(Il Romanista - V.Meta) - Nessuno sceglie il proprio nome, ma certe volte portarlo è un po’ più pesante. Da ieri per Gabriele Marchegiani, portiere classe ’96 che quest’anno difenderà i pali degli Allievi Regionali, sarà forse più facile affrancarsi dalla scomoda posizione di figlio d’arte, grazie alla prima convocazione in nazionale della sua pur giovanissima carriera.
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Marchegiani-Italia 17 anni dopo
(Il Romanista – V.Meta) – Nessuno sceglie il proprio nome, ma certe volte portarlo è un po’ più pesante. Da ieri per Gabriele Marchegiani, portiere classe ’96 che quest’anno difenderà i pali degli Allievi Regionali, sarà...
La notizia che avrebbe dovuto presentarsi al Mancini Park Hotel per rispondere alla chiamata del ct dell’Under 16 Daniele Zoratto, di scena questa sera in Svizzera nella prima di due amichevoli con gli elevetici, gli è arrivata giovedì scorso ed è stata accolta con comprensibile entusiasmo. Quando hai un papà che ha sfiorato il titolo mondiale giocando nel tuo stesso ruolo, infilarsi la maglia azzurra non può non avere un significato particolare. Quindici anni compiuti a giugno, fino a qualche anno fa Gabriele sembrava destinato a ripercorrere le orme del papà, dieci anni fra i pali della Lazio: invece a portarselo via dal Futbolclub è stata la Roma, che l’ha preso nel 2009 per aggregarlo ai Giovanissimi di Manfré, con cui ha vinto il titolo regionale. L’anno scorso è stato Vincenzo Montella a promuoverlo titolare fisso nei Nazionali e sull’imbattibilità della difesa romanista durata la bellezza di sette partite c’erano le mani del giovane Marchegiani. Alto ed elegante, ottimi riflessi, il portierino dai capelli rossi si è confermato affidabile anche quando si è trovato ad affrontare gli attaccanti migliori d’Italia, quelli di Fiorentina, Inter e Genoa, avversarie nel girone da incubo che ha messo fine al sogno scudetto dei ragazzi di Massimiliano Catini, subentrato a Montella dopo il suo passaggio in prima squadra. A non essergli andato proprio giù è piuttosto non aver potuto giocare contro il Parma nella semifinale della Nike Cup per colpa dell’assurda espulsione che l’ha costretto a lasciare i compagni in dieci contro il Milan: non era stato lui a commettere quel fallo, ma l’arbitro non volle sentire ragioni e a Gabriele non rimase che guardare fra le lacrime la Roma che batteva i rossoneri (con tanto di rigore parato da Romano, entrato al suo posto) ma cedeva al Parma sotto i colpi del gigantesco Cerri. L’azzurro - dove ritrova un compagno di Roma, il regista Matteo Adamo - premia una stagione di assoluto livello, giocata con una continuità di rendimento notevole per un ragazzo così giovane. Che da oggi potrà non essere più soltanto "il figlio di Marchegiani"
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