelta sentimentale, ma soprattutto di carriera. Credo che le nostre reciproche ambizioni si incontrino in un buon momento. Vogliamo andare ancora più in alto». Niente di impossibile se , come sembra, ad aiutarlo a spiccare il volo arriverà Javier Pastore. E pensare che avrebbero potuto essere compagni nella Roma.