(Il Romanista - C.Fotia) - L’11 novembre di quattro anni fa moriva Gabriele Sandri, ucciso da un colpo di pistola esploso dall’agente di polizia Luigi Spaccarotella, dopo che al casello autostradale di Badia al Pino, nei pressi di Arezzo, c’era stata una rissa tra tifosi laziali e juventini.
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(Il Romanista – C.Fotia) – L’11 novembre di quattro anni fa moriva Gabriele Sandri, ucciso da un colpo di pistola esploso dall’agente di polizia Luigi Spaccarotella, dopo che al casello autostradale di Badia al Pino, nei pressi di...
L’agente di polizia è stato condannato a nove anni e quattro mesi di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale. Una sentenza che fa giustizia, essendo stato dimostrato che l’agente sparò da molto lontano e non perché fosse in pericolo e comunque quando la rissa (per altro di lieve entità) era già terminata. La notte della morte di Gabbo, così era chiamato Gabriele dai suoi amici, Roma fu messo a ferro e fuoco da gruppi di violenti di entrambe le tifoserie, in base a un piano coordinato e nel pomeriggio c’erano stati scontri in altri stadi, alimentati anche dalla rabbia provocata dalla mancata sospensione del campionato. La sentenza, per quanto giusta non potrà restituire ai suoi familiari e ai suoi amici Gabbo, perché la morte ha questo di tragico, che è irreversibile e non può essere risarcita.
Ma una morte così ingiusta, assurda, inaccettabile, questa volta ha generato un fatto di straordinario valore civile: l’impegno contro ogni forma di violenza nel mondo dello sport, da parte della famiglia e la nascita della Fondazione Sandri. Il papà di Gabbo, Giorgio, in particolare è diventato l’apostolo di una battaglia per la non violenza che ci ha visto, ci vede e ci vedrà sempre al suo fianco. Caro Giorgio, questo giornale è pronto a farsi portavoce delle vostre iniziative, che saranno anche le nostre. La pensiamo esattamente come te: contro ogni indiscriminata criminalizzazione dei tifosi, che crea il clima consono a episodi come quello di Badia al Pino, ma anche contro ogni forma di violenza, anche quando si maschera da tifo. Per questo, per quello che può valere la nostra opinione, speriamo che la Roma, che incontrerai giovedì prossimo, aderisca alla vostra richiesta di mettere il logo della Fondazione sulle maglie. Per questo ci auguriamo che anche tu sia tra i promotori dell’iniziativa antirazzista lanciata da questo giornale e che sta prendendo forma per impulso della comunità ebraica e delle istituzioni romane
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