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Luis: «Sono preoccupato»

(Il Messaggero – S.Carina) – Passano le gare e Luis Enrique appare sempre più provato. Segno che la Roma che non vince, non diverte e continua a segnare con il contagocce, lo preoccupa più di quanto voglia far credere.

Redazione

(Il Messaggero - S.Carina) - Passano le gare e Luis Enrique appare sempre più provato. Segno che la Roma che non vince, non diverte e continua a segnare con il contagocce, lo preoccupa più di quanto voglia far credere.

Stavolta non ci sono gli applausi come dopo la sconfitta contro il Cagliari. Segnale che la pazienza della tifoseria ha un limite. Il tecnico spagnolo – che nel post-partita si è intrattenuto con il proprio staff per una prima analisi sommaria – è molto deluso: «La conclusione alla quale siamo arrivati non è certamente positiva, credo che la squadra abbia provato a fare fatto tutto quello che gli avevo chiesto, non riuscendoci completamente. Non riusciamo a finalizzare, facciamo fatica ad entrare dentro l’area e oggi abbiamo avuto anche problemi nella circolazione della palla». Gli viene chiesto cosa lo preoccupi maggiormente: «Non c’è qualcosa in particolare – ammette - mi preoccupa un po’ tutto, la possibile mancanza di fiducia da parte dei calciatori, la loro paura per la vittoria che non arriva».

Inevitabile il quesito sui contropiedi subiti e le occasioni concesse agli avversari: «Mi devo abituare al calcio italiano? Guardate che in Spagna contro di me hanno sempre giocato in questo modo. Chiunque mi affronta attua il contropiede. Continuo ad avere fiducia: fra 72 ore abbiamo un’altra partita, dobbiamo riprenderci quanto prima e questo è il mio compito». Qualche domanda – «Bisognerà aspettare ancora molto per vedere una vittoria della Roma con lei in panchina?» – è al limite della provocazione. Luis Enrique non perde la calma e si assume tutte le responsabilità del momento-no: «Non lo so, spero arrivi il prima possibile. Lavoro per questo ma non posso fare previsioni. Se le vittorie non arrivano sono certamente il primo responsabile». La parola magica che ha caratterizzato questo avvio di stagione giallorosso è pazienza. Ieri sera si è trasformata in fiducia: «Per imporre un modello di gioco e cambiare una mentalità non bastano dieci giorni. Non chiedo tempo e pazienza. Sono il primo responsabile e accetto il mio ruolo. L’unica cosa che voglio è l’appoggio alla squadra. Li vedo allenarsi e vedo il loro atteggiamento. E’ evidente che il risultato è negativo e poteva essere anche peggiore. Il Siena ha meritato il pari, e forse avrebbe potuto anche vincere. Siamo stati troppo lenti e abbiamo creato molto poco. Nella ripresa, poi, abbiamo avuto un po’ di paura: questa gara è stato un passo indietro rispetto a San Siro».

Ancora una volta, Totti non è mai riuscito a concludere in porta se non su calcio di punizione. Luis Enrique, però, respinge le accuse di aver allontanato il capitano dall’area avversaria: «Lui gioca dove vuol giocare. Ha la massima libertà di svariare sull’arco offensivo». A tratti sembra quasi rassegnato ma nel finale, prima di salutare, ha un sussulto: «So bene che il possesso palla oggi è stato sterile, ma non è quello che ho in mente. Però non getto la spugna».