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Mazzola: «De Rossi un grande»

(Il Romanista – M.Macedonio) – E’ sempre più il giocatore che nella storia della Roma vanta il maggior numero di presenze e di gol realizzati con la maglia della nazionale. Con quella di stasera all’Olimpico, infatti, saranno 70...

Redazione

(Il Romanista - M.Macedonio) - E’ sempre più il giocatore che nella storia della Roma vanta il maggior numero di presenze e di gol realizzati con la maglia della nazionale. Con quella di stasera all’Olimpico, infatti, saranno 70 le partite disputate in azzurro da Daniele De Rossi.

Un traguardo importante per il campione del mondo, anche perché gli permette di eguagliare un grande del passato come Sandro Mazzola, e di celebrare l’evento davanti al proprio pubblico. Non escludendo (una decisione verrà presa in queste ore) di poterlo fare anche con la fascia di capitano. Due destini che si intrecciano, quello di Daniele e quello di Mazzola. L’ex mezz’ala nerazzurra e della Nazionale ne battezzò infatti l’esordio in azzurro commentando, come seconda voce, la telecronaca di Marco Civoli in occasione di quell’Italia-Norvegia (2-1) del 4 settembre 2004, quando Daniele, dopo l’iniziale vantaggio di Carew, segnò, già all’8’, il gol del pari. «Ricordo vagamente quella partita – racconta oggi Mazzola. - So però che dalla prima volta che l’ho visto mi è subito piaciuto». Le cronache di allora confermano che proprio lui ne parlò in termini entusiastici, paragonandolo a Bulgarelli e parlandone come di un nuovoFalcao. «E’ vero. Mi piace molto. E sono molto contento che sia arrivato a raggiungermi. Penso pure che potrà andare ancora molto avanti, perché è un giocatore che vale e che apprezzo innanzitutto per quello che sa fare in campo. E’ uno che sente la partita, ha sempre voglia di fare, e quando le cose non vanno bene, si impegna ancora di più perché non lo accetta. Sempre però con lo spirito giusto, quello di competizione positiva. Tecnicamente, poi, è un centrocampista assolutamente completo: uno che sa anche andare a far gol, e non ce ne sono tanti così. Ripeto: è completo, perché sa fare tutte e tre le fasi, quella difensiva, quella di metà campo, quale che sia ilsuo ruolo lì in mezzo, e quella d’attacco, come ha dimostrato tante volte, sia nella Roma che in Nazionale. Tra l’altro, avendolo conosciuto personalmente, so anche quanto valga come uomo».

A questo proposito, ricordo una sua dichiarazione, nel marzo scorso, quando Daniele venne squalificato per la gomitata a Srna nella gara di Champions tra Shakhtar e Roma e lei, in quell’occasione, disse che al posto di Prandelli lo avrebbe comunque convocato in Nazionale. «Sì, lo ricordo bene. E confermo quanto dissi allora. Non lo avrei fermato. Perché tutti possiamo sbagliare e una volta ci può stare. Bisogna saper castigare ma anche perdonare. Del resto, lui per primo riconobbe l’errore». Un giocatore, Daniele, che fin dalla sua prima partita in maglia azzurra è stato e continua ad essere un punto fermo per qualsiasi ct, da Lippi a Donadoni, fino allo stesso Prandelli. «E pensare che qui in Italia, dove evidentemente siamo dei fenomeni, c’è stato chi è arrivato a dire che lui e Pirlo non potevano giocare insieme. Io ho invece sempre sostenuto che sono una coppia ideale. E il campo lo sta dimostrando. Ma in questo Paese siamo sempre stati così. Fin dai tempi in cui lo si diceva a proposito di me e Rivera, obbligandoci alla staffetta, quando invece il Brasile giocava con cinque “numeri 10”. E ci vinceva i Mondiali!...». C’è un po’ di apprensione, qui a Roma, dovuta al fatto che, seppur vicina, la firma di De Rossi sul rinnovo del contratto ancora non arriva.

«Sto leggendo queste cose sui giornali. Penso però che se la Roma vuole impostare un nuovo ciclo, come sta facendo, non possa prescindere da giocatori come lui. Sia per quello che sa fare in campo, sia perché lui “è” la Roma. Come del resto lo è Totti. Perché se uno pensa alla Roma pensa innanzitutto a loro due». Una società ed un tecnico, in casa giallorossa, che hanno scelto di puntare soprattutto sui giovani, ma dove un ragazzo di 28 anni come lui – lei me lo conferma con le sue parole – può rappresentare soprattutto una guida e un punto di riferimento anche per i compagni. «E’ proprio così. Tra i 26 e i 30 anni si è nel pieno della maturità calcistica. E De Rossi sta attraversando giusto adesso quell’età che per un giocatore è la migliore in assoluto. A mio parere, privarsene, in questo momento, sarebbe per la Roma un grosso errore. Spero che non accada