rassegna stampa roma

«Vi prometto una grande Roma»

(Il Messaggero – U.Tani) «Sono qui perché amo Roma». James Pallotta, amico e partner del futuro presidente giallorosso Thomas Richard DiBenedetto, non nasconde lo stupore per l’entusiasmo e la curiosità che lo stanno accompagnando in...

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(Il Messaggero - U.Tani) «Sono qui perché amo Roma». James Pallotta, amico e partner del futuro presidente giallorosso Thomas Richard DiBenedetto, non nasconde lo stupore per l’entusiasmo e la curiosità che lo stanno accompagnando in questa sua breve visita nella Capitale.

«Un weekend da semplice turista» assicura uno dei manager americani che è con lui e dice la verità. Basta seguirlo dalla prima mattina per capire che si sta godendo la sua vacanza romana. Una lunga passeggiata al centro, senza nascondersi, stringendo le mani ai tifosi giallorossi che lo riconoscono. A loro, fa quasi un annuncio. «Tom presto vi regalerà una sorpresa». Pallotta non deve meravigliarsi per l’accoglienza.

La Roma, oggi all’Olimpico per l’ultima gara dell’éra Sensi, è il cuore di questa città. Che si emoziona e si scalda per lo sbarco americano che può risollevare un club in crisi e ricostruire una squadra sfinita e senza identità. «Sta per arrivare Tom, vedrete che farà una grande Roma», sorride il bostoniano. Il riferimento è sempre a DiBenedetto, al suo compagno d’infanzia. Perché è lui il capo, che decide e sceglie. «Si fermerà qui a lungo».

E spesso sarà a Roma anche James, 58 anni e tanto italiano: il papà di Teramo, la madre pugliese, un bisnonno calabrese e uno di Poggio Nativo, la nonna materna quasi romana. Mister hedge fund è nella Capitale da ieri mattina. Il suo jet Global Express atterra a Ciampino alle ore 8,10, direttamente dal Massachussets. La scritta Raptor è il riferimento al fondo principale di Pallotta che è un mago degli speculativi. James va direttamente in centro, nell’albergo in via del Babuino, a duecento metri dallo studio legale Tonucci dove è stato messo su l’affare nei mesi scorsi. Ma il bostoniano è impazienete e inizia subito il suo tour.

Va subito a Campo de’ Fiori, è a suo agio tra i banchi del mercato. Con lui, oltre agli uomini della scorta, altri sei manager, fidatissimi, venuti dall’America. Prime foto che in poche ore finiscono sui siti che vivono 24 ore su 24 accanto alla squadra giallorossa. Espressione raggiante, di chi si sente a casa sua. E’ a suo agio e si nota dal look. Ha una camicia chiara a righe con maniche corte e fuori dai jeans, polacchine marroni e un paio di occhiali con lenti azzurrate. Si sposta a Piazza Navona, sfila davanti al Senato, si ferma un bar prima di arrivare al Pantheon. Per tornare in hotel passa da Piazza di Spagna, un suo amico in bermuda entra nel Roma Store di piazza Colonna e riempie tre sacche: gadget, gagliardetti e maglie, ricordi giallorossi.

Pallotta è instancabile. Sale a piedi a Villa Borghese per il pranzo alla Casina Valadier. E’ al primo piano, si siede, ma accetta di rialzarsi subito per salutare i fotografi che lo aspettano oltre la ringhiera per non disturbarlo durante il pasto. «Forza Roma», alzando il braccio destro, e via gli scatti.

Si aggiungono al gruppo anche amici romani. Alla fine saranno a tavola in dodici, l’ultimo a presentarsi, al momento del caffè è l’avvocato Mauro Baldissoni dello studio Tonucci. James conosce la strada, adesso in discesa, scalini e tornanti, dalla terrazza del Pincio sino a Piazza del Popolo, per imboccare nuovamente via del Babuino. Continua a ricevere affetto e domande. «Nessuna preoccupazione per la mancata qualificazione alla prossima Champions. Non ci fermiamo. I soldi li abbiamo e li investiremo per la nuova Roma che sarà fortisima».

«Io devo ricostruire i Boston Celtics, ma tra sette-dieci giorni, saprete tutto da DiBenedetto. Dopo la finale di Champions, vedrete che i tifosi saranno molto felici» aggiunge Pallotta.

C’è chi, con questa frase, sogna Guardiola, il tecnico del Barça che ha un bel feeling con Baldini e che sfiderà il Manchester United a Wembley. C’è chi gli chiede se conosce Pioli. James sgrana gli occhi. Fortunatamente gli suggeriscono che è un allenatore. La risposta è «Sì», ma non sa di che cosa si sta parlando. Lui avrebbe voluto la Roma già tre anni fa, avendo seguito le mosse di George Soros, e ha spinto DiBenedetto a concludere l’operazione. Ma sarà il nuovo presidente a occuparsi della gestione.

Alla squadra penseranno Baldini e soprattutto Sabatini che è a Buenos Aires. A seguire calciatori e, a quanto pare, a chiedere la disponibilità a Marcelo Bielsa, 56 anni il prossimo 21 luglio e detto El Loco per la sua personalità, tecnico argentino che nel febbraio scorso si è dimesso da cittì del Cile. Da 13 anni non allena un club, l’ultimo è stato l’Espanyol, ma ha ottenuto buoni risultati con la nazionale argentina, vincendo l’oro olimpico del 2004 ad Atene. Bielsa conosce il nostro calcio e sa lavorare con i giovani. Si aggiunge, dunque, alla lista che comprende Deschamps dell’Olympique Marsiglia, stimatissimo da Sabatini, e dalla quale possono scomparire nelle prossime ore Garcia (ieri sera campione di Francia) e, dopo la finale di Supercoppa portoghese di oggi tra Porto e Vitoria Guimaraes, anche Villas Boas, prima scelta di Baldini che domani farà l’ultimo tentativo. Tra gli italiani resta Delio Rossi, che ha più chances di Pioli. «Sì, sarò allo stadio» conferma Pallotta.

Dieci posti già assegnati,in tribuna autorità: i sette americani, Montali, Baldissoni e l’avvocato Cappelli di Unicredit. Ma James potrebbe anche sfilarsi dal gruppo e andare magari a sorpresa in Tevere.

Rosella Sensi lo aveva invitato a Trigoria, ma il bostoniano ha preferito restare in centro, senza vedere poi nemmeno i dirigenti di UniCredit.

Stasera subito dopo le 23 volerà, insieme con uno dei manager, a Londra e lì incontrerà Baldini. Gli altri resteranno nella Capitale e vedranno in queste ore la Mazzoleni. Per affrontare anche il discorso dei diritti tv. Non piace la posizione scelta dalla Sensi e DiBenedetto chiede di non fare nuovi passi sino al suo arrivo. Bisogna vedere se questo è ancora possibile. La Roma, se si schierasse con le piccole, avrebbe 4 milioni in più, 60 contro 56. Nel caso di accordo, con 30 milioni che le grandi (Juve, Milan, Inter, Napoli e appunto il club giallorosso) verserebbero alle altre 15 di serie A, la Roma perderebbe almeno altri 3 milioni.